Capitolo 2

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-AAAH-

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-AAAH-

-Mary!-sobbalzo spaventata al grido della mia collega. Sono voltata di spalle intenta a sistemare alcuni prodotti sugli scaffali. Mi giro di scatto, istintivamente. Lo scenario che mi si presenta davanti è surreale: Marina, la mia collega e amica, si copre il viso con entrambe le mani. Di fronte a lei un solo ragazzo, con il cappuccio di una felpa scura a coprirgli la testa, nel negozio deserto delle 2 del pomeriggio di una ordinaria fredda e grigia mattinata tipicamente milanese. Ma non sembra avere cattive intenzioni. Fatico a realizzare.

-Lui...-balbetta Mary-E'lui...-mi sembra tutto molto chiaro. Faccio un passo in avanti. Talvolta mi maledico perché temo sempre che la mia vista non sia così efficiente nonostante indossi gli occhiali.-Lui-ripete lei-Ha chiesto di te-si toglie le mani dal viso-Come cazzo fa a sapere della tua esistenza?-rivolgo uno sguardo al "LUI" che si scopre un po' di più il capo mostrandomi più nitidamente i suoi lineamenti e i capelli neri e ricci.

-Ommioddio possiamo farci una foto?-Marina prende coraggio andandogli incontro-E anche un autografo ti prego-si avvolge attorno al suo braccio. "Lui" sorride, visibilmente in difficoltà.

-Mary io credo che Taylor stia cercando di mantenere un basso profilo per evitare l'assalto di...-fatico a trovare parole migliori-...Di fan impazzite come te-lo chiamo per nome come se fosse un  amico da sempre.

-Porca troia El poi mi spieghi il perché voi due...-

-Sì, si, d'accordo-scatto in maniera fugace una foto dal suo telefono che le restituisco prontamente e con lo sguardo le imploro di lasciarmi parlare da sola con Taylor.

-Finalmente ti ho trovata-abbasso lo sguardo e immediatamente la sensazione che mi pervade è quella di essere profondamente sciatta e inadatta a conversare con lui che nonostante non sia vestito di tutto punto per un evento, è comunque straordinariamente impeccabile anche in jeans e felpa.

Con un cenno lo invito a seguirmi in un angolo del negozio un po' più riservato.

-Non sapevo come trovarti, non avevo un tuo recapito così ho messo in atto la mia dote da investigatore per arrivare all'unica Elisabetta che lavora in una profumeria di via Torino-

-Beh allora il tuo è stato semplicemente un lavoro di memoria, e in ogni caso complimenti –complimenti perché è riuscito a ricordare le poche pochissime informazioni che aveva su di me di quella chiacchierata breve che c'è stata tra noi.

Appoggia il suo peso con una spalla alla parete bianca di cartongesso.

-Non credevo saresti tornato a Milano in poco più di una settimana-

-E invece eccomi -accenna ad un sorriso-Spero di non averti infastidita con il mio piombare qui-

-No, no assolutamente-mi metto a braccia incrociate di fronte a lui-Spero che la mia collega non ti abbia traumatizzato-

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