CAPITOLO 42 | parte II

1.1K 74 142
                                    

Logan

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Logan




Entro in casa soddisfatto per quello che ho appena fatto. Non esattamente fiero per il metodo prescelto, ma il ricatto -per quanto amorale- era tra le opzioni più rapide ed efficaci per ottenere ciò che voglio e quindi, pazienza.

Sopporterò di sentirmi una merda per qualche minuto, ora, o magari settimana, se questo è il prezzo da pagare perché Nic sia finalmente lasciata in pace. Al sicuro.

L'idea che debba vedere Marika ogni giorno, a scuola, è inaccettabile per me. Non so nemmeno come il mio genietto abbia potuto tollerare una cosa simile fino a oggi, ma dopo quello che ho scoperto, di sicuro io non lo farò.

Marika è ricca. Potrà diplomarsi in qualunque altra scuola. Lasciare la Saint Paul non le cambierà la vita. Le basterà chiedere al paparino di essere trasferita altrove e lui smuoverà mari e monti pur di accontentarla.

La scusa che userà per riuscirci non mi interessa. Può perfino darmi la colpa o raccontargli tutto, se vuole, io non cederò comunque.

So con chi ho a che fare, ormai, e non rinuncerò all'arma che possiedo per nessuna ragione al mondo, stavolta: se Marika non farà quello che ho detto con le buone, non mi limiterò a fingermi cattivo. Lo sarò sul serio.

«Logan?» chiama Luce, scendendo a rilento la lunga scalinata di marmo che porta al piano superiore e io mi avvicino, mentre lei con una mano si aggrappa alla ringhiera in ottone e con l'altra stringe il Dyson, con cui ha probabilmente lucidato i pavimenti.

Le tolgo quell'aggeggio dalle mani e l'aiuto a scendere gli ultimi gradini per non farla scivolare, salutandola con un abbraccio, quando sono certo che non perderà l'equilibrio.

Lei è davvero l'unica che mi manca da quando sono andato via da casa. L'unica che mi dispiace non vedere più ogni giorno, ma il tempo scorre veloce: io sto crescendo e lei, purtroppo, invecchiando.

Ci saremmo separati in ogni caso, prima o poi. Io andrò al College e lei, magari, approfitterà della mia assenza per godersi la pensione e gli anni che le restano, vicino alla sua vera famiglia, in California.

Avrebbe già potuto farlo da molto, ed è stata l'idea di lasciarmi qui da solo, con quelle persone, a trattenerla.

Il bambino che ha cresciuto di nascosto, tra ninne-nanne e baci scoccati in gran segreto sulla fronte, le sarà grato per sempre. Ma quel bambino è un uomo ormai. Non deve più accudirlo.
Riesce a stare in piedi da solo, finalmente.

«È passata solo una settimana, ma sei diventato ancora più alto, ragazzo mio» Luce tira indietro la testa e allunga le braccia verso le mie spalle senza riuscire a raggiungerle.

Sono più alto, ha ragione.
Ho superato il metro e ottantotto, ormai.

«Mi hai nutrito così bene, quando ero piccolo, che ormai non mi fermo più» chiudo la mano a coppa sulla sua guancia calda e le rughe profonde mi solleticano le dita. «I miei non ci sono, vero?» chiedo solo per esserne sicuro.

FINO ALLA RIVADove le storie prendono vita. Scoprilo ora