15.

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-POV SOPHIE-

"Cosa vuoi Lewis?" gli domandai.

"Credo tu mi abbia già fatto questa domanda in passato" disse con voce rauca.
"La risposta è sempre la stessa" centinaia di migliaia di farfalle che tanto attendevano di svolazzare per il mio stomaco, finalmente si liberarono.
Lewis purtroppo continuava a farmi quell'effetto

Sapevamo entrambi che lo avrei perdonato... forse, senza rendermene conto, l'avevo già fatto.

Lo feci entrare e ci dirigemmo subito verso il salotto, dove Noah stava costruendo un puzzle di Masha e Orso.

"Ciao bellissima" la salutò Lewis e lei alzò subito la testa.

"Lew!" urlò andandogli incontro e saltandogli addosso come una piccola scimmietta.

"Cosa stai facendo?" le chiese lui riapoggiandola a terra e facendosi guidare verso il tavolo.

"Un puzzle, me lo ha regalato Pierre" sorrise lei.

Non chiamava quasi mai Pierre "papà" e a me andava bene così, anche se mi dispiaceva. Lei era cresciuta senza una delle figure più importanti che ogni bambina possa mai avere. Si sa che il "papà è sempre il primo amore di tutte le figlie femmine", ma in questo caso non lo è stato. Volevo tanto che lei crescesse, proprio come avevo fatto io, con una figura paterna al suo fianco.
Darei tutto per farle provare quella sensazione.

Tornai a guardarli, mentre facevano il puzzle insieme.

Lei lo guardava e sorrideva, mentre lui la aiutava a cercare i pezzi da mettere vicini.

Non per  forza il "papà" è quella persona che ti ha concepito, può anche essere un'altra persona che decide di prendersi cura di te, nonostante tutto.

"Che fai Sophie, ci guardi oppure vieni a darci una mano?" mi chiese Lewis alzando un sopracciglio.

"Arrivo, arrivo" ridacchiai unendomi a loro.

....................
Si fecero le 23 e, così, presi i pezzi del puzzle che non eravamo ancora riusciti ad unire al disegno e chiusi la scatola.

"A letto signorina, è tardi e domani devi andare a scuola" riposi la scatola sul suo ripiano e mi girai notando che lei si stava lamentando con l'inglese.
"Niente ma" ribattei severa.

"Può darmi la buonanotte Lew?" mi domandò e il mio sguardo scattò subito verso il pilota che la guardava con un sorrisetto.

"Va bene basta che fili a letto subito" dissi.
"Se tra 10 minuti non hai lavato i denti e non ti sei cambiata per andare a letto, niente buonanotte da Lewis" la avvertì e non appena finii la frase, lei era già corsa al piano di sopra.

Sospirai e facendo attenzione ricoprii il puzzle per poggiarlo sulla mensola vicino alla sua scatola.

L'inglese si andò a sedere sul divano e ridacchiò.

"Cosa c'è da ridere?" gli domandai e lui si portò una mano in volto.

"Amo i bambini" sospirò.
"Il mondo sarebbe un posto troppo noioso senza la loro presenza" aggiunse guardando delle foto che avevo appoggiato su una mensola.

Si alzò e andò a vederle da più vicino.

Le prese una ad una e le studiò con attenzione.

In una c'era Noah che faceva un castello di sabbia.

In un'altra io con lei ad un evento.

Una mia, alla prima di "drive for life" con il vestito che mi aveva cucito mia mamma.

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