4. MAI ANDARE NEL PRIVÉ

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Juliette 

Dovetti saltellare per stare dietro a Cloe e Peter. Per fortuna avevo messo le scarpe basse. Superammo l'arco d'ingresso e ci ritrovammo in una sala immersa avvolti da una luce blu che faceva sembrare tutto irreale. Come se ci fossimo mossi in un mondo fatto d'incanti e sogni. Dove tutto era possibile. Un mondo in cui sarebbe stata bene Koiren. Mi passai le mani sudate sui fianchi. Avrei voluto essere Koiren nella vita reale, ma per sfortuna potevo fingermi lei solo nei giochi di ruolo. Koiren non era vera, non dovevo dimenticarlo. Nonostante fosse la parte migliore di me.  

Mi costrinsi a rigettarmi sul presente, a ignorare la ragnatela che mi trascinava nei miei pensieri. Feci scorrere lo sguardo sulle pareti nere e bordeaux, sui dipendenti vestiti con corsetti e mantelli, sul pianobar a forma di bara. Il Vampire Night teneva fede al suo nome.

-Wow- la voce di Cloe mi giunse soffocata dalla musica. -Non credevo che fosse fantastico-

Peter Montayne piegò di lato la testa per avvicinarla alla bocca di mia cugina. Dalla posizione in cui ero, arrancando per non cadere e sgomitando per non essere sommersa, potevo vedere come la gente si spostasse al suo passaggio. Lui e Cloe sembravano dei dell'Olimpo scesi in terra.

E tu sei una banale mortale che ha deciso di fingersi una dea.

Un gusto metallico m'invase la bocca. Mi resi conto di essermi morsa l'interno della guancia con troppa forza. Dovevo smetterla con quel tic.

-Per di qua- Peter si fermò accanto a una porta e spostò una tenda di velluto bordeaux. -Entrate- fece un passo di lato, l'ombra del divertimento sul viso. Oppure era qualcosa di più inquietante?

-Volentieri- Cloe lasciò il suo braccio e scivolò avanti.

-Qui?- il battito del cuore mi rimbombava nelle orecchie. -Nel privé?- ma era impazzita? Blake era tassativo su questo. Mai appartarsi. Soprattutto nel territorio nemico.

Mia cugina fece una giravolta, in uno scintillio di glitter, e mi fulminò con lo sguardo.

-Il mio modo per farmi perdonare- Peter sorrise. Il sorriso di un lupo che sta per affondare i denti nella sua tenera preda. Le vene mi si ghiacciarono. Avevo la brutta sensazione che saremmo state noi le prede.

-Accettiamo!- strillò Cloe, le dita che giocavano con una ciocca di capelli. -Giusto, Juliette?-

Non aspettò la mia risposta e, avvolta dal fruscio di stoffe, entrò. Peter la seguì.

Me ne rimasi ferma in mezzo a quella tempesta di musica e di vita. Avevo desiderato per settimane la possibilità di fare qualcosa di diverso ed ora eccomi qua. Allora perché non ero felice? Perché sentivo quella sensazione vischiosa che mi risaliva la pelle? Cosa c'era di sbagliato in me?

Attenta ai desideri, sono armi a doppio taglio.

-Juliette- Cloe sbucò fuori dal privé, i capelli sugli occhi, l'espressione assassina di quando le rubavo l'ultima patatina del pacchetto. -Non te ne vorrai stare ferma lì come uno stoccafisso?-

-Uno stoccafisso che al momento è vivo e vorrebbe rimanerci, perché se tuo fratello scopre che... -

-Perché dovrebbe scoprirlo? A meno che tu non abbia intenzione di dirglielo... cosa che non succederà, giusto?- sollevò le sopracciglia ripassate con la matita nera. Dovevo ammettere che le rendeva lo sguardo molto intenso. E temibile.

-Non sappiamo chi è, potrebbe essere un maniaco- abbassai la voce.

-Non è un maniaco! Hai mai visto un maniaco vestito Armani?-

-Non puoi giudicare le persone dai vestiti che porta- e noi sapevamo bene com'era Peter Montayne.

-Disse la ragazza che si veste come una Barbie zombie-

Quando faceva così la odiavo. -È un abito da gothic lolita, lo sai meglio di me visto che appena dieci giorni fa ne hai ordinato uno identico da Shein-

-Dobbiamo fingere di non essere strane per una volta- mi si avvicinò. Il suo respiro si schiantò contro la mia guancia. Una carezza d'aria e Chanel. -Su, un piccolo sforzo... e poi sai che bei post possiamo fare in un posto come questo?-

Questo avrebbe attirato nuovi follower. Ovvero avrebbe alimentato l'ossessione di Cloe. -Sen... -

-Ragazze?- Peter comparve dal privé, una ciocca a disegnargli una curva sullo zigomo. Non era giusto che fosse così affascinante, i cattivi nelle storie non dovrebbero essere brutti? Meglio ancora ripugnanti. -Tutto bene? Perché ho ordinato due Bloody Mary per voi- fece l'occhiolino, un gesto amichevole che cozzava con l'uomo d'affari privo di scrupoli che descriveva Blake.

-Bloody Mary? Ma non è alcolico?-

Cloe mi spinse da parte. -Perfetto, vanno benissimo, grazie-

Peter annuì. -Bene, ce li porteranno, nel frattempo accomodatevi-

Cloe non mi diede modo di scegliere. Mi afferrò per il braccio, le unghie nella carne, e mi trascinò dentro.

Il privé era buio. Barcollai e sbattei le palpebre per vedere cos'avevo intorno.

Un divano, una poltrona e un tavolino a forma di bara. Peter si sedette sulla seconda. Cloe si lanciò sul divano, accavallò le gambe, puntò un gomito sullo schienale.

-È tuo questo locale?- si buttò indietro i capelli.

-Uno dei tanti-

-Addirittura?- ed ecco Cloe in versione cacciatrice, tutta scintillio e chioma bionda.

Mi costrinsi ad accomodarmi sul lato opposto del divano, il disagio che cresceva, la musica che mi pulsava dentro. Avevo la sensazione di stare per diventare una statua di ghiaccio ed ero sicura che il peggio dovesse ancora arrivare.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti e buona serata!

Il capitolo è breve, ma l'ho dovuto dividere, altrimenti sarebbe venuto di quasi 2000 parole :/

La buona notizia è che la seconda parte è quasi pronta, per cui spero di postarla tra domani e dopodomani.

Un abbraccio fortissimo e ricordatevi di farmi sapere che ne pensate della mia storia, anche con un semplice voto.

Grazie mille ❤️

Laddove s'incontrano gli amanti (a Romeo and Juliette story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora