•Capitolo 1•

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Sette anni dopo

Come ogni giorno, alle sei e trenta minuti, preciso come l'arrivo degli incarichi, la campana posta in cima alla torre iniziò a suonare.
Un suono potente, che si espandeva lungo tutta la Valle di Pietra, vibrando al suolo e svegliandoci tutti.

Per i successivi cinque minuti, l'interminabile agonia non ci diede tregua e se dopo il termine del suono, qualcuno osava ancora dormire, veniva condannato a tre giorni di digiuno. Regola severa ed ingiusta, considerando la mole di lavoro a cui ci sottoponevano ogni giorno, ma se si voleva sopravvivere lì, bisognava star zitti ed obbedire.

Ancora mezza assonnata, mi alzai e tolsi la veste che utilizzavo di notte, indossando la divisa fornita dai superiori e leggendo i lunghi capelli castani in una coda alta.
Ebbi giusto il tempo di lavare denti e viso, che qualcuno iniziò a bussare insistentemente alla porta.
Ore sette, avevamo quindici minuti per fare colazione.

Sospirai sconsolata ed aprii la porta, trovando Codice 001 a fissarmi con occhi arrossati dalla troppa stanchezza.
«Sbrigati se non vuoi essere punita», esclamò sbadigliando.

Ancora e ancora. Va a dormire, se non vuoi essere punita. Esegui gli ordini se non vuoi essere punita. Mangia se non vuoi essere punita.
Era un costante "se non vuoi essere punita"

«Buongiorno anche a te, 001. Hai incarichi oggi?», chiesi, chiudendo la porta ed iniziando a camminare verso la cucina.

«Che domande, ovvio che sì.»
Effettivamente la mia domanda era stupida, noi eravamo vivi per eseguire gli ordini e per combattere, di conseguenza non potevamo permetterci di riposare.

Arricciai il naso e mi sedetti al primo posto libero. Il costante fetore derivante dalla troppa umidità quasi mi dava la nausea e l'assenza di luce naturale mi rendeva pallida come un cadavere. Erano ormai passati setti anni dal mio arrivò lì ed ancora non mi ero abituata agli ambienti, alle vendite clabdestine, agli sfruttamenti minorili e alle missioni Q.

Le missioni Q erano incarichi che venivano richiesti dagli umani della peggior specie, comunemente conosciuti come "fecce" della società.
Erano lavori che solo uno della nostra razza poteva portare al termine, la retribuzione era elevata, così come il rischio di morte. Ovviamente al mal capitato non veniva dato alcun merito, se non un pasto extra.
Per ben due volte avevo effettuato quel tipo di missione e ne ero uscita traumatizzata e con mille aghi sulla coscienza.

Codice 001 era decisamente più sfortunato di me, essendo un ragazzo, era più richiesto sul mercato e ciò non era di certo un bene.
Agli inizi, dopo lo sterminio, fummo portati in 200 lì. Sette anni dopo, eravamo in 75.
Gli assenti, come li definivano, erano morti di fame, in battaglia o uccisi dai superiori. Il 20% era stato venduto poiché ritenuto forte, ma non abbastanza da poter restare lì.

I codici dal 001 al 020 erano quelli al sicuro, non saremmo mai stati venduti né uccisi per costituzione gracile o malattie mentali.
Eravamo i forti, quelli addestrati ad uccidere, quelli che venivano semplicemente affittati.

«A cosa stai pensando?», chiese lui.

«Allo schifo di vita che sto vivendo.»

Abbozzò un sorriso, giocherellando con quella che doveva essere una colazione, ma in sostanza era puré di qualcosa.
«Che possiamo farci, ormai moriremo qui.»

«Tu morirai, io vivrò almeno un anno fuori di qui», scherzai, accavallando la gamba destra. «Il Superiore mi ha detto che domani compio diciotto anni e se riesco a completare la missione di oggi, mi permetterà di passare due ore fuori di qui.»

A quella mia affermazione per poco non si strozzò, «cosa? Ti faranno uscire da sola?»

«Non penso proprio, sicuramente sarò accompagnata da qualcuno. Sarà però la
mia occasione per perlustrare la zona ed escogitare un piano di fuga.»

«Ne sei convinta? Siamo nella Valle di Pietra, totalmente sprovvisti di vegetazione e con possibilità di fuga pari a zero. Firmeresti la tua condanna a morte, provando a fuggire.»

Sbuffai, «vuoi veramente restare qui finché la morte non busserà alla porta? Se uniamo le forze, possiamo fuggire e-»

«Adesso basta 002, è da cinque mesi che continui a ripetere sempre le stesse cose. Non possiamo scappare e siamo troppo pochi per poter anche solo ipotizzare un piano di fuga», si alzò, prendendo il vassoio con su il piatto ancora pieno di puré. «Non fare nulla di avventato ed attieniti agli ordini. Sei l'unica persona che mi sia rimasta e non ti permetterò di spazzare via la tua vita per un capriccio.»

Un capriccio... Desiderare la libertà era un capriccio?
Lui era il mio migliore amico, la spalla su cui avevo pianto per tante notti, era stato il mio compagno di stanza per due anni, ma avevamo caratteri troppo diversi per poterci comprendere a pieno.
Lui era sempre stato un bambino ubbidiente e spaventato dal fatidico mostro sotto al letto. Per poter sopravvivere lì, aveva schiacciato quel suo dolce lato infantile, tramutandolo in un lato selvaggio nel combattimento e razionale nella vita personale.

Era diventato un guerriero, non era più la stessa persona che conoscevo prima.
«Smettila», esclamai quando ormai di lui non vi era nemmeno più l'ombra.

«002!», urlò una possente voce alle mie spalle, facendomi sobbalzare.
«Sono passati i quindici minuti, recati immediatamente nell'ufficio richieste se-»

«Se non voglio essere punita», continuai in un sospiro, sempre la solita filastrocca.

Mi alzai e, stringendo i palmi sulla custodia della mia spada, mi incamminai verso l'ufficio richieste.
Sperai con tutto il cuore che la prossima missione sarebbe stata semplice, ci sperai fino all'ultimo istante, ma quando le mie orecchie udirono Q, il mondo collassò sotto i miei piedi.
Il Superiore mi guardò con un ghigno stampato in volto, le dita intrecciate e il viso poggiatoci su.

Era un chiaro segno di sfida. Sapeva quanto fosse importante quella missione per me, cosi come sapeva che bramavo dalla voglia di respirare aria limpida.
«Questa missione è un gioco da nulla per te, giusto 002?»

«La lettera Q non mi infastidisce per niente, di cosa si tratta?»

«La richiesta ci è giunta dal Duca Pollion», girò la pergamena nella mia direzione. Abbassai lo sguardo e, leggendo la richiesta scritta con una doppia punta di inchiostro, sgranai gli occhi inorridita. «La lettera Q non ti infastidisce, giusto? Per avere due ore di libertà devi sudare parecchio, 002.»
Che gran bastardo!

RICHIESTA CLIENTE:
ASSASSINARE IL PRINCIPE BENJAMIN

COMPENSO:
1.500.000,00

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