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La vita è come un pianoforte: i tasti bianchi sono i giorni felici e quelli neri i giorni tristi.
Ricordati solo che servono entrambi
per fare della bella musica.



Josh

«Che succede?» Scendo al piano di sotto e la scena che mi ritrovo è a dir poco surreale, traumatica.

La porta è spalancata e mio padre, ancora stordito per tutte le birre che si sarà scolato sul divano, ora è poggiato sul tavolo e un poliziotto lo sta ammanettando. Non so dove o chi guardare, cosa pensare, come agire. Il mio corpo vive attimi di immobilità e la mia bocca non riesce a fiatare.

«Clark Torres la dichiaro in arresto per la truffa da 50 milioni di euro all'azienda Exxon.» sento pronunciare dal poliziotto mentre lo trascina a fatica verso la porta.

Mio padre ha truffato un'azienda di gas?

Ditemi che sto sognando, ditemi che è uno scherzo...

«Ha il diritto di rimanere in silenzio. Tutto quello che dirà potrà essere usato contro di lei in tribunale.» cita il secondo poliziotto.

E quelle parole sentite milioni di volte nei film in qualche modo mi risvegliano. Sento la voce piccina di Ella farsi sempre più vicina così, in uno scatto protettivo, corro in cucina.

«Che sta succedendo?» sono le ultime parole che pronuncia prima che la chiuda in meno di un secondo a chiave dentro le quattro mura della cucina. Perché desidero proteggere almeno lei, perché l'ultima cosa che desiro è che veda suo padre ammanettato da due poliziotti in casa sua. «Josh! Che sta succedendo?» la sento urlare il mio nome, ma la ignoro tornando immediatamente al punto di partenza, davanti alla porta di casa. 

«Josh, non ho fatto nulla.» Ora è la voce di mio padre a parlare, mentre prova a ribellarsi ed a tendersi verso di me. «Credimi!»

Continua a gridare il mio nome, il nome di quel figlio che non pronuncia da molto tempo. Mi chiede di fidarsi, ma non ci riesco più. Non dopo oggi. Mi ha promesso che si sarebbe ripulito, che si sarebbe rialzato, immerso dai cocci delle sue bottiglie. Lo ha promesso prima a se stesso, e poi ai suoi figli.

Perché non fa nulla se ha perso il lavoro, se la mamma lo ha lasciato, se si sente perso, afflitto, se ha bisogno di aiuto. Io gli avrei teso le mie braccia, Ella lo avrebbe fatto, Jeff, Daniel. Ma lui ha preferito fare a modo suo, fidarsi di persone sbagliate. E questo è il risultato.

Ammanettato per un crimine che probabilmente neanche ha commesso.

E le sue ultime parole ne sono la conferma: «È stato il padre di Blake! Mi ha ingannato.» I suoi occhi celesti e profondi proprio come i miei mi guardano per l'ultima volta. Perché poi io non avrò più il coraggio di vedere il suo volto.

Rinchiuso dentro l'auto della polizia, mio padre ha il capo abbassato e il volto nascosto. Io ed Ella lo scrutiamo nascosti dietro una finestra e le vieto anche di fare un solo passo stringendole il braccio con una stretta potente.

In mancanza della mamma, Daniel è venuto in nostro soccorso. È lui che sta parlando con i poliziotti, è lui che ha avvisato la mamma per telefono, è lui che ci consola. Lo osservo parlare senza capire però assolutamente nulla dal suo labiale e, una volta rientrato in casa, prova a rassicurarci con un sorriso forzato.

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