•Capitolo 9•

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Da schiava, ad assassina, a guardia del corpo del Principe, in un attimo.
Quanto era cambiata la mia vita in una settimana?
Il mio attuale compito, era essere la guardia del corpo del Principe, buffo pensare che pochi giorni prima io avessi l'ordine di ammazzarlo.

Il Re mi aveva nominata temporaneamsnte come assistente del Principe, in realtà ero la sua personale guardia del corpo, ma non aveva senso.
Niente di tutto ciò lo aveva.
Ad ogni uno dei superstiti era stato un compito, un ruolo all'interno delle mura reali. Tutta quella messa in scena non era altro che una prova, o forse, non sapevano come gestirci e in automatico temporeggiavano.

Drake, a differenza mia, aveva un compito più dinamico: spalleggiare il capo guardie. Siccome era abile con la spada ed agile nel combattimento, era l'ideale per essere la spalla destra del Cavaliere.
Quanto lo invidiavo.
Avrei voluto esserci io al suo posto.

«A cosa stai pensando?», chiese il principe.

«Che attualmente vorrei essere al posto di Drake», confessai, facendolo ridacchiare.

«Come darvi torto», sbuffò, lasciandosi cadere sulla sedia. «È noioso starsene rinchiusi qui dentro. Qual era la vostra tipica giornata alla torre?»

Tamburellai le dita sul legno, «mi svegliavo, facevo colazione, andavo in missione e poi mi allenavo.»

«Sempre questo? Non avevate del tempo libero?»

«Eravamo schiavi, addirittura alcuni sono stati venduti, di certo non potevamo pretendere la libertà.»

«È per tale motivo che il vostro compagno si è schierato contro di noi? Ha detto che vi avremmo sfruttati come i Superiori.»

Subito capii che si riferiva a 030. «Sì, esatto, di certo nessuno può biasimarci con le disavventure che abbiamo alle spalle. Al mondo o uccidi o sarai ucciso, questo era il nostro motto.»

«O semplicemente sopravvivevi in un clima di pace, non è meglio?»

«Non esiste la pace.»

«Io ci sono cresciuto e posso assicurarvi che esiste. Avete una visione molto negativa della vita, non solo voi, tutti e nonostante non ho vissuto la vostra prigionia, posso promettervi che sarà tutto diverso.»

«Sincera, non mi fido dell parole, ma dei fatti.»

«E ne avrete», concluse, chinando il capo sul suo lavoro e continuando la scrittura.
Mi chiesi da dove provenisse tanta sicurezza, era forse la sua ignoranza sulla forza dei nostri Superiori a farlo parlare, o forse sottovalutava noi, non ci stavo capendo nulla, sapevo solo che non andare in missione per un giorno, mi piaceva.

Più lo osservavo seduto e più nella mia mente nasceva l'idea che quella scena la ricordavo. Era come se quel momento lo avessi già vissuto e più provavo a ricordare, più la testa pulsava.
Mi alzai dalla mia sedia mi incamminai verso la balconata. Non uscii, rimasi sull'uscio con le braccia conserte ad osservare i giardini, il cielo e ad udire il canto degli uccelli.
Forse un po' aveva ragione. La dimora nella quale era cresciuto era avvolta da una bella quiete e soprattutto da un buon odore. Effettivamente solo in quel momento me ne resi conto: lì non c'era quella terribile puzza di muffa.

Presi profondi respiri, godendomi a pieno quella bella beautidine e, poco dopo, giunse ora di pranzo.
Di certo noi non avremmo pranzato con la famiglia reale, ma almeno avevamo un posto riservato al nostro tavolo.

«Oh wow», esclamò 015 «questa volta si sono davvero superati, forse si festeggia qualcosa.»

«Modestamente è opera mia», esclamò  009, nonché sua sorella gemella, «mi sono ricordata di alcune ricette che preparava nostra madre e ho chiesto al cuochi di farle.»

«E brava la nostra Charlotte, ci sorprendi sempre», arrivò Drake, sedendosi accanto a me.

Aggrottai le sopracciglia confusa. Charlotte?
Lui, vedendo la mia espressione, continuò, «abbiamo deciso di non usare più i codici per identificarci: nuova vita, nostro nome.»

«Ah», dissi solo. L'idea in sé non era male, il problema era che li avevo sempre visti come dei numeri e mi sembrava strano chiamarli per nome.

«Esatto. Io sono Charlotte e lui è Leo», indicò il nostro compagno.

«Bene», abbozzai un sorriso, «farò fatica inizialmente.»

Lei lanciò un'occhiata a Drake, per poi sistemarsi per bene sulla sedia ed affermare: «non sarebbe la prima volta che mi chiami col mio nome, fidati», per poi prendere del pane.

Rimasi leggermente perplessa dalla sua affermazione, ma preferii non aggiungere altro per non fare altre figuracce. Era tremendo non ricordare nulla, pensavo di non essere l'unica, ma a quanto pare lo ero.
Volevo ricordare, ma non sapevo come.
Volevo ricordare la mia famiglia, la vita che conducevo prima dello sterminio, l'infanzia con i miei coetanei e soprattutto il rapporto che avevo come Benjamin.

La giornata passò nella totale monotonia e, dopo cena, ritornai nella mia stanza che mi accolse con un dolce profumo di vaniglia. Mi lasciai cadere sul letto ed osservai il soffitto, persa completamente nel vuoto.
Sì, mi sentivo vuota, come se mi mancasse un pezzo e non capivo da cosa derivasse tale sensazione.

Quando sentii bussare alla porta, subito capii che era Drake, ne sentivo l'odore.
«Dobbiamo parlare di una cosa importante.»

«Dici», risposi senza nemmeno voltarmi.

«Dobbiamo capire come nutrirci, il cibo umano ci può aiutare per poco, se vogliamo avere abbastanza forza, dobbiamo nutrire anche l'altra parte.»

«Mmh hai ragione.»
Effettivamente erano i superiori a provvedere alla nostra alimentazione sia umana che soprannaturale. «Non hai  mai capito da dove provenisse il liquido?»
I Superiori ci nutrivano con del liquido blu che celeva al suo interno tutta la linfa di cui necessatavamo.
La linfa non era sangue, carne, o altro, era l'essenza delle persone, la loro fonte di vita, la loro energia -se cosi si poteva definire-. 

«No, proveniva dall'esterno, non era di loro produzione.»

«Qualcuno era in combutta con loro. Chi pazzo li avrebbe mai aiutati?»

«Non lo so», si sedette accanto a me, «ma adesso dobbiamo trovare una soluzione.»

«Le soluzioni sono due: o troviamo chi ci forniva le scorte, o ci nutriamo degli animali in zona, uscendo dal castello durante la notte.»

Lo sentì sospirare, «siccome la prima è impossibile, opterei più per la seconda, ma ammetto che l'idea non mi entusiasma.»

«Nemmeno a me, ma è l'unica soluzione al momento.»

«E sia, faremo così, avviso anche gli altri.»

I gemelli Charlotte e Leo

I gemelli Charlotte e Leo

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