Derek.

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La guardia mi trascina per un braccio verso una sedia, e soltanto adesso riesco a mettere a fuoco il suo volto, sentendomi come se mi fossi appena risvegliato di colpo dal peggiore dei miei incubi. L'uomo davanti a me si passa una mano sul suo capo pelato che conta soltanto pochi capelli partendo dall'attaccatura, il viso sbarbato e il mento appuntito. Rimette la pistola nella fondina attaccata alla cinta di cuoio e inizia a squadrare l'infermiera con espressione meditabonda.

<<Allora? Parla, con chi eri?>> mi chiede perentorio, ma tutto quello che riesco a fare è tacere. <<C'era qualcuno con te?>> Abbasso il capo, immerso ancora nel silenzio. Il cuore ha rallentato i battiti, ma la fronte è ancora permeata dal sudore.

<<C'era un altro ragazzo prima>> risponde per me l'infermiera con voce tremante. <<E dov'è adesso?>> chiede la guardia, ma lei scuote la testa.

<<Non ne ho idea! Mi ha detto che era un paziente in cura all'ospedale, ma quando gli ho chiesto cosa ci facesse qua giù, non ha voluto rispondermi>> lamenta aspramente l'infermiera. <<Mi descriva com'era fatto questo ragazzo>> rincara l'uomo inforcando il cellullare dalla tasca, poi si volta verso di me. << E tu, dimmi subito dove sono scappati i tuoi amici, perché è chiaro che non eri solo!>>

La testa inizia a muoversi da sola da una parte all'altra: << No, no, no. Ero solo, non c'era nessuno con me!>> L'uomo si stringe nelle spalle, seguendo i miei stessi movimenti con il capo. << In tal caso>> e mi scocca un'occhiata fulminea e penetrante, <<pagherai tu per tutti.>>

<<Cosa volete fargli? Ripeto che non era solo!>> esclama l'infermiera, disperata.

<<Lo porterò al distretto, a Rudi capitano tutti i giorni casi come questo.>> Afferma rude la guardia, invitandola a raccontare come sono andate le cose. Lei mi scocca uno sguardo dolce e materno, poi i suoi occhi si infrangono sul pavimento mentre le sue labbra si muovono tremolanti, iniziando a raccontare quello che è successo tra lei e Kyle.

<<Ero da poco scesa al primo piano per venire ad accogliere il dottor Lopez, aveva preparato una fiala di un medicinale appena arrivato. Serviva per la terapia di un paziente speciale del terzo piano, nel reparto malattie infettive. Ho sempre lasciato una luce accesa nel reparto al primo piano, e mi sono meravigliata quando ho visto l'ingresso del corridoio illuminato da una torcia, poi è sbucato fuori quel ragazzo...ha iniziato a sorridermi e io gli ho detto che non poteva stare qui e di tornarsene di corsa al suo reparto...>>

Dopo il suo racconto inizio a ruotare con gli occhi da una parete all'altra gestendo un'insolita calma. L'uomo -dopo aver ascoltato con attenzione e essersi aggiustato la cinta intorno alla sua pancetta, agguantandola con le mani- mi scocca uno sguardo accusatorio. <<Il medicinale in questione è finito sul pavimento, grazie a te e ai tuoi stupidi amici c'è una persona che non potrà iniziare la sua terapia. Immagino tu sia soddisfatto.>>

No, cazzo, non lo sono per niente. Sono soltanto un babbeo, sfigato e coglione.

Ah. Te ne sei accorto.

<<Sono sicura che non è lui l'artefice di tutto questo!>> sbotta l'infermiera, poi inizia a meditare prendendosi la radice del naso tra l'indice e il pollice. <<Un momento...le chiavi! Come fa ad avere le chiavi? Sono riservate al personale di servizio che lavora in questo ospedale come noi...>>

La guardia afferra il mazzo di chiavi che rigonfia la tasca del mio piumino sgualcito.

Sono spacciato. Zio Rupert mi ammazzerà.

<<E queste?>> chiede soddisfatto, lasciando penzolare le chiavi davanti al mio naso. <<Dove le hai prese?>> Afferra il portachiavi in plastica con etichetta, leggendo il vero nome di colui che mi farà il culo appena lo verrà a sapere. Chissà come mi conceranno mia madre, mia nonna e Justin.

Solo per i tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora