Juliette
Il fast food era vuoto, salvo per un gruppetto di ragazzini e una coppietta sul fondo del locale. Avevamo scelto un posto in fondo al locale, lontano sia dalle vetrine che dal bancone delle ordinazioni.
Presi una patatina, il cuore che mi batteva all'impazzata. In che razza di situazione ero finita? Mi sembrava di essere tornata bambina, una creaturina vulnerabile. Lanciai uno sguardo a Romeo che si era alzato per andare a prendere una bevanda, il corpo muscoloso che gonfiava il giubbotto nero. Ma che mi era venuto in mente? Non avrei dovuto seguirlo. Soppesai le possibilità. Avrei potuto alzarmi e sgusciare via prima che lui se ne accorgesse. E poi la sensazione del vento tra i capelli mi provocò un tremito capace di sciogliere ogni frammento della mia pelle. Mi sforzai di scacciare quel miscuglio di benessere e sollievo. Forse aveva ragione Cloe, forse avevo bisogno solo di trasgredire una notte.
Masticai la patatina e lasciai che il gusto si diffondesse nel palato, lo sguardo che vagava. Era confortante. Blake non ci permetteva di mangiare le patatine fritte, troppi grassi, così io e Cloe andavamo di nascosto nei fast-food e ne divoravamo a grandi quantità.
Cloe. Di sicuro era preoccupata per me. Avrei dovuto scriverle un messaggio. Anzi, non avrei proprio dovuto andarmene con Romeo.
-Ti piacciono le patatine?-
Alzai lo sguardo e vidi Romeo sedersi, i gomiti puntati sul tavolo, un bicchiere di plastica in mano. -A chi non piacciono?-
A Blake. A lui non piacevano.
-Mmh, non saprei- si sporse avanti e afferrò una patatina. -Personalmente le trovo la cura ideale per il malumore- se la rigirò tra le dita, gli anelli che riflettevano la luce del lampadario.
-Quello è il gelato-
Romeo assottigliò lo sguardo. Mezzelune azzurre che mi trafiggevano. Le sentivo penetrarmi nella carne come cocci di bottiglia e riducevano in poltiglia ogni parte di me. -Da cosa fuggi?-
Feci spallucce e presi un'altra patatina. Sperai che non vedesse quanto mi tremavano le mani.
-Non si chiede a uno sconosciuto di portarti via con sé, a meno che non si fugga-
Non era uno sconosciuto. Il solo pensarlo mi diede fastidio. Mi considerava una sconosciuta? Un'estranea? Non sapeva che ci conoscevamo da anni? Che le nostre vite si sfioravano come se fossimo stati i protagonisti di un qualche strano libro?
-A meno che tu non sia pazza-
-Potrebbe essere un colpo di fulmine, come nelle fiabe- mi strinsi nelle spalle. Possibile che il cuore battesse così forte? Non ne voleva sapere di rallentare. Mi concentrai sulla respirazione. Inspirai ed espirai. Cloe sosteneva che fosse un esercizio utile. Non ne ero così sicura. Lì davanti a Romeo, il mio sogno e il mio incubo, con quei suoi occhi penetrante addosso, la respirazione non serviva ad altro che a farmi venire i capogiri.
-Nah, le fiabe non esistono-
-Giovane e disilluso- lo punzecchiai. Non sapeva quanto lo comprendessi. Quanto anch'io avessi la sensazione di vivere in un mondo squallido. Come se un tempo mi fosse stato promesso qualcosa che non poteva essere mantenuto. Bugie.
-Lo prendo come un complimento- si portò la patatina alle labbra, ma non la morse. La lasciò sospesa. Una freccia che puntava alla sua bocca.
-Essere giovane o disilluso?- affondai una patatina nella maionese.
-Entrambi- un sorriso gli illuminò il volto e rese meno aguzzi i suoi lineamenti.
Mi concentrai sulla patatina. La trascinai sul bordo della ciotola e lasciai una scia nel kechup. Un sentiero creato per esseri invisibili e minuscoli.
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Laddove s'incontrano gli amanti (a Romeo and Juliette story)
ChickLitEx Non dire il mio nome Sarei stato felice ovunque purché fossi al suo fianco. Era il mio uragano. Mi capovolgeva e mi lasciava bocconi. Eppure non ci avrei rinunciato per nulla al mondo. Perché era il mio mondo. ❤️ Juliette Capulet non è mai stata...