Le fila del destino spesso si annodano.
Ogni essere umano ha un filo da seguire, a cui aggrapparsi per essere trascinato attraverso la vita. Se però il proprio filo si annoda, come poter andare avanti?
Mentre la vita va avanti e chiunque trova la sua strada, accompagnato dal filo del destino che non lo molla mai, qualche sfortunato rimane incastrato in un nodo: sempre nello stesso punto, si trova incapace di proseguire.
Tutti, pian piano, semplicemente si dimenticano di lui e lo abbandonano lì dove s'è bloccato.
Il destino, semplicemente, se lo perde per strada.
Simone è certo di essere uno tra quei poveri malcapitati.
Chi tesse le fila del destino dev'essere davvero in collera con lui, tanto da decidere di sbarrargli la strada e lasciarlo appositamente indietro.Cos'avrà mai fatto di male per meritarsi quel trattamento?
Per essere punito volta dopo volta, giorno dopo giorno, con l'abbandono di chi più gli sta a cuore?Solo, abbandonato, mai felice.
Così si pensa Simone mentre rincorre con lo sguardo l'auto che si porta via per sempre Mimmo; mentre rientra a scuola di corsa, pur cieco a causa degli occhi annacquati dalle lacrime e della mente annebbiata dal dolore; mentre si rinchiude nella sua aula, la quarta B, ora vuota perché suo padre ha portato la sua classe a far lezione all'aperto, e mentre si appoggia al muro, strisciando fino a terra e rannicchiandosi in un angolo, le gambe raccolte al petto e la testa tra le ginocchia.Solamente allora, in completa solitudine, isolato dal resto del mondo, si concede di piangere come non piangeva da tanto, coi singhiozzi che gli scuotono il petto e le lacrime che cadono copiose, fino a schiantarsi sul tessuto dei suoi jeans.
Sbircia nella fessura tra le ginocchia l'aula vuota: gli zaini abbandonati qua e là dai suoi compagni, i banchi scarabocchiati, la lavagna sporca di gesso.
Il tutto gli sa di desolazione, di vuoto, di solitudine; eppure nemmeno un'aula così grande riesce a contenere la sua sofferenza, che lo avvolge tra le sue reti e lo fa soffocare.Fatica a respirare, Simone. È in affanno come se avesse corso una maratona. Ma la verità è che lui non si è mai mosso da lì e mai si muoverà; saranno anzi tutti gli altri, uno dopo l'altro, ad allontanarsi e a lasciarlo esattamente lì.
Perché il destino gli ha tolto anche Mimmo?
Prima li ha fatti incontrare, li ha fatti avvicinare e legare; poi li ha brutalmente strappati l'uno all'altro.Simone non può nulla contro il destino, questo lo sa. Ma come potrà mai vivere con la consapevolezza di aver perso anche Mimmo?
Gli ha voluto bene, ha combattuto per lui e per offrirgli una vita migliore. L'ha capito sin da subito che Mimmo era buono, che era stato solo sfortunato a nascere in un posto con così poche opportunità da renderlo un criminale, e che aveva solo bisogno di qualcuno che gli tendesse una mano, gli desse una spalla su cui piangere, lo tirasse fuori dal carcere.
Era buono, Mimmo, e soprattutto ha visto il buono in Simone.
A suo modo gli ha dimostrato sentimento, affetto, rispetto. Mimmo lo voleva e non aveva paura di dirlo e dimostrarlo.Oh, quanto gli sarebbe piaciuto passeggiare per Roma, mangiare al ristorante o portarlo a un concerto. Mano per mano, come un'entità unica, facendosi beffe di chiunque li avesse additati da lontano o insultati da vicino.
Con Mimmo queste cose le avrebbe potute fare, se solo fosse rimasto. Invece l'ha lasciato, anche lui.
Simone piange perché è triste, è disperato, è solo; ma è anche furibondo, per le ingiustizie che il destino sembra riservare solo a sé e a Mimmo.
Perché tutti gli altri si meritano un lieto fine e loro no?
Perché Mimmo, dopo aver già pagato per i suoi errori scontando la sua pena in carcere ed essersi redento collaborando con la giustizia, dev'essere costretto a scappare lontano, a nascondersi, a perdere sé stesso, la propria identità? Perché non può avere anche lui una seconda occasione, come viene concessa a molta gente?
E perché Simone deve dire addio all'unica persona che si è dimostrata interessata veramente a lui, che si è dimostrata disposta a volergli bene per davvero, senza mai mostrare dubbi o ripensamenti?L'immagine degli occhi tristi di Mimmo gli è stampata a fuoco sotto le palpebre. È intensa, brucia, lo ustiona.
Gli occhi di Mimmo hanno cercato di dirgli "ciao, a presto", ma Simone (e, in cuor suo, anche il proprietario di quegli occhi) ha capito subito che, tra le righe, quello fosse un tragico, sofferto e costretto "addio".Non sa più che lacrime piangere, Simone.
Perché Mimmo è solo la punta dell'iceberg. C'è molto altro sotto che nella sua vita non va, che non funziona e che non sa come aggiustare.Come evitare che le persone che ami ti lascino? Come farlo quando non sei abbastanza per nessuno, quando c'è sempre di meglio e nessuno sceglierebbe te?
È troppo difficile scegliere Simone Balestra. Ci sono tante opzioni più semplici, meno intricate, meno impegnative.Arriverà mai il suo turno di essere scelto?
Sarà prima o poi il momento per lui di amare senza remore, senza ostacoli, senza nascondersi? Alla luce del sole, con una persona che lo ama e che non lo lascia.
Perché chi lo potrebbe mai lasciare? Ma chi potrebbe scegliere deliberatamente di restare?Si passa una mano sul viso, nel maldestro tentativo di ripulirlo dalle lacrime. Prende un respiro singhiozzato, poi un secondo, poi un terzo. Cerca così di regolarizzare il fiato, spezzato dal dolore atroce che da minuti sta provando al centro del petto, quasi gli avessero strappato via il cuore a mani nude. Deglutisce, la gola gli brucia come perforata da centinaia di spilli appuntiti.
Deve alzarsi prima o poi, sa che lo deve fare, perché altrimenti suo padre lo manderà a cercare. È via da troppo tempo e deve raggiungere la sua classe.
Non vuole rischiare che qualcuno entri nell'aula e lo veda lì a terra, caduto, completamente sovrastato dalle sue paure, dalle sue angosce, dalle sue insicurezze. Perché lui è fragile, debole, facile da spezzare ma non tutti lo devono sapere.Ogni passo è sofferto, pesa come se avesse un macigno sulla schiena da portare con sé, ma alla fine riesce a sostenerlo, malgrado il cuore ancora stretto in una morsa dolorosa, la morsa del destino infame che lo ha separato dall'unica persona che si era mai dimostrata interessata a restare.
Il luogo che suo padre ha scelto per tenere la sua lezione è sensazionale: una distesa verde, che profuma un po' di speranza e di fiducia per il futuro - o almeno, questo è quello che crede Dante, Simone ne è certo.
Quando raggiunge la classe, per non deludere le aspettative sul futuro che suo padre sembra tanto avere, si sforza di sembrare normale, di non far notare il suo disagio interiore, e si sforza persino di apparire felice quando Dante e Anita si riappacificano.
Dentro però sta soffrendo, di un dolore profondo che nessuno di loro può veramente capire, perché nessuno è come lui. Nessuno avrà così tanta difficoltà nel trovare qualcuno che resti.
Sorride a Dante e Anita, sorride ai suoi compagni di classe, sorride a Manuel che gli sta accanto.
"Simo, stai bene? C'hai 'na faccia".
Credeva di essere stato bravo a fingere, ma Manuel è sempre stato bravo a leggergli dentro.
"Sì, Manuel, sto bene". Lo dice, ma quando lo dice non è credibile e persino un sordo se ne accorgerebbe.
Ma Manuel è ormai sordo a Simone.
"Bene. Ah, dopo scuola vado da Nina e stanotte mi fermo da lei. Sai, dopo tutta 'sta storia co' Lilli voglio starle un po' vicino", lo informa casualmente, senza soffermarsi troppo su come sta Simone, benché chiaramente non se la stia passando bene.
"Va bene, buona serata", è la lapidaria risposta di Simone. La risposta di uno che ormai si è arreso al suo destino.
Sarà sempre quella, la sua vita? Eterna seconda scelta, eterna ruota di scorta, eterno personaggio di supporto di una storia che non è mai la sua?
Una volta che anche Manuel si allontana, con un braccio avvolto alle spalle di Nina, Simone rinuncia ad essere scelto, ad essere amato, ad essere felice.
Ogni passo che li separa non è altro che un nuovo spazio tra di loro.

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Spaces between us
FanfictionGli spazi tra Manuel e Simone si sono allargati, sempre di più: sono diventate voragini, buchi neri che hanno risucchiato tutto ciò che di loro esisteva. La "Manuel e Simone Associati" non esiste più, perché, entrambi presi dalla frenesia della vit...