Il giorno seguente eravamo pronti per giungere a scuola.
Io e le ragazze eravamo adagiati sugli scalini del fast food per consumare una veloce colazione.
"Questo cornetto non è niente male" esclamò Allison gustando il suo croissant. "Anche se non mi sarei mai immaginata di consumare una colazione in un fast food!"
"Inizialmente, quando fu aperto, era un semplice fast food. Poi qualcuno del quartiere cominciò a portare dei cornetti al chiosco per venderli. Non era presente un bar in questo quartiere, così si decise di trasformare il fast food. Per esempio, se qualcuno avesse voluto vendere la sua torta poteva semplicemente rivolgersi al chiosco per venderla." Raccontò Lexi.
"Sembrate molto uniti." Affermò mia sorella.
"Siamo come una famiglia, andiamo tutti molto d'accordo" Confermò lei "A volte ci riuniamo tutti qui per cenare insieme. Ognuno di noi deve portare solo due cose: del cibo da condividere con gli altri e una sedia... Vorrei rimanere qui e raccontarvi delle altre storie ma la scuola ci aspetta!"
Ci avviammo verso la scuola a piedi, non era molto lontana. Memorizzai subito la strada da percorrere, la mia mente già lavorava per escogitare in tempo reale le possibili via di fuga. Lexi mi tranquillizzò, ricordandomi che era difficile trovare un cacciatore nei pressi di una scuola, non si aspetterebbe di certo che quelli come noi uscissero così allo scoperto o che volessero imparare la matematica. Così cercai di tranquillizzarmi osservando le vetrine dei negozi lungo la strada.
"Ehi!" urlò Lexi risvegliandomi dai miei pensieri e facendomi voltare.
"Vi conviene darmi subito il cappello prima che vi spezzi il collo!" Continuò minacciando una coppia di ragazzi mentre diede un lieve pugno sulla spalla del ragazzo che le aveva sfilato il cappello.
"Ahi!" Sghignazzò il ragazzo fingendo dolore mentre la ragazza lo guardava con aria truce e il ragazzo le consegnava il cappello. "Non mi saluti? O in questi mesi di vacanza ti sei dimenticata di me?" Scherzò lui.
Lexi sbuffò presentando i due ragazzi a Jake e Allison. Jake imparò in fretta i loro nomi: il ragazzo del cappello si chiamava Cameron, mentre Nathan era il nome del suo migliore amico. Erano due ragazzi alti e snelli, ma le somiglianze finivano qui. Il primo portava capelli ricci e biondi; Nathan, invece, aveva i capelli castani e una carnagione scura.
Il primo risultò essere una persona molto solare, era una di quelle persone che non smettono mai di parlare. L'amico, al contrario, era molto più riservato e preferiva ascoltare Lexi e Cameron discutere animosamente.
"Voi andate in classe con Lexi?" chiesi a Nathan; preferii non immischiarmi in una conversazione pronta a precipitare nell'ennesimo litigio. Nate annuì, rispondendo alla domanda.
"Ti piace la scuola? Le lezioni sono così complicate da apprendere come mi ha raccontato Lexi? E' davvero così difficile integrarsi in un liceo? Ci troveremo nella stessa classe?" Chiesi tutt'un fiato scosso dalla curiosità.
"Si" si limitò a dire Nate rispondendo a tutte le domande. Appresi subito che era una persona che non amava parlare.
Arrivati all'ingresso, Allison si diresse sulla destra salutando i ragazzi con un gesto della mano. Il resto del gruppo prese le scale raggiungendo il terzo piano. Lexi, Nathan e Cameron si diressero ai loro posti e io li seguii, ma fui fermato da una donna sulla quarantina dai capelli castani che indossava un vestito lungo a fiori.
Notai che la professoressa era della mia stessa altezza quando si avvicinò a me chiedendomi se fossi il ragazzo nuovo.
Non mi diede nemmeno il tempo di riflettere che mi prese il braccio trascinandomi accanto a lei, alla sinistra della cattedra. Nel momento in cui tutti e ventiquattro i compagni della classe presero posto, la professoressa mi presentò alla classe con un sorriso di incoraggiamento, chiedendomi di parlare di me.
Così mi limitai a rispondere "Mi chiamo Jake" e mi affrettai a raggiungere il primo posto libero che riuscii a individuare.Il motivo di ciò non era l'imbarazzo di parlare davanti a tutti, ma le informazioni che elargivo. Grazie alla mia natura avevo imparato a non fidarmi di nessuno e che anche quelle piccole informazioni (come la mia data di nascita, il paese d'origine o il carattere) potevano mettere a rischio la mia sicurezza. La professoressa si limitò a dire "Va bene, Jake" ma sapevo che non sarebbe terminata lì: la professoressa era decisa a farlo parlare.
Ero seduto al banco situato alla seconda fila insieme a una ragazza dai capelli biondi e dalla pelle diafana. La salutai senza ricevere risposta: si limitò a squadrarmi per poi voltare lo sguardo verso la lavagna senza rispondere al saluto. La professoressa, nel frattempo, aveva iniziato a porre delle domande sull'argomento che si sarebbe dovuto portare per oggi e di cui io non avevo la più pallida idea. La sentì porgere una domanda a Cameron che con fare sfacciato rispose "Non lo so".
Se la risposta l'avesse infastidita non lo diede a vedere, ignorò la sua risposta e spostò la sua attenzione su Nathan che rispose correttamente a tutte le sue domande.
Io, invece, ero intento a osservare la ragazza. Aveva lo sguardo sul suo smartphone posto sul suo banco con cui sembrava chattare con qualcuno. "E' strano" pensai "La professoressa si era mostrata molto severa sull'utilizzo degli aggeggi tecnologici e nessuno sembrava averla notata" ma i miei pensieri furono interrotti dalla professoressa che richiamò la mia attenzione.
"Jake, prima non hai parlato molto, ti farò qualche altra domanda così i tuoi compagni potranno conoscerti meglio!" Esclamò con un sorriso compiaciuto.
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Jake e il branco
Loup-garouEstratto: "Correvo di gran carriera tra tanti arbusti, sentivo il respiro mancare nonostante il vento mi sbattesse sul viso e le gambe iniziassero a cedere; ma non potevo fermarmi, non potevo rallentare o loro mi avrebbero preso."