La piccola donna e Marianne avevano da poco rincasato. E dal bar, fino casa di Pattie,
Marianne non aveva fatto altro che raccontare la sua vita a Pattie. E lei era stata ad ascoltare."Allora questa è casa mia...Benvenuta" disse Pattie facendo accomodare Marianne.
"Piccola, ma è una bella casa" ed era la verità.
La casa era piccola, ma grande quanto bastava.
"Lo so, mio figlio voleva comprarmi una villa enorme, ma vivendoci da sola non avrebbe avuto senso comperarla" disse Pattie poggiando la borsa su un tavolino che si trovava poco dopo l'entrata.
Marianne stava incominciando ad avere delle curiosità. Su suo figlio, su dove fosse il marito.
Ma preferì tenere a fermo le sue curiosità.
"Seguimi, ti mostro dove dovresti dormire" disse la donna avviandosi al piano di sopra.
Lei annuì e poco dopo la raggiunse.
Salendo le scale, notò delle fotografie. Ognuna di loro teneva immortalato un momento particolare di quella famiglia.
E in ogni fotografia era presente il solito bambino, biondo, con occhi del color del caramello.
Le ricordava vagamente qualcuno. Ma scosse la testa al solo pensiero e continuò a salire le scale.
"questa è la tua stanza...ogni volta che vorrai puoi venire qui" disse Pattie mostrandole la stanza.
Era una stanza dove, forse ci dormiva il figlio.
Aveva coperte azzurre, alle pareti erano appesi dei trofei di Hockey più dei poster con dei giocatori di Basket.
"Grazie Pattie davvero non so come ringraziarti" disse entrando nella stanza osservando la situazione.
disse, e poco dopo scomparve in un'altra stanza.
Marianne, intanto, decise di sedersi sul letto, e di osservare la stanza dal basso.
Il suo sguardo venne catturato soprattutto da quei trofei. Doveva scoprire a chi appartenessero.
Proprio mentre stava per leggerlo Pattie irrompe nella stanza, attirando la sua attenzione.
"Si quei trofei li ha vinti mio figlio, quando era piccolo, sai lui amava giocare a Hockey" disse per poi appoggiare uno dei suoi pigiami sul letto.
"Comunque...di sotto c'è la cucina e se hai fame trovi qualcosa, ci vediamo domani" disse.
Sembrava affranta, i ricordi forse le facevano del male? Voleva scoprire la sua vita, poterla aiutare.
Prese il pigiama e si cambiò, per poi spegnere la luce e distendersi in quel letto freddo.Era ormai notte fonda, e Marianne non riusciva proprio a dormire.
Le venivano in mente le scene di quei due che si stavano sbaciucchiando.
Non pensava che un tipo come Justin potesse prendere in giro le persone così. Ma infondo doveva aspettarselo.
Nella sua vita non aveva mai avuto fortuna in queste cose.
Decise di alzarsi e di andare a mangiare qualcosa.
In cucina la luce era accesa, forse Pattie si era dimenticata di spegnerla, pensò.
Avvicinandosi sentì dei singhiozzi leggeri. E notò la figura di Pattie, seduta al bacone, che versava lacrime nel suo latte caldo.
Pattie notò Marianne e si asciugò di fretta le lacrime.
"Oh, ciao non ti avevo visto" disse per prendere una tazza di latte anche per lei.
Marianne si siede al suo fianco.
"Non riesci a dormire?" domanda Pattie tenendo lo sguardo basso.
"No..." disse per poi sorseggiare il suo latte.
Poi il silenzio diventa padrone di quella stanza.
Un silensio straziante, che Marianne non riusciva a sopportare.
Ma proprio quando pensò di parlare Pattie la precedette.
"Sai mio ne ha passate tante per essere dove è adesso, all'inizio eravamo poveri, il mio ex-marito ci maltrattava e l'unica cosa che salvava lui era la musica."
Marianne stava ad ascoltare, proprio come aveva fatto Pattie, mentre lei raccontava la sua vita, quella reale.
"Poi è successo tutto così in fretta, lui è diventato famoso, mio marito si è risposato, e mio figlio si è fidanzato...la fama lo ha fatto diventare quello che non avrei mai sognato che diventasse. Si è montato la testa, e adesso quando viene a trovarmi non dorme neanche più da me" la donna era davvero a pezzi.
Si vedeva dal modo in cui parlava di suo figlio, era come se si disprezzasse da sola, per aver creato un mostro.
"Non dovresti disprezzarti, non è dicerto colpa tua se adesso è quello che è!" disse Marianne per rassicurare la donna.
"Non sembra mio figlio" in quel momento la donna si lanciò fra le braccia di Marianne che la accolse con piacere.
Quella donna aveva bisogno di attenzioni. E per il momento Marianne non aveva alcuna intenzione di lasciarla andare,
non in quelle condizioni.
"Sai mio figlio mi abbracciava così" disse Pattie sciogliendo quell'abbraccio.
"Grazie Marianne" disse.
Stava per risalire le scale ma Marianne la fermò.
"Pattie aspetta..." Pattie si fermò di scatto e si girò verso di lei.
"Dimmi..." le sorrise debolmente.
"Come si chiama tuo figlio" chiese Marianne ansiosa di una risposta.
Pattie sospirò "Justin, Justin Bieber" disse per poi risalire le scale.
Quel nome, Marianne lo conosceva troppo bene.
Era il ragazzo di cui in quel periodo era perdutamente innamorata.
Era il ragazzo con cui ci stava quasi per andare a letto.
Era il ragazzo a cui aveva detto la verità su tutto.
Era il ragazzo che adesso era a letto con la Gomez.
Dopo quel nome Marianne rimase troppo sconvolta. Non poteva neanche pensare che non venisse mai a trovare la madre.
Le mancò il respiro, la situazione non centrava niente con lei. Ma adesso voleva sapere da Justin la verità.
Detta in faccia senza essere nascosta niente.
Decise di andare a riposare. I giorno successivo sarebbe partita per ritornare in Hotel e parlare con lui.
Doveva sapere tutto.
Intanto Justin già dormiva. Ma non nel suo letto come pensava Marianne, ma dormiva nel letto di lei.
Dove le lenzuola trattenevano il profumo di lei.
Decise di passare lì la notte. E di abbandonarsi alla brezza di quella stanza.------------------------------------------
Se trovate degli errori mi dispiace, non ho riletto.
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You ... My biggest mistake but I would do it so many times.
FanficLa signora Jenkins, racconta ai nipoti la sua storia. Di come ha conosciuto l'uomo della sua vita, e di come la ragazza del suo amore, ha spinto la signora Jenkins ad andarsene e fuggire per sempre. Lui è innamorato, ma troppo cieco per vedere che a...