Era un giorno tranquillo alla ESU: tutti gli studenti erano intenti a camminare per i bianchi corridoi dell'Università della Grande Mela. Studiavano, ridevano e parlavano. Il sole splendeva gaudio nel cielo e illuminava le strade della grande città gremite di auto. Un raggio di sole trapelò per le finestre accecando la vista del povero Peter che tentava invano di concentrarsi. La lezione finì dopo alcuni minuti liberando gli studenti.
Peter era con Harry: aveva deciso di passare il pomeriggio con lui, come ai vecchi tempi senza alcun tipo di stress o responsabilità. C'erano solo loro due e la loro indissolubile amicizia che perdurava dalle elementari.
Harry era un tipo sveglio. Il padre non lo notava mai, un po' per i suoi assidui impegni lavorativì che lo costringevano a rimanere in laboratorio fino a tardi, un po' perchè vedeva il figlio come un peso più che un ragazzo che aveva bisogno di amore e comprensione.
A Harry questo pesava, moltissimo. Norman Osborn, inoltre, stravedeva per il suo migliore amico, le cui doti in materia scientifica erano a dir poco impressionanti. Lo reputava come il genio di casa, oltre che un secondo figlio, quello che non aveva mai avuto.
A causa di questo, l'amicizia tra i due subì degli alti e bassi. Harry non si sentiva amato, apprezzato e vedere che il suo migliore amico era considerato più di lui e addirittura ammirato lo faceva stare malissimo. Si sentiva risucchiato in un buco nero.
E poi arrivò, quella sera di Novembre in cui gli venne annunciato dal padre che la madre Emily era morta a causa di una malattia neurodegenerativa. Aveva perso l'unico punto di riferimento che aveva, l'unica figura in grado di donagli amore. Il padre era sempre stato freddo, algido con lui. Lo trattava come se fosse una persona qualunque.
Per fortuna, con gli anni, Harry imparò a farci l'abitudine con il comportamento noncurante del padre e iniziò a pensare molto di più a se stesso. Voleva diventare la sua versione migliore, per sua madre in primis. Divenne più estroverso, socievole e sicuro di sé. Era diventato l'opposto di Peter. I due, proprio per questo, si completavano a vicenda. Strinse nuove amicizie, partecipò a più e più feste. Si sentiva benissimo. Fu in una di quelle sere che incontrò Maya Sanders, che poi con il tempo divenne la sua ragazza.
Ciò che amava di lei erano la timidezza ed il buon cuore. Si sentiva finalmente come se qualcuno si fosse preso di nuovo cura di lui ed era una sensazione meravigliosa, un territorio quasi inesplorato. Passarono insieme gli anni del liceo fino a iscriversi alla stessa università insieme a Peter. Erano diventati un trio inseparabile, dove Maya aveva preso il posto di MJ, una volta che quest'ultima partì per Chicago, lasciando un vuoto nei cuori di entrambi.
Ma ora le cose stavano andando alla grande e Harry non poteva che esserne più contento.
"che ne dici, Pete, visitiamo la vecchia scuola?" propose entusiasta il rossiccio. Peter era, come al suo solito, titubante ma si lasciò convincere subito dopo.
Si addentrarono per i lunghi corridoii della scuola che frequentavano, la Midtown High. Era così intrisa di ricordi, emozioni, risate e compiti copiati.
"sei sicuro che possiamo stare qui? Non mi sembra molto corretto"
"sono Harry Osborn, tutto è possibile se corrompi il preside con un po' di soldi"
"sei il solito riccone altezzoso" rise Peter, dandogli una pacca sulla spalla.
Camminarono fino a raggiungere la palestra, luogo in cui i due avevano battuto Flash Thompson a basket dopo che quest'ultimo li aveva, come ogni volta, insultati. Era stata una vittoria schiacciante grazie ad i poteri di Peter, il quale fece canestro così tante volte che la tela del cestino si ruppe. Quel giorno non riuscivano a smettere di ridere.
"ti ricordi che faccia aveva Flash?" sghignazzò Harry.
"già, sembrava gli avessero rubato il gatto"
"Pete ma chi dice queste cose, le tue battute sono pessime" lo prese in giro bonariamente.
"eddai, volevo solo essere divertente" rise di gusto insieme a lui.
Il pomeriggio passò in fretta e i due decisero di andare alla caffetteria di Maya e Devon per coronare la giornata trascorsa. Una volta entrati, vennero accolti da un profumo di dolcetti che Devon aveva appena sfornato.
"ciao ragazzi! Qual buon vento vi porta qui?" chiese Devon con gli occhi che le brillavano.
"vedi, Pete, avete lo stesso pessimo senso dell'umorismo, sareste una bella coppia" Harry sussurrò all'orecchio di Peter, al che quest'ultimo spalancò gli occhi dalla sorpresa.
"abbiamo appena sfornato dei biscotti, ne volete uno?" chiese gentilmente Maya, prima di far unire le sue labbra rosee con quelle del suo ragazzo. I due si sedettero in un tavolo e ordinarono due cioccolate calde, il giusto rimedio per il freddo di New York.
Devon si avvicinò a Peter per offrirgli un biscotto e nel momento i cui i loro sguardi si incrociarono, una scossa elettrica pervase i corpi di entrambi. C'era dell'attrazione tra loro anche se entrambi non sapevano se tradurla come una semplice cotta o qualcosa di più profondo. D'altronde si conoscevano da poche settimane quindi era ancora presto per dirlo.
Dopo circa un'ora, il ragazzo si alzò dal tavolo e uscì dal locale, abbandonando il suo piacevole tepore avvolgente per entrare a contatto con la fredda aria della sera. Non fece in tempo a buttarsi nel letto che il rilevatore di crimini squillò. C'erano delle attività sospette in città.
Indossò la tuta da Spider-Man e con uno slancio uscì dalla finestra, cominciando a oscillare per i palazzi che si stagliavano con prepotenza contro il cielo blu come la notte. La luna splendeva luminosa del cielo ed i suoi riflessi bianchi fecero sembrare la città come un posto fuori dal mondo.
La vita sembrava muoversi al rallentatore: le macchine che sfrecciavano per le strade, le luci della città...tutto era così caotico ma al contempo rilassante. New York era così bella e controversa, proprio come la vita duplice di Peter. Così come ad un quartiere ricco si accostava uno malfamato, così nella vita di Peter gioia e dolore viaggiavano in un'agrodolce e soprendente sintonia.
Il segnalatore aveva rilevato delle attività sospette vicino al porto di New York. C'erano degli uomini armati che perlustravano il territorio. Spider-Man decise di avvicinarsi per vedere la situazione da vicino e gli venne in mente l'idea di attuare un combattimento più 'stealth', al che si appostò sui cornicioni di metallo e, al momento giusto, appese tutti gli uomini loschi a colpi di ragnatela.
Una volta messi k.o. tutti gli scagnozzi, decise di aprire tutti i container per trovare degli indizi. Ne aprì uno, poi un'altro ma niente.
Li aprì quasi tutti, ne restava uno il quale, finalmente, conteneva la prova che Spider-Man stava cercando. Un contenitore in vetro con una sostanza nera all'interno.
"cos'è questa roba?" si chiese perplesso il ragazzo, passandosela tra le mani per analizzarla meglio.
Decise di portarla a casa propria e fare delle ricerche ma nulla, internet non gli forniva risposte. Avrebbe dovuto chiedere informazioni a qualcuno di esperto ma chi?
"dannazione!" esclamò, buttando il cellulare nel letto.
Peter per la prima volta nella vita non aveva idea di cosa lo stesse per travolgere.
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UNDER MY SKIN - spider-man
Fanfiction|Insomniac's peter parker x OC| Se qualcuno vi chiedesse chi è Peter Parker rispondereste il solito ragazzo timido e impacciato che passa il suo tempo a studiare fisica quantistica. Il suo alter ego, invece, è amato da tutta New York, acclamato e ri...