La toilette era molto spaziosa, ma anche buia e fredda. Era presente un unico, grande lavandino con vari rubinetti che percorreva tutto il muro, sopra di esso uno largo specchio.
Quindici sportelli, ecco quanti ne aveva contati Hallie. Né lei né Joni accesero le luci, raggiunsero direttamente l'ultimo sportello in fondo e si chiusero dentro.
Cercarono di nascondere i loro respiri affannosi, di calmarsi e pensare a un piano. Ma è difficile farlo, quando ti trovi in una situazione di vita o di morte.
«Mi dispiace averti portata qui, mi dispiace.» disse Joni, sforzandosi di mantenere un tono di voce basso.
«Non fa niente, va tutto bene. Va tutto bene.» cercò di rassicurarla lei.
Si zittì non appena sentirono la porta della toilette sbattere contro il muro. Calò silenzio per qualche secondo, poi ci furono i passi. Non erano più sole, lì dentro.
Entrambi si coprirono la bocca e il naso con le mani. Joni faticava a trattenere le lacrime e Hallie le fece segno di fare silenzio, pregando mentalmente che non cedesse. La ragazza annuì.
Bam! Uno degli sportello venne violentemente aperto. E poi un altro e un altro ancora. Entrambe riuscivano a sentire i passi dell'assassino, il rumore delle porte che sbattevano. Il fantasma si faceva sempre più vicino a loro.
Hallie infilò una mano tremante nella borsa, con una precisa lentezza. Estrasse qualcosa dal suo interno. Joni si allontanò istintivamente non appena vide che cosa aveva in mano.
Una pistola.
La donna tolse la sicura. Click! Il suono dello scatto si sentì in tutta la toilette. Seguì un silenzio tombale. Niente più passi, niente più porte che si aprono.
Allora Hallie sbloccò la serratura.
«No no no! Che stai facendo?» sussurrò Joni, scuotendo freneticamente la testa.
«Dobbiamo affrontarlo. Non possiamo restare nascoste per sempre.» Hallie le indicò la pistola, ma Joni continuava a scuotere la testa in senso di diniego.
Hallie aprì lo sportello e uscì, puntando la pistola davanti a sé. Nessuna traccia dell'assassino e la porta era spalancata. Joni si rifiutava ancora di uscire.
I primi sei sportelli erani aperti e non si vedeva nessuno. Nell'ultimo sportello c'era Joni e gli altri otto erano chiusi. Hallie non avrebbe creduto per un secondo che l'assassino se ne fosse andato.
Quindi iniziò a sparare. Sparò nel primo, poi nel secondo e anche nel terzo. Arrivò al quarto. Puntò la pistola, prese la mira. Questa volta non sarebbe scappato.
Quello che non sapeva, però, era che l'assassino si trovava nello sportello accanto. Uscì e le saltò addosso. La pistola scivolò via, fuori dalla portata di Hallie.
Lei riuscì a dargli un calcio in pancia, togliendoselo di dosso. Stava per scappare, ma poi le tornò in mente Joni. Non poteva lasciare che restasse da sola con lui.
Allora disse: «Vieni a prendermi e facciamola finita, bastardo!»
Entrambi uscirono di corsa dalla toilette. L'assassino la stava inseguendo, ma almeno sapeva che Joni era al sicuro.
Scese rapidamente la lunga rampa di scale che conduceva al piano terra finché non inciampò su un gradino e rotolò giù, proprio come un birillo che viene colpito da una palla da bowling.
Atterrò nel maestoso corridoio. I raggi della luna che entravano dalle finestre le permettevano di vedere chiaramente una figura avvicinarsi a lei. Pensò di essere spacciata, poi si rese conto che era una ragazza.
Mary la aiutò a rialzarsi e finalmente riuscì a mettersi in piedi. Barcollò un po' prima di riuscire a stabilizzarsi. La ragazza le ordinò di seguirla e insieme raggiunsero l'uscita, mano nella mano.
Corsero a perdifiato nel cortile, dirette al cancello. Scansarono agilmente alberi, cespugli e muretti. Hallie diede un'occhiata dietro di sé, senza fermarsi: l'assassino stava scendendo i gradini dell'ingresso!
La guardia non lo notò, ma vide le due donne che correvano nella sua direzione. Avanzò a braccia conserte verso di loro.
«Apri il cancello!» gli ordinò Mary, con tutto il fiato che le era rimasto in gola.
La guardia aggrottò le sopracciglia: non capiva perché, ma si voltò comunque e tornò al cancello. Hallie e Mary lo spronavano a sbrigarsi mentre lui cercava nelle tasche le chiavi.
Quando finalmente le trovò, ne infilò una nella toppa ma si rese conto che non era quella giusta. Stavano perdendo secondi preziosi, e per quanto il cortile fosse immenso, l'assassino li avrebbe raggiunti di lì a poco.
«Mi dite che sta succedendo?» sbraitò la guardia e non ebbe il tempo di aggiungere altro: l'assassino gli aveva già tagliato la gola con un movimento rapido.
Entrambe urlarono alla vista del sangue che spruzzò su di loro, macchiando di rosso i vestiti che indossavano e rendendo appiccicosi i capelli. Scapparono, ognuna per la sua strada.
L'assassino non le seguì: si inginocchiò davanti al cadavere della guardia e gli rubò la pistola dal taschino. Si assicurò che non ci fosse la sicura, poi si rialzò.
L'unico modo di fuggire, per Hallie e Mary, era tornare dentro la scuola. Il problema, però, era che l'ingresso era ancora troppo distante per poterlo raggiungere in tempo.
Hallie smise di correre e si nascose dietro un albero dal tronco massiccio. Mary, che non le aveva mai tolto gli occhi di dosso, fece lo stesso. Erano lontane, non potevano parlare, non potevano darsi istruzioni. Potevano solo fare affidamento sul proprio istinto.
Bang! Mary sbarrò gli occhi non appena sentì lo sparo della pistola. Tremava così tanto dall'adrenalina che le sue gambe avrebbero potuto cedere da un momento all'altro.
Hallie, dal canto suo, cercava di mantenere la calma e pensare in maniera razionale. Sapeva che disperarsi non le sarebbe servito a niente. Doveva pensare in modo logico.
L'assassino si guardava intorno, ispezionava ogni angolo del cortile, l'arma da fuoco puntata dritta davanti a sé. Forse erano riuscite a scappare, dopotutto. O forse si erano nascoste molto bene.
Bang! Il proiettile colpì un albero. Non quello di Hallie, neanche quello di Mary. Un albero qualsiasi.
Hallie notò un ramo spesso e appuntito ai suoi piedi e si chinò per prenderlo. Non aveva altre armi, quindi strinse il ramo in un pugno saldo. Era la sua unica speranza.
L'assassino camminava a passo lento per il cortile, attento a non calpestare alcun ramoscello. Si faceva sempre più vicino all'albero al centro del cortile, quello più grande. Lo stesso albero con la panchina dove erano soliti sedersi Tania, Mary, Janet e Tony.
Si faceva sempre più vicino. Le avrebbe prese. Avrebbe ucciso entrambe, riservando ad Hallie la morte più brutale. La morte più poetica. Avrebbe portato a termine il lavoro che avevano iniziato Helen e Jamie dodici anni prima.
Sparò, ma dietro l'albero non c'era nessuno. Fu in quel momento che vide entrambe salire i gradini che conducevano all'ingresso dell'università. Prese la mira e sparò un'altra volta. Un urlo, quello di Mary. Il proiettile la colpì in pieno alla schiena e sia lei che Hallie caddero sulle scalinate.
La ragazza era morta, non c'era alcun dubbio. Il sangue continuava ad espandersi sulla sua schiena. Un'intera famiglia uccisa: padre e figlie. Nessuno risparmiato.
Hallie riuscì a schivare agilmente un proiettile e si rimise in piedi, correndo dentro l'edificio. L'assassino provò a sparare di nuovo ma aveva consumato tutti i proiettili.
Gettò l'arma a terra e la inseguì.
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Scream - L'ultima chiamata
FanfictionTERZO VOLUME DELLA TRILOGIA "SCREAM H25" Aspettati l'inaspettato. CONTIENE SPOILER DEI PRIMI DUE VOLUMI Sono trascorsi due anni dalla serie di omicidi perpetrati da Jim Kennedy e Yara Hamund. Tania frequenta il Williamson College mentre Hallie ha de...