•Capitolo 13•

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Lien


L

a sera stessa mi prepari nuovamente per uscire. Volevo ritornare in quel luogo e scoprire di più... Cosa? Esattamente ancora non lo sapevo, eppure il mio istinto mi suggeriva di tornarci e lui aveva sempre ragione.

Come la notte precedente, indossai un abito comodo ed un mantello, uscendo fuori la balconata ed attendendendo il cambio guardie.
Il mio occhio ricadde, ancora una volta, sulla balconata del Principe e ripensai alla discussione avuta quel giorno.
Era colpa mia? Probabile, ma non volevo incolparmi di nulla, inoltre poco mi interessava della sua opinione e del rapporto che avevamo un tempo.

In quel momento avevo altro per la testa e lui era l'ultimo dei pensieri.
Arriciai il naso e notai che il suo odore era magicamente sparito. Possibile che ogni sera spariva? C'era qualcosa in aria che comprometteva il mio olfatto?

Sospirai e, poco dopo, uscii dal castello e percorsi il tragitto che mi avrebbe portata al mio paesino natale. Lo definivo paesino perché non lo vedevo come fazione della Capitale, era stato letteralmente allontanato dai loro occhi e cuori.
Quando arrivai a destinazione, fui avvolta nuovamente dalle tenere e dall'angoscia.
Sospirando mi incamminai verso la parte che la volta scorsa non ero riuscita a vedere. Mi allontanai leggermente dalle altre case, fino a giungere davanti ad una casa a due piani. L'immenso giardino e i cancelli finemente forgiati da qualche famoso fabbro mi fecero intuire che essa non appartenesse a gente comune.

Aprii il cancello, facendolo emettere un fastidioso rumore di ferro arrugginito ed entrai.
Oltrepassai il giardino non più curato come un tempo ed entrai in casa. Fu la prima casa in cui avevo messo piede, sentivo che quella fosse la giusta direzione da seguire.
Un terribile odore di polvere mi fece storcere il naso, mentre pian piano mettevo a fuoco le ragnatele, i vetri rotti e tutti i mobili gettati alla bella e meglio per terra, come se qualcuno per capriccio si fosse divertito a trascinarli e lanciarli.

Salii al piano superiore ed entrai nella prima camera che trovai.
Sobbalzai nel vedere tanti giochi, le pareti rosa, un letto a baldacchino. Era sicuramente la stanza di una bambina.
Feci un passo in avanti, ma per qualche strana ragione non ebbi il coraggio di proseguire. I miei piedi erano inchiodati al suolo.
Chiusi gli occhi e provai una seconda volta a proseguire, ma come la prima, non ci riuscii.

Decisi di andare via da quella casa e di ritornarci quando mi sarei sentita pronta. In cuor mio sapevo che quella casa apparteneva alla mia famiglia, non avevo alcuna prova, solo una mera sensazione.

«Chi c'è?», urlò una voce, facendomi scattare all'indietro.
Mi maledissi per non aver portato alcuna arma con me e mi preparai ad un possibile scontro corpo a corpo, ma mai mi sarei aspettata di trovarmi davanti un mio ex compagno: 030.
«002, sei tu?»

Cosa ci faceva lì? Chi lo aveva mandato?
Rimasi in silenzio e pronta ad attaccarlo o a fuggire in qualsiasi momento.
«Che ci fai qui?»

«Potrei chiederti la stessa cosa.»

Lui si guardò attorno, «sono venuto per cercare delle risposte.»

«Risposte? Di che genere?»

«Nessuna in particolare. Questo è il luogo in cui sono cresciuto, speravo di poter ritrovare la mia casa e di capire cosa fosse successo quel giorno.»

Anche lui quindi voleva capire...
«E le hai trovate?»

Scosse il viso, «ho trovato solo la mia casa, nulla di più, penso che per le risposte devo chiedere ai piani alti», si voltò verso la capitale.

«Non te le daranno, nemmeno a me le hanno date.»

«Anche tu quindi vuoi sapere la verità.»

Mi limitai ad annuire, «non dovresti essere con i rimanenti?»

«E tu non dovresti essere con i reali? Come stanno gli altri? Vi trattano bene al castello?»

Qualcosa non quadrava.
«Come fai a sapere che siamo tutti al castello?»

«Sono andato ad intuito, sicuramente vi terranno d'occhio e non vi lasceranno fin quando non capiranno se fidarsi di voi. Hai trovato la tanta attesa libertà che desideravi?»

No.
«Più o meno.»

Lui abbassò il viso ed abbozzò un sorriso, «te lo avevo detto che non l'avresti ottenuta, stai attenta, è colpa loro se è successo tutto questo», indicò velocemente ciò che ci circondava.

«030», feci un passo in avanti, «se anche tu stai cercando risposte significa che hai un obbiettivo, o è solo curiosità?»

Ancora una volta lui sorrise, «secondo te?»

«Hai un obbiettivo.»

«Esatto. Voglio vendicare la morte dei miei genitori e della nostra gente.»

Lo disse senza peli sulla lingua, come se le sue parole non premonissero un violento scontro con la capitale e la famiglia reale.
«Inoltre, attualmente sono schierato con la prole dei Superiori, i quali vogliono vendicare la morte dei loro padri.»

«Ti sei veramente schierato con i figli di coloro che ci hanno da sempre sfruttati?»

«E tu ti sei veramente schierata dalla parte di coloro che hanno sterminato la nostra razza?», rispose secco e serio in viso.

«Non mi sono schierata dalla parte di nessuno.»

«Sì invece, quel giorno. Quando l'esercizio reale giunse alla torre, ti sei unita a loro, lasciando noi alle spalle.»

«Io non mi sono-»

«Se vogliamo metterla cosi», continuò poi, «anche tu sei mia nemica, cosi come lo è Drake ed i gemelli.»

«Nemici? Addirittura? Siamo della stessa specie, oltretutto prossimi all'estinzione, dovremmo per lo meno stare dalla stessa parte.»

«Appunto. Sotto questa prospettiva, chi è in difetto, tu o io?»

Io, ovviamente.
Ero io ad aver creduto alle gesta di coloro che avevano messo fine alla vita dei nostri cari.
Feci per dire qualcosa, ma una fievole luce mi fece contattare di scatto verso est, dove il sole stava sorgendo.
«Devo andare, prima che scoprono che sono uscita.»

«Devi uscire di nascosto? Bene, bellissima libertà vi siete conquistati, inoltre-»

«030», lo fermai, «continueremo il nostro discorso, dopodomani.»

Lui inarcò un sopracciglio, «dovrei crederti?»

«Hai sempre creduto in me e so per certo che dopodomani ti presenterai qui.»

«Credevo alla Lien di una volta, attualmente non ho più alcuna certezza.»

«Anche tu sai il mio nome», sussurai.

«Certo», avanzò di un passo, «adesso va', prima che si accorgano della tua scomparsa.»

Non aggiunsi altro, semplicemente retrocessi e corsi via. Avevo poco tempo a disposizione e speravo che Drake non fosse entrato nella mia stanza com'era suo solito fare.
Ero certa, però, che avrei mantenuto la parola data e sarei tornata lì per parlargli.

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