17 - Addio, Hallie

11 1 0
                                    

Il silenzio che seguì in auto metteva a disagio tutti e due. Erano trascorsi pochi giorni dal loro litigio e sembrava quasi surreale che entrambi si fossero incontrati nuovamente allo stesso posto in una situazione così favorevole a far sembrare Carter l'eroe.

Hallie rifletté molto su questo e il battito del suo cuore accelerò. Tutto coincideva troppo bene: quante erano le probabilità che Carter passasse davanti allo studio di Brandon in quel preciso istante? Forse lui sapeva che lei si trovava lì. O forse era davvero solo una coincidenza.

«Grazie per avermi salvata da tutti quei giornalisti.» disse per rompere il ghiaccio.

«Figurati.» Carter fece un respiro profondo «Dobbiamo parlare.»

«Ti prego, no.»

«Ti prego, sì. Non puoi trattarmi in quel modo e poi comportarti come se non fosse successo niente.»

«Non ho nulla contro di te, dico sul serio. Sono solo molto stanca.»

«E credi che isolarti dal resto del mondo ti farà stare meglio?»

«È l'unico modo che ho per evitare che venga fatto del male a Joni e a mio figlio.»

«Se è vero che l'assassino ti vuole morta, allora non si fermerà davanti a niente. Capiscilo una volta per tutte.»

Hallie restò in silenzio per qualche secondo, cercando di trovare il coraggio per sganciare la bomba: «Credo che dovremmo lasciarci.»

«Stai scherzando.» sbottò lui, quasi andando a finire fuori strada.

«Questa relazione non fa bene a nessuno dei due. Non ha senso restare insieme se non riesco a fidarmi di te. E comunque non abbiamo mai ufficializzato niente.»

«Per me era più che ufficiale. Non puoi dirlo sul serio, Hallie. Ti prego.»

«Mi dispiace ma ho già preso la mia decisione. Hai lasciato la giacca a casa mia, se vuoi vieni a prenderla.»

Carter non rispose. Avrebbe voluto dirle che aveva esagerato, che questa volta aveva superato ogni limite. Invece rimase in silenzio, gli occhi fissi sulla strada, le labbra serrate.

Pochi minuti dopo, la porta nuova di zecca dell'appartamento venne aperta e Hallie e Carter fecero il loro ingresso in salotto. Il tavolino davanti al divano, ormai, era scomparso.

Senza dilungarsi troppo, Carter afferrò frettolosamente la giacca dall'attaccapanni e la indossò. Hallie restò a guardarlo a braccia conserte, aspettando che se ne andasse.

«Allora addio. È stato bello finché è durato.»

Hallie si limitò ad annuire e si morse il labbro inferiore. Non piangere, non piangere, non piangere. Queste due parole si ripetevano nella sua testa, come un videoregistratore rotto che continua a mandare indietro la scena di un film.

Carter stava per uscire quando Joni sbucò dal corridoio, le converse in una mano e una valigia nell'altra. Si sedette sul divano per mettersi le scarpe.

«Dove stai andando?» le chiese Hallie, spostando la sua attenzione da Carter alla ragazza.

«Ho lasciato tutta la mia roba al campus, vado a prenderle e torno. Dove sono le chiavi dell'auto?» domandò mentre si allacciava le scarpe.

Hallie le afferrò dalla mensola accanto a lei e gliele porse: «Tieni. Ma ti voglio di nuovo a casa prima del tramonto.»

«D'accordo. Ciao, Carter.»

Carter si sforzò di sorridere, celando il dolore che provava nel suo cuore, e ricambiò il saluto con un gesto della mano. Quando Joni uscì dall'appartamento, i due restarono di nuovo da soli.

«Allora io vado.» disse Carter, mettendo fine a tutto quello che c'era stato tra lui e la donna che aveva di fronte.

«Okay. Fa' attenzione.»

«Anche tu.»

L'uomo uscì dall'appartamento ed Hallie si affrettò a chiudere la porta a chiave. Tirò un sospiro di sollievo, grata che quella conversazione fosse finita. Si passò una mano tra i capelli, esausta, e i suoi pensieri la portarono a Joni.

Ma che cosa stava facendo? L'aveva davvero lasciata andare al college degli orrori da sola, dopo tutto quello che era successo nelle ultime settimane?

Uscì in fretta e furia e corse giù per le scale del palazzo. Doveva fare presto, altrimenti Joni sarebbe partita senza di lei e l'avrebbe lasciata vulnerabile a qualsiasi pericolo. Non era riuscita a proteggere Tania e Meredith, ma non avrebbe commesso nuovamente lo stesso errore con lei.

Joni raggiunse l'auto e aprì la portiera, pronta a sedersi sul sedile del guidatore. D'un tratto, però, senti una voce familiare chiamarla da lontano. Alzò lo sguardo e la vide, il respiro corto e i capelli scompigliati.

«Hallie, che ti prende?» le chiese, confusa.

«Vengo con te.» spiegò lei, aprendo la portiera del passeggero.

«Ma... ti senti bene?»

«Mi rifiuto di lasciarti sola.»

Joni non poté fare a meno di sorridere. Hallie la considerava una persona importante nella sua vita, così importante da avere il bisogno di proteggerla ovunque andasse. Questo la fece sentire bene.

Alla fine entrambe salirono in macchina. Joni non aveva mai guidato l'auto di Hallie, prima d'ora, ma aveva preso la patente non appena aveva compiuto sedici anni e aveva fatto esperienza con l'auto di suo padre.

Partirono, dirette al Williamson College, esattamente alle ore 06:30 della sera. Presto il sole sarebbe calato, lasciando la città di Los Angeles illuminata soltanto dalla luce dei lampioni per strada e dalle luci nelle case.

Hallie pensò che ogni finestra dei condomini della città nascondeva una storia. Due giovani innamorati che si erano appena sposati; una donna sui trent'anni che si era appena trasferita a Los Angeles nella speranza di diventare una star di Hollywood; un uomo che aveva appena perso sua madre in un incidente autostradale. E poi c'erano lei e Joni, due donne che avevano conosciuto la crudeltà umana sulla loro pelle ed erano sopravvissute. Ma in una città grande come Los Angeles, a nessuno importava.

Intanto, Brandon si trovava ancora seduto sulla poltrona del suo studio, intento a rileggere gli appunti che aveva preso durante la visita di Hallie.

Alcuni passaggi recitavano: possibile caso di PTSD, forte trauma, perdita di persone molto vicine a lei, problemi di fiducia, tendenza ad isolarsi. Si rifiuta di accettare l'aiuto altrui. Molto individualista.

Chiuse il taccuino e si alzò dalla poltrona. Si avvicinò a una serie di cassetti e ne aprì uno, frugando al suo interno. Tutte le cartelle dei suoi pazienti con gli appunti presi durante le loro visite si trovavano lì. Richiuse il primo cassetto, non trovando quello che stava cercando, quindi n aprì un altro e controllò. Finalmente estrasse la cartella.

La cartella di Carter Portman.

Scream - L'ultima chiamataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora