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La prigione del South Side non ha molto di una prigione. Era più che altro una cella comune che ospitava gli idioti ubriachi finché non smettevano di bere abbastanza da tornare a casa sani e salvi. Non era così intimidatorio stare lì dentro; in realtà non era nemmeno la prima volta che ci finiva. Lui e Louis avevano passato una notte in cella quando erano adolescenti. I poliziotti li avevano prelevati da una delle loro risse più accese, li avevano sbattuto lì dentro e gli avevano detto di calmarsi prima di lasciarci andare. Non si sono mai calmati, ma è stata la prima notte che hanno passato insieme. La prima delle tante, a quanto pare.

Ne sentiva la nostalgia in questo momento.

La parte più spaventosa dell'essere lì era che non erano là fuori a cercare di scagionarli e che, se non avessero fatto cadere le accuse entro ventiquattro ore, la polizia li avrebbe spediti in una vera prigione a poche città di distanza, in attesa che il resto delle accuse venisse definito. Sapeva che Zayn lo avrebbe aiutato. Era un amico fedele di Liam ed era felice che Liam avesse qualcuno come lui al suo fianco. Ma lui? Non aveva nessuno. A meno che Louis non volesse provare a farlo uscire.

Lo avrebbe fatto? Gli importava abbastanza da aiutarlo? Stavano costruendo qualcosa che sarebbe durato? Qualcosa di simile a una relazione o, almeno, a una dinamica di amicizie incasinate, di amici con benefici? Uno scopamico lo avrebbe tirato fuori di prigione? Stare seduto lì, circondato da sbarre, sapendo di non avere quasi nessuno al mondo, metteva davvero le cose in prospettiva. Sì, si era autocommiserato come un fottuto idiota per mesi, forse anche per anni, ma a che cosa era servito? Harry era rassegnato a questo ruolo nella vita, quello in cui era intrappolato, bloccato, non autorizzato a sperare e destinato a diventare suo padre. Ma ora che la possibilità di fare di più era minacciata, capì subito che c'era molto di più per cui voleva vivere. Il negozio che lui e Liam avevano sognato sembrava improvvisamente perfetto. Avere una casa tutta sua, gli sembrava il miglior sogno possibile. Voleva fare cose, non monumentali, sia chiaro, ma cose! Voleva lavorare duro, litigare con Louis, avere un posto sicuro da chiamare casa ed essere orgoglioso di qualcosa. Di qualsiasi cosa, in realtà.

Non era lo stesso pezzo di merda di suo padre. Liam gli aveva guardato le spalle per buona parte della sua vita, per non cadere nell' ombra di Jim. E più di tutto si sentiva fortuitamente in colpa nei suoi confronti, per anni aveva detto a Liam di allontanarsi, di stargli lontano, e di stare lontano dai casini di suo padre. Non era la sua famiglia, Liam non aveva alcun obbligo nei suoi confronti e suo padre non si era fatto alcun scupolo a mettere nei casini un ragazzo che non era neanche suo figlio. Avevano fatto di meglio, si erano arrangiati da soli. Questo di per sé era qualcosa di cui poteva essere orgoglioso. Ma stare seduto lì, in quella fottuta cella di detenzione, gli ha fatto pensare che non avesse comunque importanza. Erano finiti qui, indipendentemente da quanto Harry avesse tentato di proteggerlo, di tenerlo fuori dai guai di suo padre. "Harry", lo chiamò Liam. "Non arrenderti. Mi senti?" Si sedette sulla panchina accanto a Harry, con gli occhi spalancati e severi. "Non osare arrenderti, cazzo. Sei migliore di così"

"Tu devi allontanarti. Devi starmi lontano cazzo! Guarda in che casino ti ho messo." La voce gli tremava e i suoi occhi si riempirono di lacrime. "Siamo ancora a questo punto Haz? Andiamo, pensavo l'avessimo superato. Ti sono vicino da quando hai otto anni, sei mio fratello. Se siamo in questo casino ci siamo insieme. Smettila di tirare fuori questa merda."

Ma davvero? Come faceva a sapere cosa stava pensando?

"Non riusciremo mai a sfuggirgli", borbottò, sentendosi sconfitto ora che si rendeva conto di avere speranze e sogni reali che gli scivolavano tra le dita.

"Non fare l'idiota", disse Liam. "Non troveranno nessuna prova. Jim non può dire che abbiamo rubato qualcosa e basta. Devono provarlo"

"È ovvio che lo ha dimostrato abbastanza da farci arrestare!". Gridò, cercando di calmarsi. "E ora siamo bloccati qui dentro senza un modo per ripulire i nostri nomi, Liam. Non c'è nessuno là fuori che ci aiuti!"

Liam appoggiò la testa contro il muro di cemento, alzando gli occhi su di lui. "Sei così veloce a screditarti, Harry. Sei così preso dal fatto che una persona, una fottuta persona, ci rende la vita un inferno, che dimentichi che ci sono sempre delle brave persone intorno a noi".

C'erano persone buone, ma nessuna di loro lo avrebbe aiutato. "Chi? A chi fregherebbe abbastanza da aiutarmi?"

"Niall ti vuole bene come se fossi suo fratello. Lo sai, vero? Zayn è là fuori in questo momento e sta facendo a pezzi il mondo per aiutarci. So che è così. È la mia persona."

"Come fai a saperlo?" Aveva sinceramente bisogno di una risposta, perché non riusciva a capire come potesse fidarsi così lealmente e ciecamente di una persona come quella. C'era qualcosa di rotto dentro di lui che non gli permetteva di avere quella capacità, o era solo così schifoso nella vita da non avere una persona come Zayn per Liam?

"Perché gliel'ho chiesto io. Non lo farebbe mai. Non ci lascerà, amico. Cazzo". Liam scosse la testa. "E so che sei troppo testardo per ammetterlo, ma Louis è...".

"È cosa?" Harry si intromise. "Non è niente. Stiamo scopando, Lee. Tutto qui. Alla fine si stuferà e tornerà da una come Julie. Non gli importa abbastanza di me per aiutarmi con questa merda". Sapeva di essere un cazzone, ma la sua testa era in un posto buio e non riusciva a tirarsene fuori.

Liam si lasciò sfuggire una risata frustrata. "Sai una cosa, Harry? Spero che Lou ti prenda a calci nel sedere per aver dubitato così in fretta di lui. Spero che ti faccia saltare i denti e ti metta in riga. Non dubitare di lui solo perché sei giù di morale" Liam si alzò a sedere, con gli occhi scuri che lo fissavano. "Ma se vuoi continuare a comportarti come una stronzetta egoista e dispiaciuta, allora non meriti comunque il suo amore e la sua fedeltà".

Amore? Amore! Amore? "Il suo fottuto... cosa?" Non c'è una dannata possibilità che Louis lo ami. Voleva ancora ucciderlo per metà del tempo.

"Oh, tira fuori la testa dal culo, Harry. So che hai mantenuto il riserbo su quello che state facendo, ma quel ragazzo non si preoccupa abbastanza di te? Sì, ti ama in qualsiasi modo strano. Potete mantenere la vostra competitività e la vostra rivalità e continuare a volervi bene. Nessuna di queste cose deve cambiare. Lo capisci, cazzo, vero? Quindi smettila di dire che è tornato da Julie, va bene? È convinto delle tue stronzate. Cazzo se sa perché". Il cuore gli batteva sui talloni, lo stomaco si ribaltava e la sua mente scattava su tutte le sinapsi, cercando di capire cosa diavolo significasse tutto questo. Louis non poteva amarlo; era ancora troppo sconvolto dal fatto che si stava scopando il suo nemico. Giusto?

Ma poi i ricordi si susseguivano nella sua mente come una carrellata, mostrandogli cose che aveva cercato di cancellare come... cosa? Louis disse a Julie che erano finiti. Lo tirò contro il suo petto e non cercò nemmeno di nasconderle il loro segreto. Louis gli ha detto che era suo, che voleva proteggerlo. Lo aveva chiamato "mio", cazzo. Mio, aveva detto, e porca miseria... perché lo stava capendo solo ora? Louis lo aveva chiamato stronzo del South Side e gli aveva detto che era quello che voleva. Louis gli aveva confessato le cose in modo indiretto da quando era iniziata tutta questa storia, ma Harry era troppo stupido e abbattuta per capirle. Forse non lo amava, ma stavano... lavorando per ottenere qualcosa di simile. Il marchio di sentimenti che si adattava a loro in un modo che il mondo non avrebbe capito. Harry si alzò in piedi, una scarica di adrenalina gli attraversò con questa nuova consapevolezza. Louis lo voleva, per qualsiasi motivo, e Harry non aveva finito con lui.

"È ora di mettere fuori gioco Jim, così posso mettere le mani sulla gola di Louis".

"Non è esattamente quello che volevo dire, ma mi piace", disse Liam ridendo.

I Hate You, I Love You|| LSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora