12. tribolazione

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In quella notte gelida, Spider-Man aveva trovato una gatta da pelare, letteralmente

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In quella notte gelida, Spider-Man aveva trovato una gatta da pelare, letteralmente. La Black Cat ossia Felicia Hardy era tornata in città e non prometteva nulla di buono. Lei era una portatrice di problemi. Dovunque posasse quelle mani dagli artigli affilati, portava con sé innumerevoli disastri. Figlia del famoso ladro newyorkese di fama mondiale Walter Hardy, la ragazza aveva imparato a combattere e a difendersi nonché a rubare con una certa nochalance.

Però, ciò che la differenziava dai ladri ordinari era il fatto che non commettesse crimini contro chiunque, bensì contro le persone facoltose e ricche, a sua detta, quelle che lo meritavano.

Felicia era una ragazza estremamente perspicace e resiliente, insomma, sapeva il fatto suo. La sua storia da criminale iniziò proprio quando era una matricola alla Empire State University, un momento delicato e particolare della sua vita in cui venne violentata dal suo primo ragazzo di nome Ryan. Da quel preciso istante, prese piede in lei l'idea di diventare forte, invincibile. Iniziò, quindi, ad allenarsi in vari stili di combattimento e acrobazie per ucciderlo.

La sua vendetta, però, non si consumò in quanto l'ex fidanzato morì per un incidente d'auto. Assediata da un'incontenibile frustrazione, decise di non sprecare le sue doti e di seguire le orme del padre.

Ella incontrò Spider-Man proprio quando tentò di far uscire il suo caro papà di prigione, un'azione folle e non etica che l'uomo ragno cercò di impedire a tutti i costi. Da quel momento il ragazzo, invaghitosi di lei tentò di ripulire la sua fedina penale non riuscendoci e portando Felicia in un'ospedale psichiatrico dal momento che sembrava essere impazzita.

Ma in quella notte Felicia era a ruota libera e chissà quanti altri crimini avrebbe commesso.

Il ragazzo si avvicinò alla gioielleria ed entrò grazie ad una botola sul tetto. Perlustrò l'ambiente attentamente: c'erano scaffali in legno con collane, bracciali e anelli in oro e argento che luccicavano sotto la luce calda del negozio. La maggior parte dei gioielli era ben disposta, tutto era in perfetto ordine. Mancava qualcosa, però, ossia dei diamanti preziosi. Le scatole erano state aperte con una cura tale da non far scattare l'allarme di sicurezza. Felicia era intelligente e Spider-Man lo sapeva bene.

Cercò in tutto il negozio, provando a rilevare delle tracce ma niente. Era troppo arguta, persino per uno come lui.

Uscì dal locale e si appostò sul tetto del palazzo. Pensava, pensava, pensava finchè non gli fece male la testa.

come diavolo ha fatto ad uscire da lì? Era il quesito che gli stava assediando la mente.

Ad un tratto i sensi da ragno lo avvertirono. Una figura che conosceva molto bene si scaraventò contro di lui, travolgendolo completamente e portandolo con sé per la città. Lo trascinò con sé fino a portarlo ai piani alti dell'Empire State Building. L'edificio era il più alto di tutta la Grande Mela e Spider-Man, prima di guardare quella figura longilinea e femminile, ammirò il panorama, cercando di rimandare a tutti i costi il momento del confronto. Le auto illuminate sfreccaivano sull'asfalto, i rumori della città erano confusi, il paesaggio leggermente offuscato come la sua mente che stava andando in sovraccarico.

Il ragazzo sgranò gli occhi. Era confuso, tremendamente confuso. La osservò. Indossava una tuta nera, stivali aderenti ed una maschera che le copriva il contorno occhi color ghiaccio contornati da folte ciglia nere. I capelli di un bianco brillante erano raccolti in una coda alta che lasciava fuoriuscire due ciocche.

"Felicia...come hai fatto a evadere?" chiese con la voce segnata dallo stupore.

"ciao ragnetto, ti sono mancata?" disse la gatta con la sua solita voce seducente, camminando verso di lui con le sue movenze sensuali e ammalianti.

"mi avevi promesso che avresti cambiato stile di vita" esordì Spider-Man con un tono che lasciava trasparire una leggera rabbia.

"oh, che peccato...ma niente dura per sempre...a proposito, mi hai già rimpiazzata? L'ultima volta che ti ho visto stavi con la rossa"

"fai troppe domande...sai credo che la curiosità non faccia bene ai gatti" rispose di getto.

Felicia rise di gusto, avvicinandosi a Spider-Man per poi tracciare il suo petto scolpito con l'indice, coperto da un guanto di pelle nero. Il ragazzo rabbrividì a quel tocco così familiare.

"ti manca mai questo?" gli sussurrò all'orecchio, facendolo irrigidire prima di lanciare il rampino e sparire.

Lo aveva lasciato a bocca asciutta, di nuovo, come sempre del resto. La sua specialità era farsi desiderare e in quello era una professionista. Spider-Man cercò di inseguirla ma nessuna traccia. Era sparita dal suo campo visivo, lasciandolo solo con se stesso. La mente fu attanagliata da una miiade di dubbi che avevano come soggetto quella ragazza così misteriosa e dal passato sconosciuto. I suoi pensieri, però, vennero interrotti dallo squillo del cellulare. Era Devon.

"Pete, hey..." disse con voce flebile la ragazza dai capelli corvini.

"Dev, è tutto a posto?" chiese, cercando di nascondere l'ansia e lo sgomento che stava provando. Le mani tremavano, la voce strozzata.

"sì, piuttosto, stai bene? Cosa ti è successo?"

"niente di buono, niente di buono" continuava a ripetere con la voce tremolante prima di guardarsi attorno di nuovo, scasionando l'ambiente.

"Peter, mi sto preoccupando così, vieni a casa mia"

"non posso, Dev, sono in pattuglia. Ci vediamo domani, ti amo" disse per poi ascoltare la sua risposta e premere il pulsante rosso sul display. Setacciò la città da cima a fondo: sembrava tutto così tranquillo o forse gli sembrava così dato che nella sua mente si stava svolgendo una vera e propria guerra.

Tornò a casa e si fiondò sul letto disfatto dalla notte prima intriso del profumo di Devon. Fu proprio in quel momento che la mente venne assediata dal dubbio.

Cosa provo per Felicia? Continuava a chiedersi.

Non riusciva a trovare una risposta a quel subbuglio interiore. Era tornata ma perchè? Voleva riaverlo o aveva in mente un altro dei suoi piani diabolici? Non lo riusciva a capire. La sua storia con lei era stata fino a quel momento la più travagliata, quella più passionale e sfrenata. Insieme avevano superato i limiti tra possibile e impossibile, tra etico e non. Loro due potevano essere l'accoppiata vincente così come la più dirompente delle distruzioni.

Peter non sapeva che cosa Felicia significasse per lui. Provava solo lussuria per lei o c'era qualcosa di più? Non era mai riuscito a trovare una risposta che potesse calmarlo, rassicurarlo perchè, infondo, con lei non esisteva la parola certezza. Tutto era sempre appeso ad un filo sottile, tutto era un gioco tra il detto e non detto, tra l'amore e l'inimicizia.

Era così tremendamente complicata.

Anche Devon, un un certo senso era una ragazza misteriosa. Peter conosceva pochissimi dettagli del suo passato ma, comunque, era più accettabile. Lei era dolce, generosa, premurosa...tutto quello che Felicia non era. Con la gatta, ogni goccia del suo amore era da guadagnare, con Devon era il contrario. Lei si era concessa a Peter con anima e corpo.

Il ragazzo si sentiva in colpa, così in colpa che continuò a rimproverarsi per tutta la notte.

Non posso fare questo alla mia ragazza, non posso!

Una paura intensa del tradimento lo devastò. Aveva paura di perdere Devon, di deluderla e rimanere solo. Di tutte le persone che aveva consciuto nella sua vita, lei era l'unica che non lo aveva abbandonato e che lo aveva acettato per quello che era.

Felicia era una tentatrice, un'ammaliatrice, una sirena dal canto capace di stregare ogni uomo che le si presentasse davanti. Era semplicemente fatta così.

Non sapeva come avesse fatto a uscire da quell'ospedale psichiatrico ma dovette ammettere che l'audacia della ragazza dai capelli platino un po' lo affascinava. Si maledisse per il solo pensiero.

Dopo ore e ore di tribolazione, riuscì a prendere sonno, un sonno disturbato, un sonno inquieto che presagiva solamente catastrofe.

UNDER MY SKIN - spider-man Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora