Mi ritrovo in una cella, di nuovo.
Ho le braccia piene di graffi, ma credo che questo sia colpa del fatto che, portandomi qui, le ho strisciate sul terreno.
Al polso ho di nuovo quello stramaledetto braccialetto, su cui c'è ancora quel maledetto numero.
E adesso scortichiamoci un braccio per levarlo!
Dopo almeno mezz'ora passata a strappare il bracciale, mi appoggio alla parete, stanca.
C'è ancora quella maledetta porta e ancora quel rigagnolo sul muro.
Striscio la schiena contro il muro per sedermi.
«Non aver paura... Abbi coraggio... Tu uscirai da qui... Hades sta bene... Lui è fuori da qui e ti sta aspettando... Glielo hai detto tu di fare così: uscire e non venirti a prendere...» mi dico a bassa voce e con la testa fra le ginocchia.
Maledetti "cosi"!
Tutti quelli che sono qui dentro... Spero siano ancora vivi...
Guardo verso il soffitto, come facevano tutti qui dentro... Non vedo niente lì... Niente di particolare... Forse stavano solo sperando di morire piuttosto che vivere così...
La porta si apre scricchiolando.
Un "coso" si avvicina a me, non prima di aver chiuso la porta.
Su una sorta di cintura, c'è un pugnale. Ecco da dove l'ha preso Hades l'ultima volta.
«Dovresti soltanto morire... ma con calma e dolore...» mi fa quel "coso".
Mi prende per il collo e inizia a stringerlo piano. Le sue unghie penetrano nella mia carne.
Gli prendo il pugnale, d'improvviso, e lo conficco nel suo braccio. Lo estraggo dalla ferita che gli ho provocato. Con il braccio ancora sano, mi tira uno schiaffo, che mi fa "volare" per terra.
Mi tiro su, in piedi, aiutandomi con il muro dietro di me, e con il pugnale ancora in mano.
Lo conficco il quel che potrebbe essere chiamato "petto" urlando:
«Muori stronzo.»
Prendo il pugnale dal suo petto, dicendo:
«Scusa ma mi serve.»
Mi appoggio al muro e osservo il pugnale che ho in mano. Dalla sua lama, scendono piccole goccioline nere...
È questo il coraggio che devo avere?
Ho rischiato di morire strangolata, a causa di un pugnale o chissà per quale altro motivo.
Fatto sta che sono ancora chiusa qui dentro e ho solo scampato la morte, una volta.
Potrei ancora morire...Se solo quella porta fosse aperta...Aspetta, quel "coso" è entrato qui in qualche modo...
Controllo la sua cintura e trovo delle chiavi. Le provo tutte prima di riuscire ad aprire la porta che mi chiude lì dentro.
Controllo il corridoio, poi mi precipito verso le scale. Corro per tutto il bosco. Ogni tanto ci sono dei rami che sfiorano la mia testa, altri che mi graffiano, ma non me ne frega niente, devo andare lontano...
È giorno, il sole sembra spaccare le pietre.
Ho il cuore che batte all'impazzata, non mi voglio fermare, non adesso.
Qualche secondo e mi fermo per forza, prima che mi venga un infarto.
Cerco di rallentare il respiro affannoso.
Sento tanti passi che mi corrono dietro, così decido di continuare a correre.
Ogni tanto, mi giro per vedere quanta distanza ho di vantaggio e, ogni volta che mi giro, ne ho sempre meno.
Infatti, non passano molti minuti, prima di venire afferrata per un polso.
Mi ritrascinano indietro, in quell'orribile posto.
Mentre percorriamo un lungo corridoio di molti piani sotto la mia cella, un "coso" fa:
«Adesso ti puniremo per tutto questo...»
Devo ammettere di aver paura, ma ancora sto cercando di avere coraggio.
Cerco di liberarmi da quei "cosi" che mi tendono fissa per le braccia, ma sono tutte invane.
Aprono una porta e un'ondata di luce bianca mi pervade, facendomi chiudere gli occhi.
Mi serrano su una sorta di tavola inclinata con delle cinghie.
Inutile dire che ho cercato di liberarmi più volte da quelle strettissime cinghie che mi tenevano braccia e gambe.
Per tutta la stanza, ci sono numerosi "cosi" che trafficano con quelli che sembrano computer.
«È tutto pronto.» fa un "coso" da dietro le mie spalle.
«Procediamo.» fa un altro, che sembra essere il più grosso di tutti.
Una scarica elettrica mi pervade.
A distanza di qualche minuto, ne viene un'altra, ma più forte. E così per altre due volte. Scosse sempre più forti.
Forse questa è davvero la fine...
Per salvarmi la pelle sono scappata e tutto questo non ha allontanato la morte da me, anzi, l'ha avvicinata. Non ho fatto altro che peggiorare le cose.
Non sono mai riuscita a rivedere tutti per un'ultima volta prima di poter lasciarmi andare a un altro mondo, non ho mai detto a Hades quanto gli voglio bene, i miei genitori...
Sento una scossa fortissima pervadermi, cerco di urlare, ma dalla mia bocca non esce nulla.Questa è davvero la mia fine...
Avrei tanto voluto dire un sacco di cose a tutti, stringerli a me, abbracciare Hades un'ultima volta...
Non ho mai avuto la possibilità di salutare...
Avrei dovuto cogliere ogni attimo, cosa che non ho mai fatto...
Avrei dovuto riempire i miei genitori, nonni, cugini, zii e Hades di "ti voglio bene"...
Un'altra scossa, una di quelle che ti lasciano senza fiato per due secondi.
E adesso devo abituarmi all'idea di stare lontano dalla gente che amo, per sempre....
Loro si faranno una vita senza di me, sempre che qui dentro non siano già morti o moriranno...
Ma spero, nonostante tutto, che siano ancora vivi...
Altra scossa, una di quelle che ti lasciano senza fiato per dieci secondi...
Se la prossima sarà più potente, probabilmente, potrei morire.
E, ora, dubitando del futuro, voglio dire solo una cosa.
So, che non potranno sentire il mio pensiero, ma, almeno così, io mi sentirò meglio.
Volevo solo dirvi che vi voglio bene, forse più di quanto ve ne abbia mai dimostrato... Comunque, il mio ultimo pensiero siete voi, voi che mi avete voluto bene, voi...
Arriva un'ultima scossa, quella più forte di tutte.
Dal mio viso scendono delle lacrime che colano su tutto il mio viso e scorrono calde sul collo. Sento dei forti passi non molto lontani da dove sono io ora.
Poi... luce. Non buio, una luce bianca e calda, una così bella non l'avevo mai vista...
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Il mio δαίμων
CasualeUna semplice amicizia può essere la tua metà perfetta e contemporaneamente ciò che non possiedi... E tutto questo può cambiare te stesso... La vita di Alex cambierà... e non solo la sua...