chapter eight

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11 Febbraio

Ore 14:00 a

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Ore 14:00 a.m

<Vince, la 73° edizione di Sanremo 2024.. Angelina Mango!>

Bè, dire che ci ero rimasta male era poco; insomma, mi aspettavo di vincere, però ero arrivata seconda, e mi andava bene così.
Ora mi trovavo negli studi di Sanremo; avremmo dovuto registrare "Domenica In" lì, con tutti i cantanti del festival.
Era il mio turno, così entrai e salutai tutti.
Andai incontro a Mara Venier, che mi abbracciò.
<Ma come siamo belle!> si complimentò, facendomi sorridere.
<Grazie> sorrisi imbarazzata.
<Che ne dici di cantare adesso?> mi chiese, guardandomi.
<Certo>
Sorrisi.

Everywhere I'm looking now
I'm surrounded by your embrace
Baby, I can see your halo
You know you're my saving grace
You're everything I need and more
It's written all over your face

Baby, I can feel your halo
Pray it won't fade away
I can feel your halo (halo) halo
I can see your halo (halo) halo
I can feel your halo (halo) halo
I can see your halo (halo) halo
I can feel your halo (halo) halo
I can see your halo (halo) halo
I can feel your halo (halo) halo
I can see your halo (halo) halo

Quando finì, tutto il pubblico era in delirio; chi si alzava per applaudire, chi urlava un "sei fantastica!" chi, invece, si limitava ad applaudire restando seduti e sorridendo felici.
<Grazie> mimai con le labbra sorridendo.
Mi voltai verso Mara, che nel frattempo aveva un mazzo di fiori in mano.
La ringraziai sorridendo.

Finita la serata, potei finalmente tornare a casa, ma non prima di aver salutato una persona.
Mi avviai verso i camerini; ed eccolo lì.
Appena si accorse della mia presenza, smise di parlare con Giulio Nenna, e venne verso di me.
<Ciao> lo salutai sorridendo.
<Ciao Sher> mi strinse in un abbraccio, al che mi colse alla sprovvista.
Ricambiai l'abbraccio.
<Perchè sei qui?> chiese confuso, spostando alcune ciocche che erano davanti al mio viso.
<Sono venuta qui prima di partire> lo guardai negli occhi.
<Capisco> annuì con il capo.
Ci guardammo per un tempo indefinito, quando non squillò il mio cellulare.
<Scusami> mi scusai con lui prendendo dalla borsetta il mio cellulare.
<Pronto?>
Era Edoardo, mio cugino.
<Sono qui davanti> mi disse
<Oh, ok. Arrivo allora> lo salutai, e chiusi la chiamata.
<Devo andare, c'è mio cugino che mi aspetta> lo guardai.
Lui annuì solamente con il capo.
<Che c'è? Ti sei mangiato la lingua?> dissi ridendo,
<No> scosse il capo, sorridendomi.
<Meno male> risi.
<Sai che sei bella?> mi disse all'improvviso, accarezzandomi una guancia con il pollice.
Feci una faccia confusa.
<Perchè mi dici questo?> gli chiesi.
<Perchè mi andava, e poi è la verità> alzò le spalle.
Sorrisi.
<Io adesso devo andare> dissi
<Va bene> sospirò, guardandomi. <Ci rivedremo, vero?> chiese lui speranzoso  facendo una faccia da cane bastonato.
Sorrisi tenera a quella sua espressione.
<Solo se tu lo vorrai> alzai le spalle.
<A me va>
<Allora anche a me>
Sorrisi.
Lo abbracciai, allacciando le braccia intorno al suo busto, poggiando la testa sul suo petto.
<Ci vediamo, allora> mi disse, carezzandomi i capelli con una mano, mentre l'altra era appoggiata sul mio fianco.
Farfalle nello stomaco: attivate
<Certo>
<Verrai a sentirmi all'Arena di Verona?> mi chiese, prima di "lasciarci".
Lo guardai negli occhi, staccandomi di poco dall'abbraccio - avendo solo le braccia intorno al suo busto -.
<E me lo chiedi anche? Certo!> lo abbracciai di nuovo, sorridendo.
Ci staccammo dall'abbraccio, e lui mi lasciò un bacio tra i capelli.





















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