Derek

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Il rumore dello zucchero che passa da un barattolo all'altro accompagna la noia di questa serata al Diner. Sono passate da poco le nove e in questo locale si contano solo otto persone. Una coppia di vecchietti che ho dovuto lasciare alla svelata dopo la loro ordinazione, perché il rumore insopportabile mentre suggono il loro frappè con quelle stramaledettissime cannucce, mi provoca un senso omicida.

Accanto alla parete bianca, attraversata nel mezzo da una fascia di mattonelle a scacchiera bianche e nere lucide, è seduta una famigliola composta da quattro persone: papà, mamma, fratellino sui quattro anni che si lagna di continuo, e sorellina sui nove che aspetta con mano protesa una moneta da inserire nel jukebox

La nonna è alla cassa come al solito, nascondendo la sigaretta sotto al bancone, mentre la mamma in questo momento sta parlando al cellulare con il tecnico di quella diabolica macchinetta del frappè che schizza latte alla frutta ovunque.

Dopo aver avvitato il tappo del barattolo mi trascino a passi fiacchi dagli altri due clienti che osservano ancora il menù del Diner indecisi. È una coppia sulla cinquantina che ogni tanto si lancia qualche sguardo languido. <<Salve, io sono Derek, se avete deciso quello che volete ordinare, sarò ben lieto di prendere le vostre ordinazioni>> pronuncio con voce monotona. Ho imparato questa solita nenia a pappagallo.

<<Ciao, Derek>> risponde la donna dai capelli ramati e il viso equino, mentre suo marito ha ancora gli occhi incollati sul menù, <<puoi segnare due mega cheeseburger 50', due porzioni di french fries della casa e un paio di birre alla spina al doppio malto?>> annuisco segnando rapidamente l'ordine sul mio blocchetto, ma risollevo lo sguardo nell'attimo in cui la porta si apre, urtando i campanelli a vento appesi al soffitto.

<<Buonasera signora Martin, sono già passato ieri per mostrarvi il catalogo di prodotti per il vostro Diner>> bisbiglia alla nonna un uomo corpulento e pelato con tanto di valigetta. Nonna Ruth sembra provare fastidio davanti al sorriso forzato dell'uomo, che senza perdere tempo, apre la sua valigetta in pelle sul bancone della cassa e inizia a trafficare con le scartoffie al suo interno. << E io le ho già ripetuto ieri, che l'ordine è stato fatto online da mia figlia. Adesso, a meno che lei non abbia un problema di udito, è pregato di tornare tra due mesi.>> Tuona la nonna, spegnendo convulsamente il mozzicone nel posacenere. <<Lo so signora, ma volevo mostrarle dei prodotti che potre...>>

<<Ripassi tra due mesi>>

<<Sì, ma...>>

<<Visto che insiste, quattro!>>

<<Ma veramente...>>

<<Allora non mi sono spiegata...>>

<<Ma il nuovo campionario...>>

Tento di accostarmi ai due visto che la discussione sembra andare per le lunghe; infilo il blocchetto nella tasca del grembiule, e a passi lenti mi avvicino al tizio che ha avuto la splendida idea di venire a quest'ora per sfidare mia nonna. Tento di aprire bocca portando una mano sulla sua spalla, ma resta paralizzata a pochi centimetri dalla sua grossa clavicola quando noto che mia madre è appena entrata e cerca di calmare la nonna.

<<Mamma, ma che cosa...>> La nonna si acciglia, pronunciando la sua feroce e rugosa espressione. Fa quasi paura, come quando litigava con papà.

<<Stavo spiegando a questo grande ammasso...e non posso dirglielo a cosa assomiglia in questo momento perché sono incazzata nera. >>

<<Mamma ti prego...>> Guardo mia madre che passa velocemente con lo sguardo dalla nonna all'uomo che sembra non volerne sapere di arrendersi.

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