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A volte è sufficiente un battito d'ali di farfalla per generare uno tsunami.

Una mente scientifica potrebbe chiamare questa circostanza una mera sequenza di causa ed effetto, ma Manuel la mente scientifica non l'ha mai avuta: lui è un filosofo e la sua filosofia gli suggerisce che si tratta di fato, di Moira, di destino che si diverte a giocare a dadi con le vite degli uomini.

Come combattere il proprio destino? E col senso d'impotenza che causa?
Si deve soffrire in silenzio mentre questo tesse trame troppo intricate perché un comune mortale le sciolga, oppure è possibile combatterlo a gran voce?

Beh, sarà che Manuel è solo un comune mortale, ma di quello che il destino ha in serbo per lui non è che ci abbia mai capito granché.

Quello che percepisce è solo il vento del cambiamento, una brezza leggera che gli soffia sul viso e che profuma di novità: cosa che, se da un lato lo elettrizza, dall'altro lo spaventa a morte, perché lui a gestire le cose che cambiano non è mai stato capace.

Un giorno sei figlio di una madre single e pensi che tuo padre ti abbia abbandonato, quello dopo incontri tuo padre e vuole conoscerti, vuole esserci, vuole viverti; un giorno pensi che farai il criminale per il resto della tua vita, quello dopo chi ti teneva sotto scacco finisce in galera e tu sei libero; un giorno sei fidanzato con una ragazza e sei sicuro che sia la cosa giusta per te, quello dopo ti lasci e non sei più sicuro di niente.

Impotente di fronte agli eventi della vita, talvolta Manuel si è immaginato una versione alternativa di sé stesso, uno a cui è stato concesso di crescere in una famiglia funzionale e che non ha dovuto ogni giorno lottare per farsi valere, per trovare un posto nel mondo, per capire chi è.
Lo immagina e poi se ne pente, immensamente, sentendosi un'ingrato nei confronti della versione di sé stesso che alla fine è diventato.

Mentre i giorni si rincorrono uguali, l'uno dopo l'altro, e nessuno sembra accorgersi che qualcosa è cambiato, la realtà di Manuel è stata invece messa a soqquadro.

Nina non gli parla più ed è evidente che non voglia avere a che fare con lui. Non che Manuel abbia provato molto a chiarire, ma tant'è. Manuel è ormai abbastanza sicuro di essere single ed è ciò che dice se gli viene chiesto.

In secundis, Anita lo sta tormentando da giorni perché non sa prendere una decisione - e l'adulta dovrebbe essere lei?
Non sa se trasferirsi a casa di Viola, come Nicola le aveva proposto qualche mese prima di partire per Tokyo. Manuel le ha subito detto che secondo lui dovrebbe cogliere l'occasione al volo e andare a stare in quella casa troppo grande per Viola soltanto, la quale si è peraltro dimostrata inaspettatamente d'accordo.
Ovviamente, Manuel sa che l'invito sarebbe esteso anche a sé ma non lo ha neanche preso in considerazione: il suo posto rimane a Villa Balestra.

Ci sono inoltre diversi altri pensieri che lo tormentano e che lo tengono sveglio, che per ora Manuel riesce a non affrontare durante il giorno: rimangono per ora i suoi incubi personali, che gli vengono a fare visita notte dopo notte.

La sua tattica è infatti affrontare ogni giorno come viene, senza grandi aspettative e senza preoccuparsi del domani. Se ci pensasse, gli verrebbe un esaurimento nervoso, quindi evita, tante grazie.

In quel momento è invece Viola a farlo esaurire.
"No, Viola, non ce penso proprio", ribadisce per l'ennesima volta, scuotendo la testa per insistere sulla sua posizione.

"Per favore, Manuel, non ti ho mai chiesto niente", lo prega lei, con le mani intrecciate. Pare disperata, ma Manuel pensa che stia esagerando.

Un attimo di contesto.
È un tardo pomeriggio di un venerdì qualsiasi e Viola e Manuel sono stati abbandonati da chiunque: Ryan e Simone sono entrambi agli allenamenti; Anita e Dante si sono concessi un weekend al mare. Dunque, soli soletti, hanno deciso di trovarsi per cenare insieme.

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