•Capitolo 17•

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La giornata passò velocemente e la notte non tardò ad arrivare.
Come sempre, attesi il cambio turno delle guardie per poter uscire senza destare alcun sospetto, indossando i medesimi abiti.
Ero stata di parola e speravo che anche 030 lo fosse.

Camminai spedita fino all'ingresso della sezione dove un tempo abitavo e mi guardai attorno. Purtroppo i miei sensi si erano indeboliti e anche la percezione, non potevo udire i suoi passi in lontananza, non potevo sentire il suo odore o percepire la sua presenza; non ero abituata a ciò.

<Che sorpresa, hai mantenuto la parola>, era arrivato.

<Dovresti conoscermi>, esclamai, voltandomi verso sinistra.

Lo vidi avanzate verso di me con passo fluido, per poi fermarsi a pochi metri ed incrociare le braccia al petto. <Sì, per questo sono venuto, ma ammetto che ero molto titubante. Sei riuscita a sgattaiolare di nuovo fuori senza che qualcuno ti vedesse, i miei complimenti.>

<Sono brava in questo. Hai parlato ai Superiori di me e del nostro incontro?>

<No, non ancora, anche perché hanno altro a cui pensare. Sediamoci lì>, indicò il prato che precedeva il sottile canale che divideva la Capitale dalla nostra fazione.
Annuii e lo seguii, sedendoci insieme sull'erba umida. <Hai avuto modo di parlare con il Principe e di scoprire qualcosa?>

Scossi il viso, <no, inizio a pensare che lui sappia meno di noi. Inoltre non credo che ci avrebbe salvati se avesse avuto rabbia o rancore nei nostri confronti.>

<Prima ci sterminano e poi ci salvano, assurdo.>

<Toglimi una curiosità>, mi voltai verso di lui, <qual è il vostro piano? Volete attaccare la Capitale per vendicarvi?>

Sembrò molto sorpreso dalla mia domanda sfacciata, ma ormai non avevo più pazienza di girare intorno agli argomenti principali.
<Non lo so, personalmente voglio solo trovare chi ha ideato il piano dello sterminio, ma non penso che i restanti discendenti dei Superiori siano della stessa idea. Sono arrabbiati, molto e come dargli torto, gli è stata promessa una cosa e poi sono stati uccisi.>

<Non capisco>, chi aveva promesso e soprattutto cosa?

<Da come ho capito, quando ci fu lo sterminio, tutti i bambini dai sette ai dieci anni furono catturati ed imprigionati, fin quando colui che aveva attuato il piano, non convocò i Superiori. Essi non erano altro che degli abili mercenari di oggetti rari e furono entusiasti di posare le mani su di noi. Prima di comprarci, ci osservarono e pian piano, tutti quelli che venivano considerati abili, vennero portati nella torre.
Fu stipulato un patto e l'accordo era che i mercenari sarebbero stati tutelati a patto che nessuno venisse a conoscenza della nostra esistenza e il denaro guadagnato dalle nostre missioni -o dalle nostre vendite- sarebbe stato diviso.>

<Ma cosa...>, era un piano perfetto, astuto, solo un abile stratega avrebbe potuto idearlo. Il tutto ruotava sull'acquisto di potere e di denaro, utilizzando qualsiasi strumento a disposizione.
Evidentemente la mia specie fruttava tanto alla Capitale e, per far si che una volta sterminata non sarebbero nate lacune a livello militare ed economico, avevano provveduto alla nascita della torre e ai sistemi di missioni.
Tutto si ricollega, tutto iniziava ad avere un senso, ma chi diavolo era l'artefice?
<Incredibile, la situazione è più complessa di quanto immaginassi.>

<Esatto. Non sono assolutamente d'accordo su come i Superiori abbiano amministrato il loro potere su di noi, ma comprendo in parte la rabbia che provano i superstiti e i loro discendenti.>

In effetti, anch'io potevo comprenderla. Odiavo le ingiustizie ed un patto stipulato, non può assolutamente essere violato.
<Da ciò posso essere sicura di una cosa>, catturai la sua attenzione, <il Principe Benjamin non era a conoscenza del patto, così come non lo è tutt'ora. Se lo fosse stato, non avrebbe mai violato l'accordo, mandando delle truppe a salvarci.>

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