16 - Problemi di fiducia

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Il corridoio vuoto dell'ospedale era troppo silenzioso: Hallie, seduta su una sedia di plastica, non riusciva a frenare i pensieri nella sua mente. Soprattutto, non riusciva a togliersi l'immagine del volto insanguinato di Meredith dalla testa.

Aveva passato tutta la notte in ospedale. I medici le avevano ricucito e bendato le ferite come meglio poterono e adesso lei si sentiva un po' meglio. Mentalmente, però, era distrutta.

La porta accanto a lei si aprì e apparve Joni che andò a sedersi accanto a lei. Hallie non la degnò neanche di uno sguardo, persa com'era nei suoi pensieri. Sembrava quasi in uno stato di ipnosi.

Joni le appoggiò una mano sulla spalla e disse: «So che sei sempre tu quella che consola gli altri, ma adesso devi riposare. E mi dispiace tanto per Meredith.»

Finalmente Hallie parlò: «Ho dato per scontato che l'assassino fosse più debole di quanto pensassi. Pensavo che finalmente lo avrebbero catturato e invece è sparito nel nulla. Di nuovo, come un fantasma. Mi chiedo solo perché sta facendo questo.»

«A volte ci sono cose che non possiamo spiegarci. È la vita: tutto è ingiusto.»

«Sì ma che senso ha continuare a lottare? Continuare a sopravvivere? Non mi è rimasto più nessuno.»

«Hai ancora tuo figlio, e poi hai me. E hai anche il tuo ragazzo.»

«Non mi posso fidare di nessuno, Joni. Nemmeno di lui.»

Parlando del diavolo, Carter arrivò proprio in quel momento. Le due ragazze si rivolsero rapidi sguardi, sorprese dal suo arrivo improvviso. Carter aveva corso, lo si poteva dedurre dal suo respiro affannoso.

«Hallie, mi dispiace. Ho saputo solo adesso.» disse freneticamente, chiaramente scosso dalla notizia.

Provò a raggiungerla ma lei lo fermò: «Non ti avvicinare. Dov'eri ieri sera?»

Carter si bloccò, aggrottando le sopracciglia: «Ero a lavoro, lo sai che avevo il turno di notte.» Hallie resto a fissarlo dubbiosa, studiando la sua espressione. Lui se ne accorse subito «Hallie, sono io, Carter. Il tuo... ragazzo.» Gli occhi della donna si fecero lucidi, le lacrime che minacciavano di fuoriuscire «Non ti fidi di me?»

«Non posso.» fu la sua secca risposta.

«Allora è così che stanno le cose.»

Calò silenzio in corridoio. Carter spostava rapidamente lo sguardo da Hallie a Joni, incredulo. Non poteva star succedendo davvero. L'imbarazzo e la delusione erano così grandi che non poté fare a meno di voltarsi e camminare via da loro.

Di nuovo sole, Hallie si asciugò una lacrima furtiva e cacciò indietro tutte le altre. Carter aveva appena detto che lui era il suo ragazzo e lei lo aveva scaricato in quel modo. I sensi di colpa iniziavano a farsi sentire ma Hallie cercò di convincersi che quello che aveva fatto era stato necessario.

«Credi davvero che sia stato lui?» le chiese Joni.

«Non lo so. So solo che devo stare il più lontano possibile da tutti.» questa fu la drastica decisione di Hallie.

Passarono i giorni e, al funerale di Meredith, la quale fu seppellita accanto alla figlia, Hallie trovò il coraggio di chiedere a Brandon se fosse possibile prenotare una seduta con lui, in quanto psicologo. Lui accettò senza pensarci, troppo distratto dalla scomparsa della donna che amava.

Quando Hallie si recò al suo studio, Brandon la fece sedere su un divanetto mentre lui andò a sedersi su una poltrona di fronte. L'uomo si massaggiò le palpebre e fece un respiro profondo prima di incominciare.

«Allora, cosa ti ha convinta a venire qui?» fu la domanda che diede inizio alla seduta.

«Mi sembrava la cosa giusta da fare.» una risposta pre-meditata, data la velocità con cui aveva parlato.

Scream - L'ultima chiamataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora