1. UNA NOTTE AL VAMPIRE NIGHT

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Juliette

Blake ci avrebbe ammazzate se avesse saputo quello che stavamo facendo. Mi avvolsi di più nel cappotto, le mani sudate e il cuore sfarfallante. Una delle sue regole che Blake ci imponeva era non andare al Vampire Night. Per nessuna ragione al mondo. Cloe però sosteneva che le regole esistono per essere infrante. Quasi fossero dei bicchieri di vetro nati per finire in mille pezzi. Mi costrinsi a ignorare i commenti dei ragazzi che avevamo dietro. Non mi piaceva essere osservata. Non in quel modo.

Un'onda gelida mi squarciò i polmoni. Mi sforzai di mantenere la calma e d'ignorare il cuore che mi batteva forte. Era una vecchia sensazione con la quale avevo imparato a convivere da ragazzina. La sensazione di stare per esplodere. Di essere un palloncino pieno d'acqua.

-Sembra che ti stia portando al patibolo- sbuffò mia cugina, la luce azzurra del neon che le faceva lampeggiare gli occhi. Conoscevo quello sguardo. Annunciava guai. Si spinse sulle punte e sbirciò oltre le spalle dei due energumeni in veste punk che avevamo davanti. -Ma quanto manca?-

Inspirai ed espirai, il battito che aumentava. Un odore dolciastro aleggiava nell'aria e cozzava con il Chanel numero 5 di Cloe. Mi dava la nausea.

-Questa coda non va avanti?- scrollò la testa e mi trovai i suoi capelli al gusto di shampoo al cocco in bocca. Sputacchiai. -Dovrebbero far passare prima le belle ragazze- sbuffò dal naso, cosa che la maggior parte della gente trovava adorabile, ma in quel momento la faceva sembrare un maialino pieno di nastri. Aveva esagerato. Con il vestito glitterato come se fosse stata piena di lampadine. Con il trucco nerissimo che iniziava a sbavare. Con i bracciali che tintinnavano a ogni passo.

-Avremmo potuto giocare a D&D- diedi un calcetto al tappeto rosso che mi faceva sentire la parodia di una modella televisiva. Avevo le mani bagnate di sudore, ma non volevo asciugarle sul vestito per paura che si rovinasse.

-Sai che lo adoro, ma stasera non c'è Blake, possiamo essere qualsiasi cosa, te ne rendi conto?-

Qualsiasi cosa. Bello, ma irreale. Nessuno può essere qualsiasi cosa, lo avevo imparato a mie spese. -Finirà male, lo sai?-

Cloe mi sventolò sul naso i documenti falsi, tutta chioma bionda platino e rossetto rosa shocking. -Lo sai quanto ci ho messo a procurarmeli?-

-Se Bla... -

Mi ritrovai la mano di Cloe sulla bocca, l'anello che mi pungeva la guancia. -Non nominarlo, potrebbe sentirci uno dei suoi amici-

Le presi il braccio e l'allontanai. -Questo non toglie che non dovremmo essere qui-

La coda stava procedendo. Cloe mi prese sottobraccio e mi trascinò avanti. L'assecondai, un nodo che mi serrava la gola. Di nuovo la sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato. Che mostri fatti d'artigli cercassero di prendermi. E mi sembrò di tornare all'evento che aveva diviso in due la mia vita.

La sparizione di Nathan. Ricordavo come quella mattina di giugno mi aveva salutata con un cenno della testa. Alcune notti sognavo ancora quella scena. L'aria calda, lo zaino pesante sulle spalle, l'emozione della fine dell'anno. Dell'ultimo anno. Il preludio al campus. Non era successo nulla di particolare. Era stato un giorno come un altro.

Avevamo dato l'allarme la sera. Nathan non stava mai via così tanto. Era concentrato sugli affari di famiglia. Sulle proprietà. Era affidabile. Non avevano parlato d'altro per settimane. Era finito sui notiziari. Blake aveva dato fondo a tutte le sue conoscenze. Aveva capovolto la sua parte della città per trovare mio fratello. E aveva mandato le sue spie nell'altra metà.

-Non l'ho mai visto così- mi aveva confessato Cloe una sera, sedute sul bordo del letto, le gambe a penzoloni, entrambe impossibilitate a prendere sonno. -Se c'è una possibilità lo troverà, credimi-

Sapevamo entrambe che non sarebbe stato così semplice. Che Nathan non si era allontanato da casa per una passeggiata. Era qualcosa di molto peggio. Mi ero limitata a fissare le ciabattine di peluche, le orecchie da coniglio che mio fratello considerava infantili e a pensare che non avrei più sentito la sua voce.

Cloe si era girata verso di me, il profumo di Chanel che mi pizzicava le narici, le braccia che mi scivolavano intorno alla vita.

-Sta bene, non devi preoccuparti-

Una bugia. Una di quelle bugie che si dicono a fin di bene. Peccato che Cloe non le sapesse proprio dire le bugie. Lei era tutta impulsività e sincerità. Era una di quelle persone capaci di dirti in faccia che fai proprio schifo con quel vestito turchese prima di rendersi conto che forse era meglio non essere così diretti.

Presto avevamo saputo che Nathan non era l'unico a essere scomparso. Anche Ellen Montayne non era tornata a casa quel giorno. Le amiche dicevano che non era andata agli allenamenti delle cheerleader. Nessuno avrebbe collegato i due fatti se non fosse stato per una fotografia scattata un anno prima al parco. Le mani che si sfioravano. I capelli di lei sulla spalla di lui. Uno scherzo ottico che dava l'impressione del preludio di un bacio. Naturalmente non ci poteva essere stato un bacio. Non si parlavano nemmeno. Non era...

-È il nostro turno-

La voce di Cloe lacerò il velo delle mie fantasticherie. Afferrai il bordo della borsetta e lo strinsi tanto forte da farmi male.

Davanti a noi una ragazza con le unghie laccate di nero e i capelli viola stretti in uno chignon, ci sbarrava la strada, il tesserino dei dipendenti che le penzolava sulla scollatura a cuore. -E voi due vorreste entrare?- sollevò le sopracciglia sottili. -Avete l'età?-

-Sembriamo più giovani- Cloe le porse i documenti falsi. -Perché ogni sera ci mettiamo in freezer-

La ragazza prese i documenti, li guardò, scosse la testa. -Mi avete presa per stupida? Sapete quanti documenti falsi vedo ogni giorno-

Ed esplose la tempesta.


 

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Che ne pensate di questo capitolo? Come vi sembra il personaggio di Juliette?

A presto!

Laddove s'incontrano gli amanti (a Romeo and Juliette story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora