14° CAPITOLO

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Mi guardava incredulo mentre mi stavo sedendo accanto a lui.
Mi guardava. Continuava a guardarmi. Ma mi faceva piacere.
Dopo qualche secondo finalmente rivolse il suo sguardo verso altro.

"Cosa hai fatto al braccio?" Domandò.
Ovviamente non gli potevo dire la verità. Così Provai ad inventarmi qualcosa sul momento.
"Ehm... sono... ehm... caduta... dal motorino!" Dissi.
Aveva rivolto lo sguardo di nuovo verso i miei occhi.
"Sicura?"
No, volevo rispondere. I suoi occhi mi stavano ipnotizzando.
"Sì".
"Hai fatto un incidente o..."
Non lasciai che finisse la domanda.
"Curva troppo stretta"
"Ah"

Il suo respiro mi stava scaldando il cuore, il suo sguardo me lo stava squagliando.

"Basta parlare di me, dimmi qualcosa di te, cosa fai nella vita?" Volevo conoscerlo fino a fondo.
"Io? Faccio il cacciatore".
Ieri sembrava inesperto, come se avesse appena imparato a cacciare, così gli chiesi:" da quanto?"
"Da due giorni"
"Hai trovato qualcosa di strano ieri?"
"No" sembrava intenzionato a mantenere per sé Il segreto dello strano animale. "Perché me lo chiedi?"
"Curiosità" feci spallette.

Alzò il polso per guardare l'orologio.
Subito dopo Mi guardò, e fece un ghigno, ma non sembrava avesse intensioni crudeli.

"È il mio turno, vuoi venire con me?"
risposi:"Sì " neanche senza sapere a cosa so riferisse.
"Andiamo"
Sì alzò e scattò velocemente fuori dal ristorante.
Lo seguii.
Il corso sembra meno affollato di quanto lo fosse prima.
Avanzavamo lentamente verso la fine del corso.
"Dove stiamo andando?" Chiesi ingenuamente.
"Ora lo vedi" disse sicuro di sé. "Dove abiti?"
Non ero pronta per quella domanda, non mi ero preparata una risposta.
Risposi con l'indirizzo di casa di mio padre, non potevo dirgli dove abitavo veramente, si sarebbe insospettito, più di quanto non lo fosse già.

Usciti dal corso ci diremmo verso il parcheggio.
Tra due macchine c'era parcheggiata una jeep.Presumo sia di james.
Indicai la jeep e gli chiesi:" è tua?"
Annuì con la testa come per dire di si.
Apri la porterà del guidatore mentre io mi sedetti sul seggiolino accanto.
Accese il motore mentre la jeep fece un rombo che fece muovere tutto il parabrezza.
Facemmo marcia indietro per uscire dal parcheggio e finalmente partiamo per la meta ignota.

"Adesso mi dici dove stiamo andando?" Chiesi insistendo.
"No".
Aveva gli occhi incollati sulla strada mente un sorriso gli illuminò il volto.
"Come ti chiami?" Aggiunse.
"Iris"
"Ah" Il suo sorriso era scomparso, strinse le mani sul volente.
"Cosa c'è? Se non ti piace il mio nome non sei obbligato a commentare!" Dissi irritata dal suo atteggiamento.
"No no, è bello... mi piace... è che..." Sì fermò. Fece un bel respiro:" è che anche mia sorella si chiamava come te".
"Perché si chiamava?" Chiesi sconvolta.
"È morta quando avevo soli 10 anni, lei ne aveva 13. Aveva il cancro. All'inizio i miei genitori mi dissero che sarebbe riuscita a sopravvivere e che sarebbe sempre restata con noi... invece ci ha lasciati".
"Ah, mi..."
Non mi fece finire la frase
"Non dispiacerti, non è colpa tua. Se siamo scelti per questa vita è perché siamo abbastanza forti per viverla. A quanto pare lei Era più forte di tutti noi". Disse facendo tornare il sorriso splendere sul suo volto. "Siamo arrivati".

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