sabato 26 dicembre
Jisung prese la valigia dal portabagagli situato sopra i posti a sedere e la appoggiò per terra, accodandosi alla fila che si era creata per scendere alla stazione di Busan, l'ultima fermata del treno. Scrisse un veloce messaggio a Minho, dicendogli che era quasi arrivato, e prese un profondo respiro, preparandosi alla calca di persone che avrebbe dovuto affrontare una volta sceso. Il treno si fermò e lentamente la fila cominciò a farsi più piccola.
La stazione di Busan era enorme. Non quanto quella di Seoul, ma mentre camminava Jisung passò accanto a svariati negozi e si ritrovò al centro di corridoi larghi almeno quanto un'autostrada, controllati da carabinieri in divisa che lo mettevano in soggezione con i loro sguardi seri. Seguendo le indicazioni appese al soffitto riuscì a trovare l'uscita. Si guardò intorno per cercare Minho e sobbalzò quando sentì un paio di mani prenderlo per le spalle. Si voltò, ritrovandosi davanti il viso della persona che stava cercando.
«Buon Natale e ben arrivato a Busan!» esclamò Minho abbracciandolo.
Jisung sorrise. «Buon Natale anche a te» disse.
Minho sciolse l'abbraccio e prese la sua valigia. «Vieni.»
Jisung lo seguì in silenzio guardandosi intorno. Era ormai pomeriggio inoltrato, il sole era tramontato da un po', ma in base a quello che riusciva a vedere grazie all'illuminazione artificiale, Busan sembrava una città caotica e piena di grattacieli. Un po' più calda di Seoul, dato che si trovava molto più a sud della penisola coreana, e forse anche più allegra.
Minho aprì il bagaglio di una Hyundai familiare nera e fece segno a Jisung di lasciarci anche lo zaino che teneva sulle spalle. Dopodiché, entrambi salirono.
«Non credevo che avessi anche la patente per la macchina» commentò Jisung, mentre uscivano dal parcheggio.
«Sì. Questa però è la macchina di mio padre. Preferisco le moto, come già sai» rispose Minho con un sorriso. «Vuoi andare subito in casa, oppure posso portarti da una parte prima?» gli chiese poi.
«Basta che non sia un posto troppo affollato. Non sono proprio vestito bene e sono troppo stanco per sopportare troppe persone intorno.»
Il sorriso di Minho si fece più luminoso. «Tranquillo» disse e accese la radio.
Mentre la musica risuonava all'interno della macchina, Jisung appoggiò la fronte contro il finestro e osservò i palazzi e i grattacieli scorrere intorno a loro. Dato l'orario di punta, in cui tutti uscivano dal lavoro, c'era molto traffico e più volte furono costretti a fermarsi a causa delle file che si creavano prima degli incroci o delle rotatorie. Si fermarono in un parcheggio accanto al porto. Jisung scese e quando il vento freddo e salmastro lo colpì in pieno volto si strinse meglio la sciarpa intorno al collo, nascondendovi le labbra. Sobbalzò leggermente quando una mano forte si posò sulla sua spalla e alzò la testa, ritrovandosi poco dopo con il mento appoggiato sul petto di Minho e i suoi occhi luminosi – fari in mezzo alla tempesta – dentro i suoi.
«Forse non è stata una grande idea dato il freddo» mormorò Minho alzando lo sguardo di fronte a sé, mentre sfregava la mano sulla schiena di Jisung per riscaldarlo.
Jisung sorrise e si allontanò da lui, ll incrociando le braccia al petto, le sopracciglia aggrottate e uno sguardo divertito che, in un primo momento, avrebbe dovuto sembrare offeso. «Non mi ammalo mica così facilmente!» esclamò. «Per chi mi hai preso?»
Minho scoppiò a ridere e afferrò il braccio destro di Jisung, per poi far scivolare la propria mano nella sua e intrecciare le loro dita. «È vero, non sei stupido come me» disse mentre iniziava a incamminarsi sul marciapiede che costeggiava il mare, l'altro che assecondava i suoi movimenti, quasi facendosi trascinare, con gli occhi grandi puntati sul suo profilo. «Nin ti metteresti mai a correre sotto la pioggia, anche da ubriaco.»
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IKIGAI, minsung
Fanfictionᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀ ❝No matter how hard I try to smile I feel so lonely Like aliens trying to blend in with Earthlings❞ ⇥ quokka_ Minho è un ragazzo di ventun'anni, frequenta la facoltà di scienze umanistiche e ha una smisurata...