•Capitolo 19•

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<Non mi sarei mai immaginato di incontrarvi qui, signorina Lien. Forse la memoria mi inganna, ma... eravate voi la scorsa sera, o sbaglio?>
Era ovvio che la risposta già la sapesse, dunque mentire non aveva senso.

<Sì, non pensavo che foste un Principe, considerando le condizioni in cui eravate.>

<Ah si, piccola festa per il mio ritorno alla Capitale. La mia guardia personale mi ha rimproverato per l'intera mattinata, ma vi assicuro che non sono solito girare da solo ed ubriaco per il paese. Ogni tanto un po' di svago lo necessito, spero che possiate capire.>

Annuii, <sì, certo, ma penso sappiate quanto sia pericoloso, potreste->

<Imbattermi in due tizi che, nel cuore della notte, volevano ammazzarmi?>, mi interruppe, lanciando la provocazione e centrnadomi in pieno.

Abbassai il viso e sospirai.
<Esatto. Ormai avete confermato le vostre ipotesi, cosa farete? Mi denuncerete al Principe Kyle? A suo padre? Urlerete a squarciagola che stavo per ammazzarvi?>

<Quanta arroganza e sfaccettatura. Siete nel torto, ve ne rendete conto?>

<Certo, lo so, ma mi chiedo quale sia il vostro scopo. Chiedendo un dialogo privato, avete già allarmato il Principe e sicuramente ci inonderà di domande.>

<Non ho alcun doppio fine, anzi avrei scommesso che vi sareste inginocchiata, implorandomi di tacere e di non giustiziarvi.>

Scossi il viso, <non lo avrei mai fatto, in nessuna occasione.>

Lui abbozzò un mezzo sorriso.
<Certo, è così che vi ricordavo, o forse siete peggiorata>, mi oltrepassò, <potete stare serena, non aprirò bocca sull'argomento con mio padre, ma vi consiglio di stare più attenta, la prossima volta, questa voce e questa arroganza dovrete cacciarla anche con il vostro amichetto, se non volete essere succube della sua volontà.>
Detto ciò, aprì la porta ed uscì, lasciandomi sola e perplessa sulle sue parole.

Kyle

Erano ormai passati più di venti minuti, perché ancora non avevano terminato la conversazione? E, soprattutto, perché erano da soli in quella stanza? Cosa nascondevano? Perché non potevo assistere alla conversazione?
Ero nervoso, temevo che Lien avrebbe agito da sconsiderata, arrivando addirittura ad offendere o aggredire verbalmente il Principe.

Non potevo frenare i suoi istinti, era una persona diversa, una persona che ancora non capivo e di conseguenza non sapevo come entrare nelle sue grazie.
Quando finalmente la porta si aprì, fui pronto a scattare in avanti per mettere a tacere i miei dubbi e le mie perplessità.
Il mio amico, però, mi fece subito segno di seguirlo e -nonostante volessi vedere lei- annuii.
Quando fummo abbastanza lontani e rifugiati in una delle tante stanze del castello, subito partii all'attacco.

<Cosa è successo? Perché mi avete chiesto di parlarle in privato? Non erano questi i piani!>, il che era vero.
La sera prima ci eravamo incontrati in una delle locande che solitamente frequentavamo e gli avevo raccontato tutto. Lui, di risposta, mi aveva rassicurato e mi aveva detto che avrebbe provato a parlarle... ma in mia presenza!

<Calmatevi, Principe>, si sedette, sbottonando i gemelli che aveva al polso. <Volevo solo parlarle in privato, sta bene tranquillo.>

<Lo so che sta bene, ma non è vostro solito intraprendere conversazioni private.>

<Volevo accettarmi di ciò che mi avete raccontato la scorsa sera e quale miglior modo, se non questo.>

Qualcosa non quadrava... il suo sguardo, il suo respiro leggermente velocizzato, il suo sospirare continuamente.
Lo conoscevo molto bene, tanto da azzardare a dire che in quel momento stava mentendo.
<Sapete bene quanto me che non ci casco, voglio sapere tutto.>

Si grattò la nuca.
<Così però mi mettete in difficoltà, le ho promesso che avrei tenuto la bocca chiusa.>

<Che cosa?>, sobbalzai, c'era davvero qualcosa che non sapevo. <Preferite una promessa fatta ad una mezza sconosciuta, piuttosto che dire la verità ad un vostro caro amico?>

<Mezza sconosciuta...>, ridacchiò, <la conosco quanto voi.>

<Fidatevi, conoscete la Lien del passato, non questa.>

<Sì, su ciò concordo pienamente>, sospirò ancora, <e va bene. La notte scorsa, dopo che ci siamo separati, ho incontrato la signorina Lien insieme ad un so compagno... o almeno, penso sia un compagno.>

<Cosa? L'avete incontrata fuori dalle mura del castello?>
In effetti, la sera prima avevamo deciso di andare a bere qualcosa insieme, come ai vecchi tempi. Eravamo usciti senza scorta, da soli, volevamo solo passare del tempo al di fuori dei doveri reali.
Avevamo, però, oltrepassato il limite con l'alcol e di conseguenza ricordavo ben poco...

<Sì, esatto. Forse non è nemmeno la prima volta che esce di nascosto, strano che non l'avete notato grazie alle vostre scappatelle notturne>, ammiccò, facendo l'occhiolino.

Solo lui, oltre mio padre e Harold, sapeva delle mie continue fughe notturne. Odiavo dover rimanere segregato oltre le mura del castello, quindi di tanto in tanto, mi capitava di lasciare tutto alle spalle e di godermi la mia giovane età.
<Non.. non pensavo che scappasse di notte. Chi era l'uomo con lei?>

<Non lo so>, accavallò la gamba, <so solo che non è una buona compagnia, la spronava ad uccidermi, definendomi un inutile ubriacone.>

Cosa? Lien era insieme ad un tipo che ammazzava la gente?
<Lien non avrebbe mai dato ascolto ad una persona qualsiasi.>

<Vi assicuro che per brevi istanti ci ha seriamente pensato. Lui continuava a spingermi verso di lei ed io, non riconoscendola, attendevo una sua possibile risposta. Alla fine mi ha lasciato andare, il suo cuore -nonostante la corazza che si è costruita- è ancora puro, ma non penso sia saggio continuare a frequentare tale feccia. Prima o poi la sua ingenuità celata potrebbe rinascere e di conseguenza lei potrebbe acconsentire alle richieste di quel tipo.>

<Non capisco chi sia. Oltre lei e gli altri tre, in pochi sono sopravvissuti, forse lui è qualcuno che viveva alla torre.>

<Sicuramente, a quanto ho capito e soprattutto ricordo, lei non doveva semplicemente uccidermi, doveva nutrirsi di me.>

Nutrirsi? Come da piccola?
Subito ricordai il colore diverso dei suoi occhi. Fino a quel momento non ci avevo dato peso, non avevo riflettuto a fondo sulla loro natura né tanto meno sul suo nutrimento. Possibile che anche Drake, Leo e Charlotte avessero lo stesso problema? Sicuramente.
<Non ne avevo idea, vi ringrazio per essere stato onesto.>

<Onesto o meno, lei non deve saperlo o ci potrei seriamente rimette la vita. Sono nato per combattere, il mio corpo è allenato, ma non potrei mai competere con qualcuno della loro specie.>

In effetti, nemmeno io sapevo con certezza cosa comportasse la loro natura. Sapevo che erano più agili di noi, più veloci e più astuti. Sapevo che erano esseri maledetti e che per sopravvivere dovevano nutrirsi della forza vitale delle persone. Cosa, invece non sapevo?

<Tranquillo, terrò la bocca chiusa, ma agirò per il suo bene.>

Il suo sorriso si allargò.
<Come un tempo, eh? Ancora non vi è passata la cotta?>

<Quale cotta...>, feci per uscire dalla stanza, ma mi fermai. <Io ne sono innamorato.>

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