•Capitolo 16•

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Quella notte avevo finalmente riposato ed avevo recuperato le forze per poter affrontare un nuovo giorno.
Ero certa che quella sera avrei rivisto 030 e ciò che più mi preoccupava, era la forte ansia che provavo per quell'incontro.
Avevo un forte sesto senso e sapevo che qualcosa sarebbe accaduto, ciò nonostante, non mi sarei di certo tirata indietro.

Come sempre, dopo essermi preparata, scesi al piano inferiore per fare colazione.
<Buongiorno Lien>, disse una squillante voce.

<Buongiorno Charlotte, immagino che tu ti sia alzata all'alba, come sempre.>

Lui annuì, indicandomi il tavolo dove solitamente consumavano i pasti.
<Se voglio servire tutto quello, devo alzarmi molto presto o non sarà mai pronto per l'ora della colazione.>

Osservai attentamente tutto ciò che aveva preparato e mi chiesi con quale forza lo facesse. <Non sei obbligata a farlo, ci sono le cameriere che preparano i pasti, potresti dedicarti ad altro e riposare la mattina.>

<Eh? Lo so che non sono obbligata e di certo non mi pesa alzarmi presto, anzi, ne sono felice.>

Quanto avrei voluto essere spensierata come lei.
<Capisco. Piccola curiosità, Charlotte, ti piace vivere qui?>

La mia domanda la lasciò perplessa, tant'è che ci impiegò un po' prima di rispondere. <Sì, al momento sì. Posso fare tutto ciò che voglio e ciò che creo viene apprezzato. Mi sento in pace qui e sono felice.>

<E tuo fratello?>

<Leo? Credo che la pensi come me, non si è mai lamentato e apprezza la sua attuale posizione>, prese una brocca contenente del latte e riempì un paio di bicchieri, <ha sempre amato le spezie e le erbe e l'erborista di corte si è offerto di insegnargli le basi.>

Charlotte cuoca.
Leo erborista.
Drake cavaliere.
Sembrava che tutti avessero una posizione al castello, tutti tranne me. Ero certa che essere la guardia del Principe fosse solo una scusa per tenermi d'occhio, non sapevano dove piazzarmi.

<Perché queste domande, Lien? Non ti piace vivere qui?>

Feci spallucce, <è indifferente, ti ripeto: era solo una curiosità.>

Nonostante avessi risposto alla sua domanda, non mi sembrò affatto convinta, ma non aggiunse altro.
Quando arrivarono anche Drake e Leo, ci sedemmo per consumare la colazione e dal modo in cui ridevano e scherzavano, capii che effettivamente ero l'unica a non amare quella situazione.

Diedi un morso alla crostata di fragole e il dolce sapore della base croccante mi riportò alla mente un dettaglio non irrilevante. Da quando eravamo arrivati al castello, non ci eravamo mai nutriti, ne avevamo parlato, ma mai nessuno lo aveva fatto; ciò significava che in quel momento noi seguivamo un alimentazione umana e di conseguenza anche il nostro potenziale si affievoliva.
Personalmente avevo avvertito una certa stanchezza per un breve periodo di tempo, ma era bastata una bella dormita ed ottimo cibo per ricaricarmi.

La maledizione che affliggeva il nostro clan era presente e lo sarebbe stata in eterno, ma non alimentandola, potevamo metterla a tacere per un po'.
Da un lato ciò ci giovava, ma dall'altro ci indeboliva troppo.

<Era tutto buono Charlotte>, abbozzai un sorriso e mi alzai. <Ci vediamo più tardi>, aggiunsi salutando anche gli altri due.

Mi avviai verso l'ufficio del Principe e, con mia sorpresa, non lo trovai.
Dov'era?
Mi guardai attorno ed attesi per diversi minuti, fin quando non mi venne la brillante idea di cercarlo. Non era suo solito tardare e, oltre nel suo ufficio, potevo trovarlo solo nella sua stanza, a quell'ora.

Entrai senza bussare e, quando lo trovai sdraiato a letto, mi avvicinai lentamente. 
Perché dormiva ancora? Dovevo svegliarlo? Chi si occupava di farlo?
Mi schiarii la voce, <Principe...>
Nulla.
<Principe>, gli scossi la spalla, ma nulla.

Presi un bel respiro e a gran voce urlai, <Kyle!>

Lui sgranò gli occhi e si alzò col busto.
<Che succede?>, lo sguardo impanicato, si rilassò non appena si posò su di me. <Lien che ci fai qui?>

E da quel tono formale, capii che era ancora intonito dal sonno. <Sono passate le nove e stai ancora dormendo!>, feci un passo in avanti. Un particolare odore mi fece arricciare il naso, era un odore che conoscevo bene, in quanto lo sentivo spesso sugli abiti dei Superiori.
<Hai bevuto? Puzzi di alcol.>

Lui si stropicciò gli occhi, <no e non urlare per favore, ho un tremendo mal di testa.>

<Postumi di una sbornia, classico.>

<Lien>, sbuffò, sdraiandosi nuovamente,  <non urlare.>

<Non sto urlando>, stavo parlando a bassa voce. Mi avvicinai ancora, poggiando il dito medio e l'indice ai lati delle sue tempie e facendo movimenti circolari. <Questo dovrebbe aiutare.>

La sua espressione si rilassò e chiuse gli occhi per godersi il mio massaggio. Un Principe poteva ubriarsi fino a ridursi in quello stato? La sua famiglia ne era al corrente?

<Grazie>, esclamò, aprendo nuovamente gli occhi. <Scusate il tono formale di prima, ora sono sveglio.>

<Ti preferisco quando mi parli normalmente, dovrei essere io a portare rispetto a te e invece...>, invece me ne fregavo.

<Vi ho già detto che potete rivolgervi a me come desiderate, ma io non posso farlo nei vostri confronti.>

<Perché? Te lo dice l'etichetta? Il buon senso?>

Lui abbozzò un mezzo sorriso ed annuì, <purtroppo.>

<In tal caso>, abbassai il busto, tanto da arrivare alla sua altezza, <ti chiedo di abbandonare le buone maniere con me. Siamo da soli in questa stanza, nessuno ti può dire nulla. Hai detto di aver sempre avuto un buon rapporto con la me del passato, quindi non c'è bisogno di tanta formalità.>

A quelle parole il suo sorriso si ampliò. <Sono le stesse cose che... mi hai detto da piccola: noi due siamo amici, non estranei, le formalità non servono.>

Lo avevo davvero detto?
<Se è così, almeno su questo aspetto, non sono cambiata.>

Ero già pronta ad una sua risposta, ma quando il suo sorriso si spense e il suo viso assunse un'espressione seria, mi preoccupai.
<I tuoi occhi...>

Aggrottai la fronte, non capendo. <Che intendi?>

<Ti senti bene? I tuoi occhi non hanno il classico riflesso rossastro, sono scuri e privi di luce.>

Subito raddrizzai la schiena, <sì, è normale.>
Quanto ne sapeva lui sulla mia specie?

<Normale? Perché?>

<Non penso che siano affari vostri, Principe.>

<Lo so, ma se c'è qualcosa che non va, preferirei saperlo.>

<Va tutto bene>, avrei tanto voluto chiedergli cosa pensasse e soprattutto cosa sapesse sulla mia specie, ma non aggiunsi altro.
Era snervante non riuscire a dialogare apertamente con lui, nonostante la sua gentilezza ed empatia. C'era sempre qualcosa che mi frenava.

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