1 - Lettera dal passato

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Il cellulare sul bancone della cucina squillò. Sullo schermo c'era scritto, in caratteri cubitali, SCONOSCIUTO. Il cellulare continuò a squillare finché una mano non lo afferrò.

Tania Prescott rispose. Era cresciuta, ma in fondo era rimasta la stessa ragazza di prima, solo più felice. Più solare. Questa volta aveva un grande sorriso stampato sul volto, al posto del solito broncio.

«Pronto. No, grazie, non sono interessata. D'accordo. Arrivederci.»

La conversazione fu molto breve. Tania riattaccò e infilò il cellulare nella tasca dei jeans a palazzo. Uscì dalla cucina, arrivando in salotto.

L'appartamento in cui vivevano Tania, sua madre Meredith e la cugina Hallie insieme al figlio Liam era piccolo. Tania e Meredith dormivano nella stessa stanza e così facevano anche Hallie e Liam, perché l'abitazione era stata progettata per sole due persone.

A loro non interessava, la cosa importante era che erano riuscite a trovare casa in un condominio a Los Angeles, seppure non fosse situato nel miglior quartiere della città. Comunque si erano trasferite lì quasi due anni prima e fino ad ora non avevano riscontrato grandi problemi, quindi era tutto sotto controllo.

La stanza più grande dell'appartamento era il salotto. Eppure, il divano occupava troppo spazio per metterci un tavolo grande, quindi avevano optato per un piccolo tavolino rotondo che avevano posizionato davanti alla finestra. Per quanto fosse piccolo l'appartamento, era accogliente.

Quando Tania uscì dalla cucina per recarsi in salotto, Meredith sbucò dal corridoio buio che conduceva al bagno e alle due camere da letto. Era diventata una donna completamente diversa da quella che era fino a due anni prima: anche lei, come Tania, aveva un aspetto più solare. Inoltre aveva iniziato a prendersi cura di se stessa. I capelli rossi le ricadevano in boccoli sulle spalle e si era truccata. Era anche vestita in maniera molto elegante.

«Allora io vado, non tornerò prima
delle undici. Hallie sarà qui a momenti, mi ha appena chiamata.» disse a Tania mentre si dirigeva alla porta d'ingresso.

«Puoi stare tranquilla.» la rassicurò lei, incrociando le braccia al petto.

«Sono tranquilla. Però chiudi a chiave, okay? Non si è mai troppo prudenti.»

«Sì, lo so.»

«Ti voglio bene.»

Meredith si avvicinò a Tania e le scoccò un bacio sulla guancia. Era quasi strano vederle così unite, in seguito al rapporto burrascoso che avevano avuto. Fortunatamente il periodo ribelle dell'adolescenza era terminato ed entrambe avevano avuto modo di chiarire.

Meredith aprì la porta e uscì, il suono dei tacchi che colpivano le mattonelle del pavimento come sottofondo alla serata silenziosa. Tania si avvicinò alla porta e si affacciò nel corridoio vuoto.

«Fammi sapere come va.» disse ad alta voce per farsi sentire.

Non giunse alcuna risposta. Mentre Meredith scendeva le scale, i passi si facevano sempre più distanti. Allora Tania tornò dentro e chiuse la porta a chiave, come le era stato detto da sua madre.

Ne avevano passate tante, lei e Meredith. Iniziò tutto con la morte di suo padre in quel terribile incidente e Tania non era ancora riuscita a perdonarsi per come aveva trattato sua madre in quel periodo. Aveva detto che era stata tutta colpa sua, che avrebbe preferito fosse morta lei al posto di papà. Nonostante Meredith le avesse assicurato che andava tutto bene e che l'aveva perdonata, a volte Tania veniva di nuovo assalita dai sensi di colpa.

Poi iniziarono gli omicidi e la situazione peggiorò. L'oppressione di sua madre, preoccupatissima per la sua incolumità, era soltanto un'altra scusa per accanirsi su di lei e sfogare tutta la rabbia che Tania aveva accumulato nel corso degli anni. Tania era sicura che la sua vita sarebbe finita. Ma non a causa di Ghostface.

Scream - L'ultima chiamataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora