Chapter 23: Sapore di Pesca

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Katsuki dormiva beatamente quando ad un tratto venne svegliato da qualcosa che si muoveva contro di lui. In un primo momento pensò di ignorare quel fastidio, almeno fino a quando un certo sgomento non gli fece scattare gli occhi aperti.

Lì per lì non si rese conto di dove fosse.

Adocchiò il soffitto e la sua scrivania. Sospirò. Era nella sua stanza, nel suo letto. Quando i suoi occhi ricaddero sulla piccola figura che si agitava nel sonno ricordò che, a causa della stanchezza della giornata, si era messo a dormire accanto ad Izuku, piuttosto che usare la branda poco distante.

Le sue gote s'accesero di una sfumatura rossastra e il cuore prese a battere con un certo fervore. L'odore di pesca di Izuku si faceva strada nelle sue narici e il calore del suo piccolo corpo vicinissimo al suo riscaldava dolcemente.

All'improvviso, il bianchino spalancò gli occhi con evidente terrore.

Anche lui si guardò intorno. Non appena vide Katsuki, anziché essere scontroso, afferrò la sua mano e la strinse tra le sue più piccole. Era incredibile quanto tremasse, più di una foglia.

Probabilmente Izuku doveva aver avuto un incubo. Gentilmente lo abbracciò, più vicino gli si fece. Un bacio premette dolcemente sui capelli e la mano controllò la fronte. Non era bollente, almeno.

«Hai fatto un brutto sogno?» chiese.

Izuku annuì mentre Katsuki accendeva il lume sul comodino. La stanza si dipinse di un bel gradiente, dall'arancio al nero. Sfiorò il display dello smartphone: erano le tre del mattino. 

«Ti dispiace se mi sono messo a dormire qui? Sarà stata l'abitudine».

Il bianchino negò, piuttosto gli venne in mente di voler ancora un po' di quel brodo. Aprì dunque la bocca per parlare eppure... non ne uscì nulla.

Neanche un suono.

Solo un piccolissimo rumore strozzato.

Izuku, spaventato, riprovò e allora il terrore lo fece preda. Si buttò con la testa nell'incavo del collo di Katsuki e con una mano strinse il pigiama.

«Sono qui. Non vado da nessuna parte, Izuku» gli disse amorevolmente.

Il più piccolo tremava. Perché non riusciva a parlare? Perché le sue corde vocali erano dure e aggrovigliate? Perché non comprendeva più le parole di Katsuki?

«Izuku, respira con me! Stai andando in iperventilazione!».

Ma l'altro non capiva: il biondo era visibilmente spaventato eppure...! All'improvviso iniziò a tossire con impeto crescente. Dopo qualche istante, purtroppo, non si trattenne e vomitò sul letto, sporcando se stesso sulle gambe e parte dello stomaco di Katsuki.

In un moto di terrore e disgusto per ciò che aveva fatto, Izuku si nascose gli occhi dietro le mani ed esternò la sua collera con un pianto disperato.

Dopo qualche secondo, Mitsuki e Masaru, svegliati di soprassalto, entrarono in camera tutti trafelati. Katsuki si limitò solo ad abbassare un po' gli occhi mentre mostrava la pozza di vomito.

«Ci penso io alle lenzuola» disse la donna.

Masaru prese in braccia Izuku per portarlo in bagno nel tentativo di calmarlo anche un po'. Katsuki, in quei pochi minuti, rimase da solo a riflettere con attenzione: sentiva di essere l'unico responsabile di quel drastico cambiamento nella vita di Izuku.

«Ha avuto un incubo?» chiese Mitsuki, tra le sue braccia capeggiavano le lenzuola sporche.

Katsuki annuì appena. «Sto pensando a una cosa. Potrebbe essere che Izuku...» sollevò a sua madre il cupo sguardo. «... abbia un blocco psicologico?».

BakuDeku: NoceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora