2. Ricordi lontani

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Jackson pov

Fisso Keira che se ne va, c'è qualcosa in lei che non mi convince. Ultimamente è molto chiusa, da piccoli eravamo migliori amici, parlavamo di tutto e mi diceva sempre tutto o cosi diceva perlomeno.

Ricordo una volta,mentre stava piangendo mi disse: «Jackson ho paura» fece una breve pausa e poi mi disse: «Mi sento in trappola... in una gabbia aperta » non capivo il motivo,mi chiedevo costantemente Perché si sentiva in trappola? Cosa la spaventava? E che vuol dire che la gabbia é aperta? Quel giorno non gli feci nessuna delle domande che scuotevano la mia mente, mi limitai a tenerla stretta tra le mie braccia per farla sentire al sicuro.

Una gomitata mi risvegliò dai pensieri.
Il mio sguardo  ancora fisso sulla figura che si stava allontanando a passo spedito.
Poi si fermò di colpo Non si muoveva più, so che insistere la infastidisce ma voglio capire cosa la preoccupa.   Un'altra gomitata mi risveglia di nuovo, mi giro verso silvia che mi indica lo zaino di Keira, se lo è dimenticato, silvia mi sorride indicandomi Keira
«Glielo puoi Portare?»
«sbrigati sta andando via» disse poi Violet.
Senza fargli dire altro prendo lo zaino e inizio a camminare, vedo Keira che si ferma guarda il telefono si volta e inizia a correre.
Ma che cazzo?, esco dal negozio e inizio a corrergli dietro non è molto atletica per questo la raggiungo subito.
Le poso una mano sulla spalla facendola voltare verso di me, quando si volta incontro i suoi occhi e non riesco più a capire niente.

Invece lei abbassa lo sguardo sullo zaino lo prende mi ringrazia e si gira  iniziando a camminare, con due falcate riesco a raggiungerla facendola voltare verso di me.

«Keira che ti prende?»le chiedo gentilmente
«Che intendi dire?» Fa la finta tonta ma sa di cosa parlo o ...almeno credo.
Alza un sopracciglia e mi invita a risponderle con un cenno della mano
«Intendo dire perché te ne sei andata?»
«Ho da fare l'ho detto» abbassa lo sguardo.
Non mi convince
«Non ti credo» rispondo sinceramente
«Non farlo, non sei obbligato ma questa è la verità quindi non rompere. Devo andare»
«Perché mi dici le bugie quando eravamo piccoli non lo facevi» a queste parole vidi il suo corpo rimpiccolirsi.

«le persone cambiano» il suo tono ora é più un sussurro mentre il suo volto è la reincarnazione di dolore
«Che centra? Non puoi usarla come scusa»
«scusa ma devo andare» mi da le spalle ma quando prova ad allontanarsi le sussurro: «non ti fidi più del tuo gigante ?» non riesco a parlare normalmente perché il timore che mi risponda di sì invade il mio corpo e non sembra intenzionato ad abbandonarmi
«Mi fido di te...» sussurra lei, il mio petto si libera da tutta l'aria trattenuta, ma poi lei continua
«non mi fido di me».
Si gira e comincia a camminare.
Non la fermo rimango li impalato ad osservarla andare via.


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