25. un nuovo inizio

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In quella notte oscura, Spider-Man stava per compiere la scelta più difficile: combattere contro il suo migliore amico, una decisione che non si sarebbe mai sognato di prendere

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In quella notte oscura, Spider-Man stava per compiere la scelta più difficile: combattere contro il suo migliore amico, una decisione che non si sarebbe mai sognato di prendere. Il modo in cui Venom aveva dato sfogo alla sua rabbia più repressa e nascosta lo fece rabbrividire. Stava distruggendo interi quartieri. Sapeva che avrebbe dovuto agire ma qualcosa lo trattenne. Aveva paura di fare del male al suo migliore amico nonostante egli fosse diventato il triplo di stazza.

Cosa farò adesso? È tutto un casino.

Continuava a pensare finchè non gli fece male la testa. Era indeciso sul da farsi anche se in fondo sapeva quello a cui era destinato. Doveva liberare Harry da quel mostro che si era impossessato di lui. Gli aveva rubato tutto: dalla sua personalità raggiante al suo senso dell'umorismo.

Con un salto atterrò proprio davanti a quella macchina da distruzione, guardandolo dritto in quegli occhi.

"Hai paura, Spider-Man? O forse dovrei dire Peter Parker?" esordì con la sua voce gutturale e roca.

Il ragazzo strabuzzò gli occhi da sotto la maschera. Lo aveva scoperto.

"Harry, cosa ti è successo? Non sei più tu"

"oh ma non siamo Harry" disse, avvicinandosi pericolosamente a lui prima di prenderlo di peso e scaraventarlo contro un palazzo.

"noi siamo Venom" aggiunse con una smorfia di soddisfazione in quel volto mostruoso.

Peter fece una catapulta con le ragnatele e saltò fino a raggiungerlo. Gli saltò addosso per poi cercare di sferrargli qualche pugno ma niente. Harry era diventato troppo potente, quasi invincibile. Uno scudo macabro lo proteggeva e ingabbiava allo stesso tempo.

"tu sei Harry Osborn, il mio migliore amico!" urlò Peter in preda alla disperazione mentre cercava di dimenarsi dalla sua presa.

"no! sei solo un traditore!" urlò mentre lo avviluppò tra i suoi tentacoli.

A quel punto, Peter decise di sfruttare il potere della tuta anti-venom. Con una forza straordinaria, si lanciò in aria e lo prese tra i suoi tentacoli, muniti di energia negativa, ottima per contrastare quella di Venom. Iniziò a sferrargli quanti pugni e calci potè finchè non sentì il cuore battergli a mille dalla fatica.

Venom sembrava essersi indebolito ma quella sensazione di soddisfazione durò poco negli occhi di Peter, nel momento in cui lo vide rialzarsi.

"ti ricordi quando tua mamma stava male? Venivi sempre a casa mia a dormire!" disse il ragazzo con la voce stanca dalla fatica, prima di essere colpito dalla creatura mostruosa e cadere su dei tubi di metallo, causando un rumore insopportabile per Venom.

"fallo smettere!" urlò quest'ultimo, prendendo Peter di peso e lanciandolo contro un palazzo. La tuta stava iniziando a lacerarsi.

Con le poche energie che gli rimanevano, il ragazzo prese con i suoi tentacoli i tubi di ferro e li posizionò in cerchio attorno a Venom, per poi colpirli ripetutamente. Quest'ultimo iniziò a impazzire dal dolore provocatogli.

Ad un certo punto, una parte del simbionte si ritirò dal corpo di Harry, lasciando fuoriuscire il viso.

"Pete, aiutami" sibilò il rossiccio con un filo di voce.

"Harry!" urlò il ragazzo, colpendo ancora i tubi di metallo finchè Harry non prese conoscenza e iniziò a prendere il simbionte e levarlo dal suo corpo. Con una forza inaudita, strappò pezzi di simbionte e li lanciò altrove fino a spoglirsene completamente.

"sei tornato" disse Peter, stringendolo forte a sé, dopo aver riposto il simbionte in una teca di vetro.

"ti porto a casa" lo rassicurò, prima di cingerlo per un fianco e portarlo alla meta per poi andare nei covi in cui vi erano custoditi pezzi di meteorite e portarli alla Oscorp per poi inserirli nel generatore e distruggerli, sperando che sarebbe andato tutto per il meglio.

*
i giorni passarono e a New York si tornò a respirare l'aria pacifica seppur movimentata. Le persone erano tornate a sorridere, scherzare e passeggiare.

Devon, grazie al suo articolo di debutto per il Daily Bugle, aveva trovato lavoro come giornalista. Grazie a lei Norman Osborn venne incacerato a causa delle attività illecite con Wilson Fisk riguardo alla questione del simbionte. La ragazza era al settimo cielo.

Peter, invece, aveva finalmente trovato un lavoro stabile, sempre alla Oscorp, la quale  passò nelle mani del dottor Curt Connors.
Non poteva essere più soddisfatto del suo lavoro.

Era una calda giornata estiva e i due erano a Central Park a fare un pic-nic. Avevano preparato tutto nei minimi dettagli. Il sole cocente splendeva illuminando i fili d'erba fresca, il rumore dell'acqua del lago creava un'atmosfera rilassante e pacifica. Una leggera brezza accarezzò i loro giovani volti.

"a New York si respira proprio un'altra aria adesso" esordì la ragazza, dando l'ultimo morso al panino.

"già. Fortuna che si sta riprendendo" esordì Peter prima di rispondere al telefono: Era il dottor Connors, aveva bisogno di lui.

"Dev, stavo pensando, ti va di fare un giro alla Oscorp?"

"perchè no? andiamo" esordì decisa la ragazza prima di seguirlo al laboratorio. Peter le mostrò tutta la struttura, il vecchio ufficio di Norman Osborn fino a arrivare ai laboratori.

"questo è il laboratorio dei ragni, è qui che sono stato punto anni fa" le sussurrò Peter all'orecchio prima di indicare il punto del piccolo morso sulla mano. Devon lo accarezzò dolcemente, poggiandosi vicino alla teca dove erano custoditi i piccoli aracnidi.

"attenta! Non stare così vicino" disse Peter, spostandola leggermente per un braccio.

La giornata passò tranquillamente, fino ad arrivare alla sera, momento in cui i due avrebbero consumato una buona cena a lume di candela. Avrebbero mangiato il pollo al curry, ricetta preferita di Peter, nonché una delle poche che sapeva cucinare. Entrambi si sedettero a tavola e iniziarono a gustare la pietanza, assaporando ogni boccone.

I due erano andati a convivere da poco nella casa di Peter, nel Queens. Segnò un momento importante per la loro relazione, un nuovo inizio. Finalmente Peter poteva definirsi contento della propria vita. Aveva raggiunto i suoi obiettivi più importanti e non poteva esserne più felice.

"Pete, c'è una cosa che devo dirti" esordì Devon, mordendosi l'interno della guancia dal nervosismo.

"spara"

"mi sento...strana, ecco, come se potessi fare tutto e non mi stancassi mai"

"non ti seguo" disse Peter, aggrottando le sopracciglia.

"okay, forse è meglio se te lo mostro"

la ragazza si alzò in piedi, si sistemò gli shorts e con un salto finì sul soffitto. Peter era incredulo: gli occhi gli luccicavano dallo stupore.

"strano, vero?" gli comunicò Devon.

Peter fece un salto anch'egli e la raggiunse sul soffitto.

"affatto" disse per poi sorriderle. Nessuno lo aveva mai visto così felice.

UNDER MY SKIN - spider-man Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora