46. ti amo perché:

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martedì 12 gennaio

Quando aprì gli occhi, Jisung non sapeva che ore fossero. L'unica cosa di cui era certo era che la sua camera era piombata nel buio più totale. Dalla finestra, le cui persiane erano aperte, entravano i deboli fasci di luce causata dai lampioni e dai palazzi e le ville di fronte alla sua camera. Sospirò, nascondendosi meglio sotto la coperta di pile che aveva tirato fuori dall'armadio quella mattina. La tirò su, fino a coprire completamente il proprio volto. Abbassò le palpebre e strinse le gambe al petto circondandole con le braccia.

Deglutì: aveva sete. Era dalla sera prima, quando dopo cena si era rinchiuso in camera, che non usciva da lì, se non per andare al bagno – prima a vomitare quanto mangiato, e poi per i suoi bisogni. Allungò un braccio dietro di sé, tastando il comodino per cercare l'interruttore dell'abat-jour, quando le sue dita toccarono qualcosa di familiare. Si girò completamente e spalancò gli occhi quando si accorse della bottiglietta d'acqua che era stata lasciata sul comodino. Era sicuro che quella mattina non c'era. Notò anche un pacchetto di crackers, che ignorò, perché aveva lo stomaco chiuso.

Si mise a sedere e aprì la bottiglia, bevendone avidamente metà contenuto. La appoggiò sul comodino e si lasciò nuovamente sprofondare nel materasso. Sebbene avesse recuperato il sonno perso quella notte, si sentiva ancora tremendamente stanco e debole. Sarebbe dovuto andare in bagno per fare la pipì, ma non trovava la forza nemmeno per alzarsi. Perciò chiuse gli occhi e cercò di non pensare al peso fastidioso che percepiva sulla vescica.

Probabilmente sua madre era con suo padre, quello biologico, in quel momento. Alla fine non era riuscito ad andare con lei. In realtà, non era sicuro di poter sopportare la presenza di nessuno in quelle condizioni. L'ultima volta che aveva aperto il telefono era stato mentre aspettava che la cena fosse pronta seduto sul divano, alla televisione un film che non stava nemmeno guardando. Non sapeva nemmeno dove fosse in quel momento il suo cellulare; forse si era spento perché scarico.

Provò a immaginarsi che cosa si sarebbero detti suo padre e sua madre, quale spiegazione gli avrebbe dato quell'uomo, se Sooyun gli avesse chiesto della sua nuova famiglia, ma sentì le lacrime riempirgli di nuovo gli occhi. Strinse con la mano la maglietta lì dove lo sterno proteggeva il cuore e abbassò le palpebre, cercando di prendere dei respiri profondi per regolarizzare il respiro. Inspirò, espirò. Avrebbe dovuto mettersi a sedere, la psicologa glielo aveva ripetuto anche ieri, ma non ne aveva voglia. Perciò si sdraiò a pancia in su, e solo dopo qualche minuto di esercizio vano trovò la forza per sedersi, la schiena appoggiata contro il muro dietro di lui.

Dopo quella che sembrò un'eternità il suo corpo tornò a funzionare regolarmente. Ciononostante, Jisung percepiva il proprio cervello all'erta: riusciva a sentire in modo chiaro ogni singolo cambiamento interno al suo organismo, ogni pensiero che attraversava la sua mente veniva sminuzzato e analizzato. Non avrebbe nemmeno provato a renderli più leggeri e sopportabili; li avrebbe accettati per come erano, lasciandosi ferire ancora e ancora.

Prese la bottiglietta d'acqua e ne bevve l'ultima metà. Aveva ancora sete e il fastidio alla vescica non faceva che aumentare, perciò si arrese ai bisogni del suo corpo e si alzò. Accese la luce e uscì in corridoio, dirigendosi verso il bagno adiacente alla sua camera. Quando, mentre si lavava le mani, i suoi occhi si posarono sul suo riflesso nello specchio, una smorfia disgustata si fece spazio sul suo volto. Era in condizioni terribili: era pallido, un paio di occhiaie viola si erano formate sotto i suoi occhi e i suoi capelli avevano bisogno di essere lavati. Non ne aveva le forze al momento, quindi si mise il cappuccio della felpa sul capo. Avrebbe aspettato il ritorno di sua madre per darsi una ripulita generale. Sorrise amaramente ripensando ai giorni in cui quella presenza era necessaria a causa della sua depressione.

IKIGAI, minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora