Il proiettile colpì il lampadario di cristallo, che atterrò a pochi centimetri da loro. I cristalli si frantumarono in tante piccole schegge che volarono dappertutto.
Hallie riuscì a toglierle la pistola dalla mano. Provò a sparare, ma Joni fu più rapida e le diede un pugno sul naso, facendola cadere a terra. L'arma scivolò via, lontano dalle due.
Entrambe si lanciarono verso di essa, scatenando una lotta per la custodia della pistola. Joni stava per prenderla, ma Hallie le afferrò una ciocca di capelli e la scaraventò sulle scale che conducevano al piano superiore.
La donna afferrò la pistola e sparò, ma nella fretta sbagliò la mira. Premette nuovamente il grilletto, ma i proiettili erano finiti. Imprecò, gettando l'arma a terra.
Tuttavia trovò qualcos'altro: il cellulare di Joni. Si affrettò a prenderlo nello stesso momento in cui Joni impugnò il coltello e iniziò a correre verso di lei.
Hallie scappò, cellulare alla mano, e si fermò dietro ad uno scaffale più piccolo e con meno libri. Si lanciò su di esso con tutto il suo peso, facendolo cadere a terra. Un forte boato riecheggiò nella biblioteca, ma Joni era riuscita a spostarsi in tempo ed era rimasta illesa.
Hallie fu costretta a valutare le sue opzioni il più in fretta possibile: la porta d'ingresso era chiusa a chiave e sfondare la vetrata che affacciava sul cortile era impossibile. Le restava solo una cosa da fare.
Corse su per le scale, diretta al secondo piano. Joni, rapida e furiosa, la inseguì e le afferrò la caviglia, facendola cadere sui gradini. Hallie riuscì a liberarsi dalla sua presa e si rialzò, arrivando al piano superiore.
Si guardò freneticamente intorno, alla ricerca di un nascondiglio, finché non vide una porta in fondo al corridoio che non aveva notato prima. Quando la aprì, si rese conto che era un balcone che affacciava sull'altro lato del cortile.
Hallie stava cercando di capire se era troppo alto per saltare giù quando sentì i passi farsi sempre più vicini, sempre più veloci. Non c'era tempo per pensare, doveva reagire.
Joni, intanto, aveva notato la porta spalancata in fondo al corridoio. Un sorriso si fece largo sul suo volto e alzò in alto il pugnale, avvicinandosi sempre di più al balcone.
Una volta fuori, però, non c'era traccia di Hallie. Proprio quando stava per voltarsi e tornare dentro, la sua preda uscì allo scoperto e le saltò addosso come un animale inferocito.
Le strinse le mani al collo mentre Joni agitava il pugnale in aria, cercando di colpirla mentre il panico l'assaliva. Riuscì ad infilzare la lama nella sua spalla e lei la lasciò libera, urlando dal dolore.
«Muori, puttana!» esclamò Joni per poi rialzarsi e prenderla in braccio. La gettò giù dal balcone, ma Hallie riuscì ad aggrapparsi alla sua mano ed entrambe atterrarono sull'erba del cortile.
Tossendo ininterrottamente, l'assassina gattonò verso il pugnale, recuperandolo. L'altra donna si alzò in fretta e furia, barcollando e scontrandosi con la schiena contro il tronco di un albero.
Quando vide Joni rimettersi in piedi, il suo istinto di sopravvivenza la costrinse a correre, nonostante il suo corpo avesse sopportato così tanto dolore da voler cedere al suolo.
Hallie entrò di nuovo nella scuola, senza fermarsi mai. Non sapeva dove fosse diretta, ma sapeva qual era la prossima mossa da fare.
La porta del bagno delle donne era ancora spalancata e all'interno era tutto come lo aveva lasciato quando lei e Joni si erano nascoste dall'assassino. In quel momento capì che l'unica che si stava davvero nascondendo era lei, Hallie.
Le sue gambe cedettero e si sedette sul pavimento, la schiena appoggiata alle fredde piastrelle del muro. Con una mano accese il cellulare e digitò un numero di tre cifre.
«911, qual è la sua emergenza?»
«Mi trovo al Williamson College! Joni Blackmore sta cercando di uccidermi, è lei l'assassina.»
«Come si chiama, signorina?»
«Hallie Prescott. Dovete sbrigarvi, ha un coltello.»
«Due pattuglie sono dirette al Williamson College. Attenda qualche minuto.»
Hallie decise di riattaccare. Fece un respiro liberatorio: anche se Joni l'avesse uccisa, non c'era alcuna possibilità, per lei, di farla franca.
Lasciò cadere il dispositivo a terra: non era suo e non le serviva più. Poi si affacciò in corridoio, assicurandosi che non ci fosse traccia della ragazza. Si mise in piedi e uscì dal bagno.
Camminava dritta davanti a sé, facendo attenzione a qualsiasi rumore sospetto che sentiva. Magari dei passi.
Questa era la resa dei conti, il momento di quello stupido film in cui l'eroe e il cattivo si scontravano faccia a faccia per concludere la storia. Il finale, però, era ancora incerto.
Hallie entrò nell'ufficio del preside e cercò di ignorare il cadavere del signor Stacey sulla sedia, per quanto potesse risultare difficile farlo.
Raggiunse la scrivania e aprì un cassetto, trovando soltanto fogli e cancelleria. Lo richiuse e aprì quello di sotto: stessa cosa. Allora provò ad aprire il terzo cassetto ma lo trovò chiuso a chiave; doveva essere per forza quello che stava cercando.
Iniziò a cercare la chiave dappertutto – nei vasi, negli altri cassetti, sulle mensole – senza riuscire a trovarla. Poi si ricordò di non aver controllato davvero dappertutto.
Si voltò verso il cadavere del signor Stacey e si trovò costretta a coprirsi sia il naso che la bocca per non vomitare. Doveva farlo, non aveva altra scelta.
Raggiunse il cadavere e infilò la mano libera in una tasca della giacca blu tinta di rosso che indossava. Niente. Allora cercò nell'altra e finalmente la trovò.
La usò per aprire il cassetto misterioso e, con grande gioia, trovò quello che stava cercando: afferrò la pistola e si assicurò che fosse carica, poi tolse la sicura e uscì dall'ufficio.
Scese al piano terra. Il corridoio era lungo, ma c'era l'uscita proprio davanti a lei che la aspettava. Aumentò il passo finché non sentì una voce maschile all'esterno e un largo sorriso si fece spazio sul suo volto.
«Scavalchiamo il cancello.» disse la voce. Era sicuramente un agente. I rinforzi erano arrivati e lei era salva.
Iniziò a correre. Corse fino a perdere il fiato. Ce l'aveva quasi fatta, mancava davvero pochissimo e tutto sarebbe finito...
ma Joni la stava aspettando: sbucò da un ripostiglio e la avvinghiò. Hallie sparò un proiettile che colpì il soffitto. Entrambe erano ferme sul pavimento, l'assassina sopra di lei.
«Devi morire, cazzo! Te lo meriti!»
Hallie seguì il suo istinto e le schiacciò le dita negli occhi. Riuscì a liberarsi, rialzarsi, e provò subito ad afferrare la pistola caduta a pochi centimetri da lei. Joni ci arrivò per prima.
Riuscì a schivare un colpo per un pelo. Si riparò dietro una colonna di marmo che la salvò da un secondo proiettile. L'uscita non era troppo lontana, quindi Hallie iniziò a correre a tutta velocità dritta davanti a sé.
Uscì dalla scuola, ma il suono di uno sparo fu abbastanza per farla distrarre: inciampò sui gradini e rotolò rovinosamente giù, fino ad atterrare sull'erba fredda.
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Scream - L'ultima chiamata
FanfictionTERZO VOLUME DELLA TRILOGIA "SCREAM H25" Aspettati l'inaspettato. CONTIENE SPOILER DEI PRIMI DUE VOLUMI Sono trascorsi due anni dalla serie di omicidi perpetrati da Jim Kennedy e Yara Hamund. Tania frequenta il Williamson College mentre Hallie ha de...