16. ZUCCHERO FILATO

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Juliette

Aveva ragione Romeo. Lo zucchero filato era buonissimo. Mi godetti la sensazione di farlo sciogliere in bocca. Rendeva la lingua e il palato appiccicosi.

-Che ne dici?

-Non male

Romeo aveva ragione anche sul bisogno di prendere le distanze da quello che stava succedendo.

Mi concentrai su di noi. Le mani impiastrate di zucchero, la musica a tutto volume, le luci del luna park rendevano la realtà sbilanciata.

-Ho avuto un'ottima idea, eh?

-Discreta

Le sue risate si mischiarono alle mie. Come se fossimo stati una cosa sola. In un certo senso era così. Eravamo vasi comunicanti. Una ragnatela ci avvolgeva, ci teneva attaccati. Avviluppati. Era fatta di quello che ci univa. Di Ellen e Nathan. Del loro amore. Di quello che erano loro per noi.

Camminavamo tra le giostre, ragazzini che ci correvano intorno, la bocca piena di risate. Non che a noi importasse.

Parlavamo. Parole su parole. Non era il Romeo che avevo conosciuto. Era una versione nuova. Un Romeo con sogni e passioni.

-Mi piacerebbe essere un astrofisico, ma dovrei cambiare città per studiare

Romeo che se ne andava, che lasciava la vecchia casa, che mi abbandonava. Era un pensiero pungente. Doloroso.

-I sogni si dovrebbero seguire

-Peter non la pensa così

-Peter ha molto in comune con Blake, anche se non vorrebbe sentirselo dire

-Mmm, Montayne e Capulet allora non sono molto diversi

-No, forse no

Il cielo cominciò a riempirsi del colore dorato del tramonto. Non era previsto che stessi fuori la sera, ma mia cugina mi avrebbe coperta.

-Sei mai stata sulla ruota panoramica?

-Da piccola

-Allora dobbiamo andarci subito- mi prese per mano. Un atto naturale come il respirare.

Non opposi resistenza quando mi portò con sé.


La cabina della ruota panoramica raggiunse il punto più alto. La città che si estendeva davanti a noi in uno sfarfallio di luci.

-Le nostre case sono là- Romeo si allungò su di me per indicarle. Il braccio mi toccò e la pelle formicolò in risposta. -Sembrano vicinissime, ma è un'illusione- come noi due. -Non sono poi così vicine nella realtà

Strinsi i pugni. Lo sapevo, ma non mi piaceva che lo dicesse. Volevo credere che fossimo una cosa sola.

-A quanto pare noi siamo vicini invece

Troppo vicini. Dovevo trovare un altro argomento, qualcosa con cui distrarlo. Qualcosa per non pensare a quella vicinanza. Alla voglia di toccarlo. -Dicono che un tempo Spencer e Prudence vivessero nelle nostre case

-La vecchia leggenda?

-È tutto nato da lì- presi aria, la sensazione di soffocare da un istante all'altro. -La rivalità tra le famiglie

-Sono storie

La ruota scivolava giù, pigra.

-Ogni storia ha un pizzico di verità- mi appoggiai alla sbarra laterale, il battito che esplodeva in ogni parte del corpo.

-Suppongo di sì

La ruota si fermò. Romeo scivolò giù, l'espressione assorta. Mi alzai, le gambe di gelatina. La gravità della situazione mi piombava addosso. Che facevo? Ero al luna park con un Montayne? Se Blake lo avesse saputo...

Romeo si voltò. Era in piedi fuori dalla cabina, i capelli mossi dalla brezza. Non parlò, ma si limitò a sollevare la mano, il palmo verso l'alto. Un principe di marmo.

Trattenni il respiro. C'era qualcosa di pericoloso in quel gesto innocuo. La promessa di un futuro. Peccato che per noi non c'era futuro. Eravamo una bugia. Per una sera però la bugia poteva essere reale.

Accolsi la sua mano. Confortevole. Era un trovare rifugio dopo una tempesta. Appoggiai un piede sul bordo della cabina, mi spinsi avanti, persi l'equilibrio. Gli caddi contro il petto, il naso schiacciato contro il suo torace.

Sussultai, il respiro spezzato.

-Tutto bene?

Alzai lo sguardo. Era quello che aveva provato Ellen? Quella sensazione che bruciava le vene? Che faceva tremare?

-Ehm, sì, bene- mi spinsi indietro e nel farlo le mie mani toccarono il suo petto. Ne sentii le montagnole e gli avvallamenti sotto i polpastrelli.

Mi sorpresi a pensare che era una bella cosa. Come sfiorare una parte nascosta di lui. Soda e oscura. Un frammento di quello che c'era sotto la pelle, i muscoli, le arterie. Un luogo in cui avrei voluto rifugiarmi.

-Presa- il suo braccio mi serpeggiò intorno alla vita. Caldo e deciso. Un muro al quale appoggiarmi.

-Di solito non sono così imbranata

-Non sei imbranata

Le guance mi bruciarono ed inspirai a fondo. Romeo aveva il suo solito odore. Olio per motori. Ripensai al giro in auto, a quanto fosse stato inebriante. Qualcosa che mai avrei potuto vivere. La libertà.

Si piegò verso di me. Le labbra si appoggiarono alla mia tempia. -Non ho voglia di andare a casa

-Nemmeno io- non avrei voluto tornare in quella cupa villa mai più. Perché non ero come Ellen? Perché non proponevo una fuga? Solo noi due, fino a dove fossimo riusciti ad arrivare. Insieme.

Sapevo che non era fattibile, ma la speranza bruciò dentro di me. Cominciare una nuova vita.

-Che ne dici di folleggiare?

-Folleggiare?

-Andare in giro, concederci qualche follia, non ce la meritiamo?- socchiuse gli occhi e ci vidi dentro il mio riflesso. Una piccola me incastrata nelle sue iridi. Come mi vedeva? Come la Capulet, la rivale, la sorella dell'uomo che aveva portato via Ellen? Oppure per lui ero una donna, una ragazza bisognosa di una nuova vita? O ancora potevo essere qualcosa di più, un pezzo di cuore? Che pensieri sciocchi. Eppure non potevo fare a meno che berli a gran sorsate.

Una vibrazione contro il fianco. Fui trascinata al presente. -Ehm scusa, devo controllare il cellulare

Romeo annuì e fece un passo indietro. Mi ritrovai nel ghiaccio, lontana dal suo tocco caldo. Mi affettai a prendere il cellulare che mi scivolava dalle mani. Lo sbloccai al terzo tentativo e il cuore mi rimbalzò contro le costole.

Tre chiamate di Cloe e una decina di suoi messaggi.

Blake aveva saputo della mia fuga.

Inspirai a fondo. Ormai non aveva importanza quello che Romeo vedeva in me. Dovevo allontanarmi il più possibile. -Andiamo- e al vento la prudenza. 

Laddove s'incontrano gli amanti (a Romeo and Juliette story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora