Capitolo 7

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Sienna

E' già una settimana che sono qui, Harper è appena andata via e decido di fare due passi attorno alla casa aspettando Samuel.

Stò finendo di cogliere dei fiori che avevo notato l'altro giorno, quando la macchina di Tristan si ferma al lato della casa.

Lo guardo stranita quando lui con dei sacchetti in mano sale gli scalini del porticato accorgendosi di me.

"Ho portato degli hamburger per cena, che fai lì?" chiede sorpreso.

Alzo la mano facendogli vedere i fiori per poi avviarmi verso casa.

"Ho pensato appena gli ho visti, che in casa manca un po' di colore" gli faccio notare.

"Non doveva venire Samuel?" chiedo di getto riempiendo un vaso.

Posa i sacchetti sul tavolo rispondendomi serio:

"E' stato trattenuto da un cliente per un caso importante. Ma se desideri lui appena si libera lo faccio venire."

Rendendomi conto di quello che ho detto mentre parla il mio imbarazzo è alle stelle che quasi balbetto mentre cerco di scusarmi:

"N... non volevo, essere insolente scusa."

"Non c'è problema capisco perfettamente, lui è più spiritoso, più scherzoso di me" ribatte.

Mi avvicino a lui poggiandogli una mano su un braccio, i nostri occhi s'incontrano, distoglie lo sguardo per posarlo sulla mia mano poi torna a guardarmi con i suoi intensi occhi azzurri, accorgendomi che uno dei due è per metà marrone.

Gli sorrido dicendogli:

"Vai benissimo anche tu e non è vero che lui è più spiritoso. Lo sei anche tu ma lo dimostri in maniera diversa. Sei più serio ma quando sorridi..."

Mi blocco rendendomi conto di parlare troppo e arrossire, mi stacco allontanandomi mentre lui tossisce cambiando discorso.

"Io sistemo la carne"

"Io apparecchio" mi sbrigo a rispondergli voltando le spalle.

E mentre sistemo la tavola penso che Tristan mi confonde e m'imbarazza, Samuel mi da conforto facendomi sorridere, con lui parliamo di tante cose porta una ventata di allegria nel cuore.

Finisco di apparecchiare quando Tristan mette in tavola due bellissimi panini con hamburger, insalata, pomodori e a scelta maionese o ketchup.

"La cena è servita" puntualizza sorridendo.

Ci accomodiamo iniziando a mangiare, quando ad un tratto dopo aver bevuto un sorso di birra lui si schiarisce la voce e mi dice:

"Allora mi consigli di sorridere di più. Potrei provarci, forse riesco a rimanerti più empatico."

Faccio per rispondergli quando lui allunga una mano verso di me e sgrano gli occhi ritraendomi, lui non si scompone al mio gesto e mi fa presente:

"Aspetta hai un pò della maionese, qui."

Il suo dito sfiora l'angolo della mia bocca, lo ringrazio a bassa voce arrossendo.

Bevo per riprendermi dal quel tocco che mi ha dato sensazioni mai provate e gli rispondo:

"Tu mi sei simpatico e tanto... prima mi sono spiegata male e ti chiedo nuovamente scusa. Voi due siete tanto gentili e mi fate stare bene. Sono fortunata ad avervi incontrati."

Lui mi guarda alzando un lato della bocca accennando un sorriso.

Finiamo di cenare senza dirci più niente.

Il vento della rinascita   (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora