Tessa

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<<Eccoti qua vagabondo!>> urla qualcuno poco distante da noi. È la voce rasposa e baritonale di un uomo che si avvicina.

<<Va tutto bene zio Rupert, mi sono soltanto allontanato un momento>> gli risponde Derek. La sua mano è accanto alla mia e la sfiora ancora mentre parla con suo zio.

<<Torna subito a lavoro, altrimenti aggiungerò personalmente altre ore fino al giorno in cui andrai in pensione!>>

<<Per quando andrò in pensione tu sarai morto.>>

<<Sì, giust...cammina!>>

<<Tessa sta aspettano sua madre, non posso lasciarla qui da sola.>> Mi sento osservata. È calato un improvviso silenzio tra i due, e ho l'impressione di avere gli occhi di suo zio puntati addosso.

<<Scusi signorina, ma Derek ha una mansione da portare a termine. >>

<<Non si preoccupi, posso aspettare mia madre anche da sola. >>

<<Posso farle compagnia al posto di Derek, ne sarei felice.>>

<<Non c'è alcun bisogno...>>

<Insis...>>

<<Zio Rupert, levati dalle palle. A Tessa ci penso io.>> Derek ha appena risposto a suo zio, a causa mia. Spingo una mano in avanti e il mio palmo finisce contro la sua schiena, aggiungo l'altra mano e scendo fino al suo girovita, percorrendo con le dita le linee dei suoi fianchi sopra la maglietta.

<<Attento a come parli ragazzino, altrimenti...>>

<<Altrimenti cosa? Vecchio lumacone bavoso. Ti ho detto che mi occorre qualche altro minuto e ti raggiungo.>> Il tono di Derek mi allarma, chissà se si comporta così normalmente.

<<Mi scusi signorina, mio nipote deve aver frainteso le mie intenzioni.>>

<<Vattene. Ci vediamo dopo.>> Il rumore dei suoi passi si fa sempre più lontano, e capisco che siamo di nuovo soli.

<<Derek, ti metterai nei guai>> sostengo, ma lui non risponde. Mi prende le mani appoggiate sui suoi fianchi e le porta in avanti, cingendosi il busto con le mie braccia. La guancia si schiaccia contro la sua schiena e avvampa di nuovo.

<<Non doveva permettersi.>>

<<Forse hai frainteso.>>

<<No, non credo. So quello che dico>> risponde tenendomi avvinghiata al suo busto. Non tento di spostarmi, non lo so il perché. Mi viene naturale lasciarglielo fare, come prima in ascensore.

Sento che posso fidarmi di lui. Muovo le gambe leggermente in avanti e cerco di mettermi diritta davanti a lui.

Chissà come mi sta guardando in questo momento, e quante cose mi stanno raccontando i suoi occhi che non posso descrivere per saziare la mia curiosità.

Dentro però mi sento felice, questo silenzio parla per entrambi, come se già sapesse raccontare ogni cosa.

Vorrei restare così, avvinghiata al ragazzo imbianchino-barra- sconosciuto- barra- giullare. Qualcosa mi dice che ne avremo ancora di soprannomi idioti da darci.

<<Tessa, chiama tua madre altrimenti verrà a cercarci la polizia.>>

<<È ancora presto. Voglio stare così, un altro po'.>>

<<E lo dici a me?>> sussurra, accarezzandomi capelli e nuca.

Cosa diavolo succede? Non mi riconosco più.

Solo per i tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora