36. perché riflettono i tuoi

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Jisung si lanciò sopra la neve che ricopriva il giardino con una risata, che si spense non appena si rese conto di quanto fosse dura. Si mise a sedere strofinando una mano sulla spalla destra e con un'espressione sofferente sul volto, scatenando le risate di Minho. «Quanto sarai idiota?» lo prese in giro, mentre lo raggiungeva per aiutarlo a uscire dal buco che aveva creato da solo. «Pensavi che fosse acqua? Non lo so, volevi nuotarci dentro?» continuò senza riuscire a trattenersi.

Jisung afferrò una manciata di neve e gliela lanciò in faccia. «Smettila!»

Minho si passò una mano sul viso per togliere la neve che era rimasta sulle sue guance. «Che guerra sia» disse, serio, cominciando a formare una palla di neve con le mani, gli occhi fissi sul volto terrorizzato di Jisung.

Quest'ultimo cominciò a correre nel giardino, per quanto fosse possibile data la neve alta, cercando di scappare da Minho. La palla di quest'ultimo lo colpì nella schiena, seguita da un'altra poco dopo. Jisung si fermò di scatto, pronto per la sua vendetta, e si girò, ritrovandosi Minho addosso. Entrambi caddero sulla neve con una smorfia di dolore, l'uno accanto all'altro. Si guardarono e poi scoppiarono a ridere.

«Beccati questo» disse Minho, infilando la neve nella bocca aperta da una risata di Jisung.

Quest'ultimo tossì un paio di volte. «Sei proprio uno stronzo» replicò, mettendosi a sedere.

«No, semplicemente non amo perdere.»

Jisung scosse il capo con un'espressione sconsolata nel viso e si alzò, strusciando le mani nei pantaloni per togliersi la neve di dosso. «Uffa, ho il culo bagnato.»

Anche Minho si mise in piedi e lo imitò, per poi guardarlo con un sorrisetto saccente. «Se non ti fossi fermato non saremmo caduti» disse e si incamminò verso il cancello.

Jisung alzò un sopracciglio e lo seguì. «Beh, da come correvi sembrava proprio che volessi buttarmi per terra.»

Minho aprì il cancello con una risata. «Hai ragione. Ma di certo non volevo succedesse la stessa cosa anche a me.»

Jisung scosse il capo con un sorriso sul volto e si guardò intorno. La neve era alta qualche centrimento, dato che i suoi piedi affondavano fino a metà scarpe, e aveva ricoperto i tetti, i giardini e i terrazzi delle case. Era già stata tolta dalla strada, di modo tale che le macchine potessero muoversi tranquillamente. Sebbene facesse estremamente freddo, sentì il petto riscaldarsi di fronte a quella vista.

Si voltò sempre sorridendo e arrossì quando si accorse che Minho lo stava guardando. «Ho qualcosa sul viso?» gli chiese.

Minho sbatté le palpebre un paio di volte e scosse il capo. «No, è solo che i tuoi occhi sembrano due stelle in questo momento» spiegò, distogliendo lo sguardo dal volto del minore per spostarlo sul panorama che li circondava.

Jisung osservò il suo profilo e sorrise nel vedere il suo naso rosso a causa del freddo. Allungò le mani per sistemargli la papalina che indossava, dato che si era spostato a causa della loro caduta di poco prima. Poi gli strinse per bene la sciarpa, in modo tale che non si prendesse il mal di gola, senza far caso allo sguardo sorpreso che gli rivolgeva Minho.

Le sue braccia ricaddere lungo il busto e i loro occhi si incastrarono. Rimasero a guardarsi per qualche secondo, immobili, immersi nel silenzio di una Seoul ancora addormentata. Era come se nel mondo esistessero solo loro, i cui respiri condensati si incontravano a metà strada e si mischiavano. Jisung si prese del tempo per osservare attentamente il volto di Minho, nonostante ormai lo conoscesse a memoria. La pelle liscia, dello stesso colore del miele, ora un po' pallida a causa del freddo pungente di quella mattina. La bocca a forma di cuore, il cui labbro inferiore era più carnoso rispetto a quello superiore – il contrario di quelle di Jisung, come se le loro bocche fossero fatte apposta per incastrarsi perfettamente. E infine i suoi occhi scuri, ma che, in qualche modo, brillavano sempre così tanto, come se avessero mille cose da dire; cose che Minho non era in grado di esprimere ad alta voce. «Anche i tuoi occhi sono luminosi» sussurrò, sorridendo.

IKIGAI, minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora