Derek.

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Era quel giorno. Un giorno qualsiasi.

Tre settimane. Tre orribili settimane sono passate da quella sera. A casa non abbiamo più aperto l'argomento. Justin e la nonna hanno tentato di farmi confessare in tutti i modi possibili. Mia madre ha iniziato a parlarmi soltanto dopo il processo. Il suo sguardo freddo e l'espressione cupa mentre servivamo ai tavoli del Diner in questi ultimi tre weekend, mi hanno dato modo di meditare su tutta questa situazione.

Nonna Ruth ha provato a farmi aprire con la dolcezza, ha insistito fino a consumare tutti i suoi vecchi trucchetti, con la complicità di mio fratello. Non è servito a nulla.

A scuola è andata anche peggio: Liam si è arrabbiato e ovviamente abbiamo discusso. Non ci siamo parlati per giorni. Ma al processo lui c'era. Quando abbiamo lasciato l'aula del tribunale, solo allora mi ha abbracciato e ci siamo chiariti. Avrei dovuto parlargliene, dirgli tutto fin dall'inizio. Lui me lo avrebbe impedito anche a costo di colpirmi con qualche oggetto pesante sulla testa. Liam non mi ha lasciato solo, ha rinunciato alla festa di Halloween che hanno organizzato quelli del terzo anno per messaggiare con me, anche se ci siamo scambiati degli insipidi messaggi per tutta la notte, descrivendo i film horror che stavamo guardando alla tv.

Per Ben e gli altri, è come se tutto questo non fosse successo: mi hanno evitato a scuola, nel cortile, lanciandomi semplicemente delle occhiatacce tutte le volte che la Hopkins si trovava nei paraggi. La preside è stata molto comprensiva, e non posso mai scordare la faccia di Ben quando mi ha chiamato per un colloquio nel suo ufficio il giorno in cui sono ritornato a scuola. Credevo gli stesse per venire un collasso cardiaco.

Nessuno ovviamente ha fatto molto caso alla mia assenza, anche se, stranamente, non è circolata nessuna voce di corridoio. Ben ha pensato a tutto.

Spero che non ci entrerai mai nella squadra di Hockey, Ben.

Miranda ha provato a parlarmi di nascosto a scuola, mentre mi cambiavo negli spogliatoi dei maschi durante l'ora di ginnastica, ma l'ho respinta. Tutt'ora prova ancora a chiamarmi e a tempestarmi di messaggi. Non le ho più parlato. Non l'ho più cercata. Voglio soltanto allontanare il vecchio Derek, cercando di fare qualcosa di buono per quello nuovo.

Al processo, il giudice è stato clemente; l'ospedale ha chiesto il risarcimento dei danni e il prezzo da pagare per quel farmaco speciale che è quasi costato una vita innocente.

Sono colpevole quanto loro per aver accettato e fatto parte dei loro piani per salvarsi il culo.

In aula non sono riuscito a spiccicare una parola, se non un "Sissignore "a ogni domanda del giudice. Il mio avvocato d'ufficio sbuffava in continuazione, spronandomi a collaborare quando è entrata a testimoniare l'infermiera che ha tentato di difendermi con la guardia quella notte. Il suo volto dispiaciuto quando ho confermato che oltre a me non c'era nessun altro...ho mentito ancora, anche davanti a chi ha cercato di difendermi per tirarmi fuori dai guai. Mi sento uno schifo quando ci penso.

Centocinquanta ore di lavori socialmente utili dopo la scuola da trascorrere all'ospedale dove è stato commesso il danno. E il martello nelle mani del giudice ha picchiato.

Mia madre ha tirato un respiro di sollievo. Forse è tornata a respirare proprio dopo il processo. Nonna Ruth ha fatto un po' di casino in aula, ma poi si è calmata. Justin e Liam mi son saltati addosso. Non ho detto nulla. Sono rimasto spento e inespressivo, come se mi avessero appena condannato al patibolo: dovrò lavorare insieme a mio zio Rupert, e l'idea non mi entusiasma per niente.

Ed eccomi qua, due giorni dopo a lavare i pavimenti di una struttura sanitaria, quando potevo starmene a casa a giocare ai miei videogame preferiti, e magari a litigare con Liam per i personaggi di Modern Warfare.

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