•Capitolo 10•

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Prendere un bel respiro, impugnare il flettente inferiore, posizionare la freccia sul poggia-frecce, tirare il punto di incocco e scagliare.
Centro.

Sorrisi soddisfatta della mia prima performance con l'arco ed osservai la freccia rossa ficcata nel centro del bersaglio.

«I miei complimenti», si avvicinò Drake, battendo le mani. «Io ci ho impiegato tre giorni per fare centro.»

«Modestamente apprendo con facilità.»

«Sì, sei sveglia e subito memorizzi nel pratico e nel teorico, sei quello che i maestri chiamano "genio"»

Mi sentii onorata di ricevere un simile complimento e, posando l'arco nella sua custodia, mi sedetti su di una panca presente negli spazi di allenamento del castello.
«Il Sir ti sta insegnando parecchie cose eh?»

«Abbastanza», si sedette accanto a me, «forse spera che un giorno io decida di restare qui.»

«E tu che ne pensi?», tamburellai le dita sulla mia gamba.

«Al momento non penso a nulla, è troppo presto per prendere una decisione», si susseguirono alcuni secondi di silenzio, «in questi giorni come va con il Principe?»

«È una noia totale, se ne sta tutto il giorno in ufficio ed io sono costretta a restare con lui.»

«Non penso che a lui faccia piacere più di tanto, odia i doveri reali.»

«E tu che ne sai?», inarcai un sopracciglio.

«Lo so... In realtà un tempo anche tu lo sapevi.»

«Un tempo», ripetei, sapendo che il discorso sarebbe sempre ricaduto su quell'argomento. «Drake, mi potresti raccontare qualcosa della vecchia me?»

«Della vecchia te?», si voltò nella mia direzione.

«Sì, della me prima dei sette anni. È snervante che tutti voi sappiate cose su di me che io stessa non ricordo. Mi sento una rincoglionita perché speravo di non essere l'unica ad aver dimenticato, ma mi sbagliavo. Tutti voi siete diversi, siete cambiati in due settimane ed io non riesco a starvi dietro», finalmente ebbi il coraggio di confessare i miei pensieri. Abbassai la corazza e mostrai una piccola debolezza, ma sapevo che con lui potevo farlo.

«Non siamo cambiati, siamo sempre stato cosi, ma alla torre comunicavamo poco e quel poco era incentrato sul nostro lavoro, sulle missioni o su chi avesse perso la vita. È stato un periodo difficile per tutti e per un attimo abbiamo perso la nostra strada e la nostra identità; ciò che tu vedi ora, è esattamente ciò che vedevi all'epoca, prima di tutto il casino.»

«Vorrei avere una sfera magica per poter tornare indietro nel tempo», sospirai, facendolo ridacchiare.

«Un tempo», iniziò, «eri una bambina molto vivace, credulona e sognatrice. Trovavi una soluzione per tutto ed eri la prima ad intervenire se nasceva un litigio.»

«Eh? Io?», ma se ero la persona più egoista al mondo!?

«Esatto. Molti bambini ti allontanavano a causa della tua famiglia, erano invidiosi, ma tu -nonostante soffrissi molto per il loro comportamento- ti appoggiavi sulle spalle di coloro che ti volevano bene ed andavi avanti.»
Io che mi poggiavo sulle spalle di qualcun'altro, che assurdità, io non avevo bisogno di nessuno. «È la tua spalla più confortevole, era quella del Principe.»

Sobbalzai a quelle parole, «che cosa?»

«Hai sentito bene», voltò il viso altrove, come se non volesse rivelare ciò che stava per dire, «lui era la persona a cui pensavi ogni qual volta eri in difficoltà.»

«Ma non è possibile, come potevano permettere ad una della mia specie di avvicinarsi al Principe.»

«C'era un trattato di pace tra le nostre specie.»

E fu allora che mi sorse spontanea una domanda, «se io incontravo il Principe ogni qual volta ne necessitavo, significa che abitavamo vicini!?»

Tornò a fissarmi, «sì, Lien, la nostra casa è ad ovest della Capitale.»

Sgranai gli occhi, colta da una sensazione mai provata prima, come se avessi scoperto il luogo in cui risiedeva l'intero oro del mondo.
«Era così vicina... C'è ancora?»

Scosse il viso, «no, ormai ci sono solo le macerie. Penso che sia una zona abbandonata e dimenticata da tutti i cittadini.»

Sì, quella zona abbandonata e dimenticata da tutti era la mia miniera d'oro.
Sapevo dove andare per provare a ricordare qualcosa, anche il più piccolo dei dettagli. Dovevo andare lì e ci sarei andata in nottata, al cambio guardia, momento in cui la sicurezza del castello veniva meno.
«Capisco, grazie mille Drake», gli sorrisi grata.

A pomeriggio inoltrato, mi incamminai verso la mia stanza e, proprio nel corridoio, vidi il Principe.
«Buonasera», perché lo avevo detto? Ci eravamo separati solo due ore prima.

«A voi, ho saputo che avete imparato ad utilizzare l'arco.»

«Imparato è un parolone, Drake mi ha solo insegnato come impugnarlo, ho ancora tanta strada davanti», perché avvertivo un senso di imbarazzo in sua presenza?

«È già un passo in avanti.»

«Già», incrociai le mani dietro la schiena, «cosa ci fate qui?»
Aggrottò la fronte non capendo. «Intendo davanti alla porta della mia stanza», precisai.

«Oh... No in realtà sono appena uscito dalla mia stanza», la indicò.

Qualcosa non quadrava, «no aspetta...» dovevo ancora migliorare con le buone maniere, «perché le nostre stanze sono sullo stesso piano?»

Si grattò la nuca, «ehm... Le altre erano tutte occupate», bugia inventata su due piedi, «possibile che ve ne siate accorta solo ora? Siete qui da due settimane.»

«Sarò pur la vostra guardia del corpo, ma non vi seguo come un cagnolino ovunque, non siamo mai rientrati o usciti nello stesso momento», ci tenni a precisare.

«Effettivamente avete ragione. Bhe, che dire, è stata la scoperta del giorno.»

E non l'unica, avrei voluto aggiungere.
Feci per concedarmi, quando un odore familiare mi investii. Era lo stesso odore che sentivo quando andavo a dormire e quando mi svegliavo, era l'odore di pulito, di vaniglia, l'odore che emanavano le mie lenzuola... No, un attimo, in quel momento il letto era lontano da me, e la fonte dell'odore troppo vicina. 
Feci un passo in avanti e chiusi gli occhi, inspirando.

«Che state facendo?», chiese lui e solo allora li riaprii.

«Sentivo uno strano odore», era lui, era sempre stato lui e non lo avevo capito.
«Mi sono sbagliata. Ora devo andare, buonanotte Principe.»

«Eh... Va bene, sì, buonanotte.»

Che figura, non c'era giorno in cui non ne commettessi una!

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