•Capitolo 3•

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Sembrava quasi che il tempo si fosse fermato, lui sotto di me ed io con la spada puntatagli contro.
Lien... Mi aveva chiamata Lien, ma lo ero davvero? Ero davvero la persona che lui credeva? Non lo sapevo.

Sussultai e per brevi istanti tentennai. Avevo dimenticato il motivo per il quale fosse lì, io dovevo assassinarlo, ma se lui mi conosceva? Avrebbe potuto rispondere alle tante domande che mi ero fatta negli anni.
No... Era troppo bello per essere vero, come poteva conoscermi, lui era il Principe ed io una schiava.

«Non so chi sia», mi preparai ancora una volta a dargli il colpo finale, ma lui ancora una volta mi fermò.

«Sei tu Lien, ne sono certo! Sei scomparsa sette anni fa, io e te eravamo amici, non te lo ricordi?»
Con la bocca secca e il respiro sempre più affannoso, rimasi ferma a contemplarlo.

«Io... Io vengo dalla Valle di Pietra, impossibile.»

«No, tu-», ciò che disse dopo mi fu impossibile ascoltare. Un fastidioso fischio mi costrinse a chiudere gli occhi e a tappare le orecchie.
Era scaduta l'ora a mia disposizione e ciò significava che ai loro occhi io ero una ribelle che non adempiva ai propri obblighi.

Avevano attivato il processo di riporto in base forzato e il panico che mi salì a seguito di quella consapevolezza, fu indescrivibile.
Il suono divenne tanto forte da entrarmi nel cervello e stordirmi del tutto. Non riuscii più a vedere con nitidezza ed ebbi la sensazione di star volando, come se avessi perso il senso del tatto con il pavimento.

Quando tutto cesso, mi resi conto di aver avuto per tutto il tempo gli occhi chiusi e, cosa più assurda, quando lo riaprii non ero più al castello, bensi alla torre ed in una cella.
La situazione mi riportò indietro di sette anni, quando da piccola venivo rinchiusa proprio lì, in quando disubbidiente.
Feci per alzarmi, ma un feroce giramento di testa mi costrinse a restare sdraiata e a contemplare il soffitto.

Cos'era successo? Perché mi trovavo in una cella?
A quelle mie domande ben presto arrivò un risposta, infatti 001 pochi minuti dopo il mio risveglio, era giunto davanti alla mia cella.
Sguardo serio, severo, quasi accusatorio. Non aveva il permesso di entrare, ma almeno era lì ed io ne ero felice.

«Ti avevo detto di non fare guai e di eseguire gli ordini.»

«È quello che ho fatto, cos'è successo?»

«Hai fallito la missione e di conseguenza sei stata portata qui con il procedimento standard di emergenza. Com'è possibile che non sei riuscita ad ammazzare il Principe? I superiori hanno detto di averti trovata proprio accanto a lui... Svenuto.»

Lui era svenuto? O qualcuno aveva agito in modo da riuscire a prendermi senza che lui vedesse chi fosse?
Finalmente riuscii ad alzare il busto e a poggiare i piedi per terra.
«Non capisco, io stavo per ucciderlo ma un forte suono mi ha fermata.»

«Da come ho capito, era terminato il tempo a tua disposizione.»

«Che esagerazione, almeno un paio di secondi potevano concedermeli. Tutto questo casino per una sciocchezza, voglio parlare con uno di loro, puoi riferirgli la mia richiesta?»

Scosse il viso, «non posso.»
Si guardò attorno e poi esclamò, «non sei al sicuro qui, hai rivelato al Principe da dove provieni, hai violato una delle regole principali e attualmente i Superiori stanno decidendo se ucciderti o darti una seconda possibilità.»

«Cosa?», balzai in piedi con uno scatto, «stai scherzando? Come fanno a sapere che ho trasfredito la regola? Loro non erano lì, non possono esserne certi.»

«Non so come abbiano fatto, ma orogliando la loro conversazione, temono che a causa tua, l'intera attività potrebbe crollare.»

«E perché mai?», mi aggrappai disperata alla sbarre in ferro. Avevo paura, tanta paura, se avessero deciso di uccidermi, anche se avessi lottato, sarei morta.

Lui fece un passo in avanti e poggiò la sua mano sulla mia tremante. Per un attimo addolcì il viso, facendo assumere ai lineamenti quella infantilità che un tempo lo caratterizzava.
«Lien», pronunciò solo, facendomi sussultare dalla sorpresa. «Io voglio proteggerti, ma non posso farlo se tu sei all'oscuro dai tuoi stessi ricordi. So che comprendi la gravità della situazione, ma devi cercare di restare calma e di prepararti per un possibile scontro.»
A quelle parole, aggrottai la fronte confusa.«Non lascerò che ti uccidano, dovranno prima passare sul mio cadavere. C'è, inoltre, un'alta probabilità che il Principe mandi qui le guardie Reali, dopo aver saputo che sei viva.»

«Non capisco! Prima mi dici che la mia idea di fuga è assurda, poi di stare buona e di seguire gli ordini ed ora mi dici di prepararmi a combattere?»

Sospirò spazientito. «Volevo solo che non ti mettessi nei guai, ma ora che la tua incolumità è in pericolo, bisogna agire diversamente», rispose spostando la mano dalla mia, fino a risalire sulla guancia in una dolce carezza.
«Davvero non ricordi?»

Scossi il viso, sorpresa ed imbarazzata da quel gesto. «Cosa intendi?»

«Il tuo nome, il mio, il nostro rapporto e la conoscenza con il Principe.»

Sgranai gli occhi incapace di elaborare altro. Io e la conoscenza con il Principe... Dunque era vero? Lui aveva ragione? Lui mi conosceva e forse poteva aiutarmi.
«Il tuo nome... Pensavo che nemmeno tu lo ricordassi.»

«Lo ricordo eccome, così come ricordo il tuo, Lien.»

Mi scostai dalle sbarre e da lui, «perché non me lo hai mai detto? Hai idea di quante volte ho cercato di ricordare chi fossi o come fosse la mia vita prima di questo inferno?»

«Ci ho provato, tutti giorni, per un mese intero, ma ogni mattina del giorno seguente, tu avevi nuovamente dimenticato tutto. Ipotezzo che tu abbia attivato un specie di meccanismo di difesa, che ti allontanasse dal passato e dalla nostalgia di casa. Per diventare forte e sopravvivere, hai rinunciato ai tuoi ricordi.»

«N-Non è possibile, io...», mi zittii, non sapendo più cosa dire. Aveva ragione, non ricordavo nulla, nemmeno i suoi tentativi. Come poteva essere? Perché mi ero auto imposta una cosa del genere? Lui era diventato forte, un vero guerriero, senza dover rinunciare a nulla.

«Non rattristarti, non pensare al passato. Eri piccola e spaventata ed hai trovato una via alternativa per andare avanti.»

«Qual è il nome?»

«Drake, mi chiamo Drake.»

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