PARTE PRIMA: JAKE
"Jake che sta succedendo?" mi urlò contro mia madre Evelyn preoccupata, dopo aver scrutato il mio volto.
"Loro! Sono in città!" le risposi, sapeva molto bene a chi mi riferivo.
"Dovresti calmarti, Jake. Non sono i primi..." cercò di tranquillizzarmi mia madre. Osservai il suo volto: i suoi occhi erano spalancati e i suoi occhi lasciavano trapelare tutte quelle emozioni che provava a seppellire...paura, ansia e un velo di malinconia. Conosceva le mie intenzioni.
"Ma sanno cosa sono! E' me che hanno seguito!" ribattei, mentre entravo in camera mia e iniziavo a preparare una valigia. Vivevo in una piccola città sperduta, ho sempre pensato fosse un posto ideale dove nascondersi se qualcuno ti stava cercando, ma non ne ero più così sicuro.
Erano anni che scappavo da loro, mi spostavo da città in città circa ogni due anni. Ma ero in questa cittadina da quattro anni, da quando conobbi mia madre. Non è la mia vera madre ma è tutto ciò che le si avvicina di più. Quando la mia vera madre scoprì cosa ero in realtà iniziò ad odiarmi e mi mandò via di casa, cosa che facevano tutte le persone a cui tenevo nel momento in cui scoprivano la verità, finché non incontrai lei.
"Mi dispiace ma non posso più restare qui!" dissi dopo un minuto di pausa.
"Jake..." cominciò a dire mia madre.
"Che sta succedendo?" sentì sbraitare lei, appena entrata in casa.
Raccolse i capelli castani con l'elastico nero che portava sempre al braccio sinistro.
Indossava dei jeans neri strappati e una t-shirt rossa che le scopriva l'ombelico.
Allison osservò prima nostra madre poi me, spostando lo sguardo con due occhi verdi colmi di preoccupazione, sperando di ricevere qualche risposta.
Allison è la figlia di Evelyn ed è come una sorella per me. E' stata proprio lei a trovarmi quel giorno: era una sera piovosa di settembre quando Allison, raggiungendo un locale dove avrebbe trascorso la serata con i suoi amici, mi vide per la prima volta.
Non so come riuscì a capire che avevo bisogno di aiuto, forse la sua innata bravura nel capire le persone, ma ricordo come se fosse ieri il momento in cui lei avanzò con un passo deciso verso di me porgendomi l'ombrello e cercando di aiutarmi. Ovviamente dovetti mentirle, non potevo rivelarle il mio segreto. Ma come ho detto: lei è molto brava a leggere le persone e in poco tempo riuscì a scoprire la verità.
Non volevo che si preoccupasse per me ma non potevo mentirle, così le risposi semplicemente "Devo partire. Loro sono qui!"
"Per dove?" chiese Allison, con una chiara intonazione di disappunto nella voce.
"Non lo so"
Mi aspettavo che protestasse, che mi pregasse di ragionare prima di agire o che in qualche modo fosse adirata per la mia decisione.
Invece dichiarò "Vengo con te!" con una voce così autoritaria, che mi fece quasi sorridere.
Era molto più bassa di me ed è sempre stato difficile per me prenderla sul serio quando bisticciavamo. Ma questa volta non stavamo litigando per un pezzo di pizza o per chi dovesse portare a spasso Aaron, c'era in gioco la sua vita.
"Sai che è troppo pericoloso! Tu non verrai" obbiettai.
"So che sarà pericoloso, ma è una mia scelta! Ho promesso che ci sarei sempre stata per te. Non mi farai cambiare idea, lo sai." aggiunse lei decisa.
Guardai nostra madre aspettandomi una risposta che invece non arrivò "Se è ciò che ritieni giusto Allison, allora vai. Promettetemi che ritornerete appena vi sarà possibile!" I suoi occhi si inumidirono e un piccolo sorriso si estese sulle labbra.
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai "Certo mamma!" La abbracciai, recuperai uno zaino con tutto il necessario in caso di fuga, una valigia e scesi in salotto. Mentre Allison preparava le sue valigie e salutava la mamma, io passavo da una stanza all'altra ricordando tutti i momenti passati in quei quattro anni.
Aprii la finestra che portava a un balconcino e appoggiai le braccia alla ringhiera per osservare il panorama.
Osservavo costantemente quel paesaggio, ma solo adesso mi accorgevo della bellezza degli alberi. Le loro radici erano fissate sotto al terreno di un parco, dove si trovavano abitualmente i bambini che giocavano sulle giostre e gli adulti sulle panchine a osservare i propri figli o a riposarsi dopo una faticosa passeggiata sotto il sole cocente di Agosto. Così mi ritrovai a pensare a quel detto: solo quando perdi qualcosa, inizi a capirne il vero valore.
Allison mi raggiunse sul balconcino e così ci avviammo.
~~🐺~~
Il nostro mezzo per la fuga era il treno, così raggiungemmo la stazione. Allie mi chiese più volte, dubbiosa, perché non utilizzavamo un taxi, ma uno dei mezzi più affollati e io le dovetti ripetere che in un posto gremito eravamo più inosservati e invisibili e che loro controllavano molto probabilmente i taxi.
Attendemmo il nostro treno su una panchina. La locomotiva arrivò perfettamente in orario e prendemmo posto sul treno che partì subito dopo. Il controllore passò dalla nostra cabina per controllare i nostri biglietti, continuando a fissarci, a fissare me. Dopo avermi lanciato un altro sguardo sospettoso, si allontanò.
Allison si mostrò subito preoccupata:
"Jake! E se ti ha riconosciuto? Penso che dovremmo andarcene! E' stata una bruttissima idea!"
"Non penso che potrebbe avermi conosciuto...mi ha sicuramente riconosciuto! Ma non preoccuparti, dobbiamo solo allontanarci di qui"
Uscii dalla nostra carrozza e iniziai a vagare per i corridoi in cerca di un'altra carrozza libera o di un nascondiglio con Allison alle calcagna.
Camminavamo con un passo veloce ma senza correre, cercando di non attirare l'attenzione dei passeggeri e del controllore.
Dietro di noi udii il passo lento e sicuro di un'altra persona, il controllore. Avvisai Allison urlandole contro di essere più veloce. Ci aveva riconosciuto, perciò era inutile evitare di attirare l'attenzione.
Iniziammo a correre trovando posto in un'altra carrozza, dove ci nascondemmo.
Fortunatamente fu proprio in quel momento che il treno arrivò a destinazione. Non perdemmo tempo e scendemmo dalla locomotiva allontanandoci il più velocemente dalla stazione.
"Adesso dove andiamo?" chiese Allison con il fiato corto.
"Da Lexi, abita in un posto sicuro" - "dobbiamo solo arrivarci" risposi.
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Jake e il branco
WerewolfEstratto: "Correvo di gran carriera tra tanti arbusti, sentivo il respiro mancare nonostante il vento mi sbattesse sul viso e le gambe iniziassero a cedere; ma non potevo fermarmi, non potevo rallentare o loro mi avrebbero preso."