13. questioni in sospeso

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Era passata una settimana dallo strano incontro tra Felicia e Spider-Man e il ragazzo non riusciva a capacitarsi di come avesse fatto a tornare

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Era passata una settimana dallo strano incontro tra Felicia e Spider-Man e il ragazzo non riusciva a capacitarsi di come avesse fatto a tornare. Si sentiva confuso, spaesato e soprattutto preso in giro. La gatta nera gli aveva giurato che sarebbe cambiata in meglio, per se stessa e per Peter. Purtroppo, però, l'identità fittizia che si era cucita addosso stava inglobando la sua intera personalità. Non esisteva più Felicia Hardy ma solo Black Cat, una ladra spietata e caratterizzata da un'inarrestabile sete di vendetta.

Peter aveva cercato di convincerla più volte che quella non sarebbe stata la strada giusta, la quale la avrebbe portata alla più totale catastrofe. Del resto, però, a Felicia piaceva giocare col fuoco e non aveva per niente paura di bruciarsi. Come soleva dire, i gatti hanno dieci vite.

Era notte fonda. Peter era straiato sul letto della camera di Devon che stava dormendo beatamente. Era immersa in un sogno fatato, contrariamente a Peter a cui sembrava di aver appena varcato le porte dell'inferno. Si sentiva un traditore, un peccatore per il solo fatto di non aver parlato di quell'argomento così delicato alla sua ragazza.

Ma cosa poteva fare? Devon di sicuro sarebbe andata in paranoia almeno quanto Peter e l'ultima cosa che avrebbe voluto fare sarebbe stata farla preoccupare. Non se lo sarebbe potuto permettere. La ragazza era tutto ciò che dell'amore gli era rimasto. Dopo aver perso zia May e zio Ben era rimasto completamente in balia di se stesso. Solo Devon aveva il potere di illuminare la sua vita, come un timido raggio di sole che illumina il volto in una giornata invernale.

Lei era come l'inverno, misteriosa e dalla pelle glaciale. Era come la luna in piena notte, le onde impetuose del mare. Lo aveva stravolto ma questo gli piaceva. Solo per un secondo egli riusciva a connettersi con se stesso ed era una sensazione estremamente rigenerante.

Ma ora rischiava di buttare tutto via per una ragazza che gli aveva promesso il mondo e si era presentata a mani vuote.

Il ragazzo si alzò dal letto con la fronte imperlata di sudore e le mani tremolanti per l'ansia.

Basta. La avrebbe dovuta affrontare. Prese la sua tuta e la indossò prima di calarsi dalla finestra con una ragnatela e cominciare a oscillare per i palazzi opulenti della Grande Mela. Brillavano in contrasto al buio della notte che avvolgeva tutta la città con il suo freddo abbraccio.

Non fece in tempo a godersi il panorama notturno che il cellulare squillò: era un numero anonimo. La sua espressione era corrucciata da sotto la maschera. Sapeva chi lo avrebbe chiamato a quell'ora della notte e non sarebbe stata sicuramente Devon.

"pronto?" disse Spider-Man in preda alla confusione.

"bene, bene, mio caro ragnetto. Vuoi giocare o restare a guardare il panorama?"

"Felicia, mi hai imbrogliato. Mi avevi promesso che avresti cambiato vita"

"imbroglio è così brutta come parola, preferirei sostituirla con fraintendimento"

"dimmi cosa vuoi e facciamola finita con questa storia. Sono andato avanti"

"capisco...ma sai ho tante qualità, vuoi una dimostrazione?"

in un attimo Spider-Man venne raggiunto dalla gatta nera dal corpo seducente, la quale si appostò dietro di lui, toccandogli appena le spalle muscolose.

Quel modo di fare. Quel dannato modi di fare così sensuale gli fece girare la testa.

"diciamo che sono tornata perchè ho delle questioni in sospeso"

"pensavo che la nostra storia fosse finita" esordì Spider-Man con un tono serio.

"intendevo altre questioni in sospeso. Ho bisogno di soldi" gli sussurrò tracciandogli delicatamente la mascella coperta dalla maschera. Spider-Man si irrigidì.

"allora? Dimmi" disse il ragazzo impaziente.

"ci sarà una mostra d'arte alla villa dei Maggia domani. Loro sanno quello che mi devono ma ho bisogno del tuo aiuto"

"d'accordo, Felicia ma, ti prego, promettimi che diventerai una persona migliore"

"le persone come me vivono in un mondo grigio, sfumato, dove morale e immorale sono la stessa cosa" disse per poi lanciare il rampino e sparire, di nuovo.

Questa volta, però, non la avrebbe passata liscia. Non poteva continuare a fuggire.

Scannerizzò il territorio: le macchine sfrecciavano veloci, così tanto che sembravano delle scie di luce, la gente passeggiava ed i semafori illuminavano la strada inumidita, facendo riflesso nelle pozzanghere.

Alzò lo sguardo e la vide. Stava scappando. Spider-Man fece una catapulta con le ragnatele e si fiondò nel vuoto con una velocità incredibile. Iniziò a fare acrobazie a suon di ragnatela tra i palazzi. La stava raggiungendo.

In un attimo la travolse, facendola rotolare sul tetto di un palazzo. Lei si mise a cavalcioni su di lui per poi innescare una bomba fumogena.

"mi mancano le nostre piccole chiacchierate ma ora devo correre" esordì mentre il fumo della bomba stordì Spider-Man.

"Felicia!" urlò il ragazzo, tossendo. Non poteva perderla, non di nuovo.

Prese la rincorsa e iniziò a oscillare a tutta velocità tra i palazzi maestosi della Grande Mela. Aveva solo un obiettivo in mente: raggiungerla. Volteggiò ancora e ancora tra i palazzi quando notò che la ragazza era scesa alla fermata della metropolitana. Spider-Man vi entrò e la vide: era appostata sopra un treno.

Iniziò a correre e a sparare ragnatele per fermare il treno in corsa finchè non raggiunse una galeria dove ne stava passando un altro. Vi salì e corse verso Felicia sparando una ragnatela per tentare di accalappiarla ma niente, era già fuggita e la vedeva all'orizzonte.

Però, non era da Spider-Man arrendersi. Cominciò a seguirla mentre stava rallentando per la stanchezza. Quello era il momento giusto, pensò.

Sparò una ragnatela e le afferrò una caviglia, portando la sua intera figura sul tetto di un altro palazzo. La Black Cat stava per scivolare ma il ragazzo con la sua solita prontezza, le afferrò il braccio. I loro visi erano a pochi centimetri l'uno dall'altro e Spider-Man riusciva a sentire il suo fiato sul collo.

"ora possiamo parlare come due esseri umani?" le chiese con il fiato corto.

"questo mi sembra più che umano" gli rispose sfacciatamente prima di sollevarsi e sedersi vicino a lui.

"perchè hai come obiettivo i Maggia? Sai bene che sono molto pericolosi" la allarmò l'uomo ragno.

"mi devono dei soldi, tutto qui. Domani attueremo il grande colpo" gli disse prendendogli la mano "sono felice che siamo di nuovo insieme"

"non in quel modo" esordì, staccando la propria mano da quella della ragazza per poi avviarsi verso casa sua.

Si sdraiò sul letto, di nuovo, sfinito. La mente girava all'impazzata così come il cuore palpitava nel petto come un tamburo.

Sono alla frutta stavolta.

UNDER MY SKIN - spider-man Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora