Capitolo 29

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È una cena silenziosa, nessuno proferisce parola.

Sto sparecchiando la tavola quando mia madre mi fa:

«Ti sei ricordata di sparecchiare, allora.»

«È troppo, basta. Mi sono altamente rotta. Ho detto che me ne dimentico davvero.» le rispondo.

«E io ho detto che questo te lo sei ricordato.»

«È da secoli che sparecchio, come potrei dimenticarmene?!»

«Certo.»

«Io me ne vado.»

Sbatto il piatto sul tavolo, prendo il cellulare ed esco di casa sbattendo la porta.

Corro, non so dove, ma corro.

«Pronto?» domanda Hades.

«Ti prego, vieni.» gli rispondo.

«Dove sei?»

«Non lo so, sto correndo da una qualsiasi parte.»

«Adesso fermati e dimmi dove sei.»

«Sono... arrivata a... al parco, al solito parco.»

«Stai ferma lì, arrivo.»

Il ragazzo con cui ho parlato al telefono, arriva, più veloce della luce, quasi.

«Ehi... Che c'è?» domanda.

Lo abbraccio e gli spiego tutto.

«Non vuoi tornare a casa?» chiede.

«Fino a quando i miei non dormono, no.» faccio.

«Facciamo un giro?»

«La cosa non mi impedisce di pensarci.»

«Ma lo sai che dovrai affrontarla, prima o poi, vero? E più cerchi di evitarla, peggio ti sentirai.»

«È che non riesco a stare calma, a dire le cose con calma, adesso.»

«Allora aspetta fino a quando non ti sentirai pronta, non tirarla troppo alle lunghe però.»

«Adesso non me la sento. Non so neanche se ho voglia di tornare a casa.»

«Io a casa ho il divano libero, se ti va.»

«Grazie.»

«Devo solo sperare che zia sia tornata a casa sua.»

«Beh, non è un problema.»

«Non voglio farti assistere a un'altra litigata.»

Silenzio per minuti.

Rompo il ghiaccio dicendo:

«Scusami se...»

«Se cosa?» chiede con lo sguardo più amorevole che abbia mai visto.

«Stavate mangiando?»

«Diciamo di sì.»

«Scusami...»

«E ho interrotto mia zia che insultava mio cugino alzandomi di colpo da tavolo.»

«Scusami...»

«Non hai nulla di cui scusarti. Magari li ho solo spaventati un po'. Stavamo mangiando ed ero già pieno, diciamo che ho trovato la scusa perfetta per non finire cena.»

«Allora, meglio così.»

Sono più o meno le tre di notte e andiamo verso casa di Hades.

«Ma! Sono tornato!» fa il ragazzo appena entra in casa.

«Sta bene?» domanda la madre.

«Tutto bene. È qui.»

Mariella spunta dalla porta della cucina.

«Tutto a posto?» mi chiede.

«Sì, grazie.» le rispondo.

Hades spiega alla madre tutto quel che è successo e anche la sua idea di lasciarmi dormire qui, sta notte.

«Qua troverai sempre casa, cara.» fa la donna rivolta a me.

«Grazie.» dico.

Hades mi porta una coperta.

«Ora ti sdrai e dormi così non ci pensi più, ok?» mi fa il ragazzo.

«Ok.» dico.

Il divano è una delle cose più comode che abbia mai "consciuto".

Dalla cucina proviene un gran rumore di voci, di "Passami le carte, cara", "Ha! Ho vinto!", "La prima partita è delle galline", "Fortunati nel gioco, sfortunati in amore"...

«La volete smettere?!» grida Hades, accanto a me. «Qua qualcuno vorrebbe dormire!»

Apre la porta della cucina e guarda male le due donne che giocano a carte.

Rimane lì, appoggiato allo stipite della porta, a guardarmi.

«Che guardi?» domanda la madre.

«Niente, ma. Niente...» le risponde il figlio.

Il mio δαίμωνDove le storie prendono vita. Scoprilo ora