•Capitolo 18•

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Il giorno seguente ebbi la fortuna di riposare almeno per due, così da essere pronta per iniziare un nuovo giorno.
Nonostante fossi apparentemente tranquilla, nella mia testa continuava a ronzare la proposta fatta da Varus.

Inizialmente avevo il dubbio che i Reali ci stessero solo osservando e tenendo in una prigione invisibile, ma poi avevo appurato che le loro azioni e decisioni non avevano doppi fini. Non ero certa di nulla, ma se i pezzi della storia combaciavano alla perfezione, non si necessitava di ulteriori prove.
Ero certa che prima o poi la verità sarebbe uscita, anzi, doveva uscire; non sarei stata tranquilla fin quando ogni singola minaccia non sarebbe stata eliminata.

Ancora non sapevo quale fosse il mio posto nel mondo, o al Castello, ma sapevo che prima di arrivare a prendere una decisione, dovevo essere sicura di avere la strada spianata.

<Avete saputo la nuova notizia?>, esclamò esuberante Charlotte, <in cucina non fanno altro che parlarne.>

<Onestamente no>, rispose Leo e solo allora notai la divisa da erborista che indossava, decisamente più adatta degli stracci con cui era giunto al Castello.

<A quanto pare, oggi arriva a Corte il sovrano del Paese milizio situato ad ovest insieme al futuro erede al trono. Da come ho capito, la Capitale ha un bel po' di alleanze non solo militari, ma anche marine, petrolifere e minerarie. Colui che viene oggi è il più temuto perché ricopre un alto livello di importanza per la Capitale>, spiegò.

<In effetti mi chiedevo da dove provenissero tutti gli oggetti e gli alimenti presenti alla Capitale>, affermò Drake.

<La maggior parte vengono prodotti nel nostro territorio, altrimenti la Capitale sarebbe un Paese dipendente, al massimo solo le rarità vengono prese al di fuori.>

<Confermo>, si aggiunse Leo, <la stessa cosa mi è stata detta dall'erborista di corte, ci sono molte piante rare nelle verande reali e alcune di esse vengono dal paese marino.>

<Affascinante>, incrocio le braccia Drake, <quindi oggi è un giorno imporntare, dobbiamo stare molto attenti... soprattutto tu, Lien>, si voltò verso di me. <Sono certo che essendo accanto al Principe, avrai modo di conoscere anche i visitatori.>

<Probabile>, risposi, prima di alzarmi. <In realtà sono abbastanza curiosa di conoscerli, se sono tanto temuti come ha detto Charlotte, ci sarà pur un motivo.>

<Sta attenta.>

<Sì, ci vediamo più tardi>, salutai tutti e mi diressi verso l'ufficio del Principe.
Non appena entrai, lo trovai sulla balconata ad osservare il paese.
<Buongiorno>, lo raggiunsi.

<Buongiorno Lien, dormito bene?>

Annuii, <sì, come mai qui fuori?>

<Oggi non ho molto lavoro da svolgere, a pranzo avremo degli ospiti d'onore e di conseguenze tutto il lavoro passa in secondo piano.>

<Sì, Charlotte me lo ha detto. Ti stai preparando il discorso da fare durante il pranzo?>

<No, a quello ci penserà mio padre.>

C'era qualcosa di strano nel suo tono e nella sua espressione. <Sei nervoso? Ti vedo strano.>

<Più o meno, ieri ho già avuto modo di incontrare il Principe ereditario, siamo cresciuti insieme quindi mi fa piacere averlo alla Capitale, il problema è il padre. È un uomo molto astuto e pretenzioso, con lui un semplice pranzo si può trasformare in una guerra.>

Accidenti, non pensavo che fossero tanto critici i loro rapporti.
<Non so che dire>, confessai.

<Tranquilla, immagino che per te sia una situazione nuova e soprattutto estranea>, si volto finalmente verso di me e sorrise.

Rimasi a contemplarlo per un po', ammettendo a me stessa che il suo fascino un po' mi influenzava. Era davvero un bel ragazzo, i raggi solari sotto il quale era, gli rendevano i capelli biondi e gli occhi azzurri ancora più lucenti, per non parlare della luminosità della sua pelle di porcellana.
Per la prima volta, dopo la scoperta della scorsa sera, lo guardavo con occhi diversi, abbassando -addirittura- quella corazza che avevo posto tra di noi.
<Esatto, posso solo consigliarti di non andare nel panico e di ragionare prima di aprir bocca.>

Si passò una mano tra i capelli, ridacchiando nervosamente. <Purtroppo non riesco a tenere a freno la lingua, è un brutto difetto che non riesco a migliorare.>

<In tal caso, spero che non dirai qualcosa di inopportuno.>

<Lo spero anch'io>, sorrise, per poi fare un passo in avanti ed allungare una mano nella mia direzione.
Nonostante fossi sorpresa, non mi scostai e -curiosa- attesi una sua mossa.
Il suo indice si posò sulla mia guancia, pressò leggermente e poi si allontanò. <Avevi una ciglia sulla guancia>, me la mostrò.

<Oh...>, la osservai, decidendo di poggiare il mio indice sul suo e di esprimere un desiderio.
Desiderai che il pranzo terminasse se alcun disguido e poi ci soffiai su, facendola volare via.

<Hai espresso un bel desiderio?>

<Come fai a saperlo?>, poi ci riflettei, <lo facevo anche da piccola?>

Lui annuì con un sorriso, <sì, sia con le mie che con le tue ciglia, dicevi sempre che i tuoi desideri si avveravano.>

Abbassai lo sguardo sulla sua mano e poi sulla mia. Erano così vicine, eppure così diverse. La sua era pura porcellana, innocente, la mia era macchiata da tanti crimini che si celavano dietro ad una pelle secca e scolorita.
Nel momento in cui stavo per rispondergli, qualcuno bussò alla porta e fummo costretti a concludere lì il discorso.

<Prego>, disse il Principe, poggiandosi sul suo scrittoio, con me accanto.
Essa fu aperta ed un viso vagamente familiare fece il suo ingresso.
<Oh... siete arrivato in anticipo, di solito vostro padre tarda di almeno quaranta minuti.>

<Sì, è da ricordare questo evento>, sorrise il giovane uomo avvolto in un prezioso abito di seta. Il suo sorriso, però, si spense non appena si posò su di me e solo da quel viso serio ricordai chi fosse: il ragazzo ubriaco della scorsa sera. Impossibile che fosse lui. Nessun Principe poteva permettersi di ubriacarsi e girare per la Capitale come un barbone e soprattutto da solo. Forse mi sbagliavo.

Kyle, vedendo lo sguardo del ragazzo su di me, si affrettò a fare le presentazioni. 
<Lien, lui è il Principe ereditario del Paese Milizio, vi siete già incontrati un paio di volte, ma immagino che non ricordiate il suo viso. Amico caro, lei è Lien, la ragazza di cui vi ho parlato la scorsa sera, ormai non è più una bambina.>

<Sì, lo vedo>, rispose secco.
<È da molto tempo che non ho l'onore di parlare con lei, Principe, mi concedereste un paio di minuti da solo con la signorina?>

Sobbalzai a quella richiesta ed iniziai a temere il peggio. Le mie ipotesi erano confermate, dunque, lui era l'ubriaco della sera precedente.
Kyle, molto più sorpreso di me, mi lanciò una veloce occhiata, per poi rispondere: <sì, certo, vi lascio soli.>
E così fece, ci lasciò da soli e scomparì dalla nostra vista.

N.A.
Perdonate l'enorme ritardo, ma a causa degli esami universitari non ho avuto tempo da dedicare alla storia.
-Angie💗

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