Capitolo 20

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«Credi che torneremo a casa?» domando a Hades.

«Sì.» mi risponde.

Non l'avevo mai visto tanto convinto.

Appena ha pronunciato quelle parole, gli occhi gli si sono illuminati.

Forse non ci crede tanto nemmeno lui, ma, rispondendomi di sì, avrebbe potuto far rivivere la speranza, quella che, con tutto quello che è successo, si è persa per strada; forse è per questo che ha dato quella risposta.

Come ho fatto tutto il resto della giornata, fisso l'orizzonte.

Un mare senza fine dall'acqua cristallina, le piccole onde che si increspano, l'acqua che scivola sui miei piedi, il sole e il suo riflesso nell'acqua formano un cerchio completo.

Il posto perfetto per perdersi nei propri pensieri.

«Cosa credi che volevano fare quei "cosi"?» chiedo al ragazzo seduto accanto a me.

«Mi sono sempre detto che volevano fare esperimenti su di noi, ucciderci o entrambe le cose.» risponde.

«Ma perché a noi?»

«Non so cosa passava loro per la testa, Alex.»

«Ma porteremo per sempre il loro ricordo con noi.»

«Il passato non si può cambiare.»

«Avessimo la magia potremmo anche solo cancellare i nostri ricordi.»

«Ma non l'abbiamo. La magia può essere pericolosa.»

«Sempre a caro prezzo...»

«Già.»

«Lo so...»

«E poi vorresti rischiare di dimenticarti chi sei, da dove vieni o a chi vuoi bene veramente?»

La voce di Hades si era inclinata verso la fine della frase.

«No...» gli rispondo.

Il sole scivola sull'acqua iniziando a formare una palla da rugby.

Hades si alza e poco dopo torna con del cibo.

«Dobbiamo mangiare altrimenti moriamo prima ancora, non a causa del destino, ma a causa della stupidità umana.» dice il ragazzo porgendomi del pane.

«Ancora non ho capito dove l'avesse nascosta tutta sta roba tua madre.» gli faccio.

«Sono sicuro che ti abbia sentito, fidati.»

«Questa cosa è inquietante.»

«Immagino che senta qualsiasi cosa noi diciamo.»

«Ah...»

«Forse non dovevo dirtelo...»

«Già.»

«Però non ne sono sicuro.»

«Almeno un piccolo alone di speranza c'è.»

Hades mi sorride.

«Hai mai... pensato di...» mi fa.

«Cosa?» gli domando.

Il ragazzo si zittisce.

Che si aspettava? Un "sì"? Un "no"? A una qualsiasi domanda?

«Hades, io non so cosa ti passa per la testa, se ti aspettavi un "sì" o un "no"... io... non so cosa risponderti se non mi spieghi cosa vuoi dire...» gli faccio.

«Scusami.» mi fa e si alza di botto.

È la prima volta che si chiude così, che chiude un argomento più veloce di un fulmine.

Lo raggiungo vicino al falò, che, molto probabilmente, ha acceso Mariella.

«Hades...» faccio, sedendomi accanto a lui. «Senti...»

«No, è colpa mia, sono stato un cretino a chiedere così tanto adesso.» mi dice.

« "Così tanto" cosa?»

«Non adesso, Alex, non adesso.»

Fissava rapito la fiamma arancione sfumarsi verso il cielo ancora abbastanza chiaro e colorato dal tramonto.

Hades mi abbraccia tutto d'un botto.

«Had... Had... Hades...» gli faccio preoccupata.

Mi guarda negli occhi e dice sorridendomi:

«È tutto a posto.»

«Hades, sei sicuro di non... di quel... "non adesso"...»

«No.»

Mi perdo in quegli occhi di quel colore stupendo, che stanno solo a pochi centimetri da me.

«Hades...» faccio.

Madò! Sto morendo di caldo!

«Cosa?» mi domanda.

«Niente...» faccio, abbassando gli occhi per poi immergermi di nuovo nei suoi.

Quegli occhi erano ancora lì, che fissavano i miei, non molto distanti...

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