Chapter 22: Il Calore di una Famiglia

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«Cara, il bagno è libero!».

Mitsuki sobbalzò così tanto che le sfuggì di mano un uovo che aveva preso poco prima di perdersi nei pensieri.

«Accidenti, ma dove ho la testa?» sospirò lei. «Bene, allora sei pronto per occuparti di Izuku?» chiese mentre si accingeva a ripulire il pasticcio.

«Voglio farlo io».

I due adulti guardarono Katsuki con addosso un pigiama completamente nero. Nei suoi occhi ardeva la determinazione più profonda, accompagnata da un ghigno di sfida sulle labbra.

«Sei sicuro, Katsuki?» fece Masaru.

«Izuku potrebbe essere imbarazzato. Visto che abbiamo girato delle scene da mezzi nudi alla Morning Sushine, penso che sia meglio! Posso farcela!».

Mitsuki e Masaru non ebbero nulla da obiettare, così lo lasciarono fare. Certo, la donna cercò di ricordargli che con quella gamba sarebbe stato complicato ma lo sguardo di fuoco del figlio l'ammutolì.

Katsuki chiese solo a suo padre di portare almeno Izuku al piano superiore. L'uomo acconsentì.

Si avvicinò dolcemente ad Izuku: questo gli tese le mani come se fosse stato un bambino piccolo. I suoi occhi, invece, erano completamente ampi e terrorizzati, con una lieve sfumatura di imbarazzo e di disgusto personale.

Masaru lo prese il più delicatamente possibile. Tentò di trasmettergli tutto l'amore paterno possibile e non poté che sorridere quando Izuku gli appoggiò la testa nell'incavo del collo e gli strinse la maglia con le piccole dita nivee.

«So che ti manca molto il tuo papà, Izuku. Però qui starai bene, vedrai. Nessuno ti abbandonerà» gli disse.

Sentì la mano stringere con più forza sulla sua spalla.

Masaru fece dunque sedere Izuku su uno sgabello che capeggiava accanto al lavandino. Di solito, Mitsuki lo usava se doveva farsi la ceretta o dipingersi le unghie dei piedi sempre di un bel rosso laccato.

«Katsuki ti aiuterà a fare il bagno, va bene? Ma se hai bisogno, fammi un fischio» e Masaru, con una carezza ai capelli, lo lasciò momentaneamente da solo.

Izuku abbassò gli occhi lucidi alle sue gambe. Lì le sue mani si chiusero a pugno in un'ondata di rabbia e di non accettazione. Settimane prima era perfettamente autonomo e adesso doveva essere una palla al piede.

Fu in quel momento che nel suo petto esplose forte una determinazione mai provata, quasi d'acciaio: Izuku deglutì, con lo sguardo fisso al bordo della vasca di fronte a lui.

Non era molto distante, forse avrebbe potuto toccarlo e dimostrare di non essere totalmente inutile!

Protese subito la mano mancina con attenzione mentre tentava di incanalare le sue forze nella parte bassa del suo bacino e cosce. Chiuse gli occhi immaginando di alzarsi con uno slancio.

Fu una sensazione stupenda, come volare nell'azzurro cielo e sentirsi un tutt'uno con il vento. Eppure quando dischiuse le palpebre le sue speranze vennero frantumate con lo stesso fracasso di un cristallo infranto sul pavimento.

Non si era mosso di un millimetro.

Aveva solo la mano protesa verso il vuoto.

Izuku fu pervaso dalla più cupa disperazione. Scosse il capo, incurante del suo respiro sempre più veloce e delle lacrime già copiose sulle guance.

Non lo accettava!

Allora continuò a spingere la mano per poter sfiorare quel bordo ora così tanto distante. All'improvviso il suo mondo si capovolse: la sedia si era inclinata in avanti e lui era scivolato duramente sul pavimento e battendo la testa contro la colonna di porcellana bianca del lavandino.

BakuDeku: NoceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora