Arrivati davanti casa, Thomas la scortò fino alla porta per poi andarsene in silenzio.
Marianne era preoccupata, e non aveva voglia di parlare. Thomas la conosceva bene
e sapeva quando intervenire e quando invece doveva starsene zitto.
E quello era proprio uno di quei momenti.
Marianne entrò in casa sicura che non ci fosse nessuno.
Ma la ragazza si sbagliò ancora una volta sulla sua così convinta
sicurezza di rimanere da sola e schiarirsi le idee finché non sarebbe tornato Justin dallo studio di registrazione.
"Selena...ancora qui" disse Marianne con tono scocciato.
"Si...avevo voglia di vedere la mia futura mammina" disse Selena con un tono di malignità in quello che diceva.
Marianne era confusa, Selena come faceva a sapere che lei era incinta? Non può essere stato Thomas a dirle tutto...
"E t-tu come f-fai a saperlo?" chiese Marianne impaurita da quella ragazza capace di fare di tutto.
"Ho le mie conoscenze" disse la ragazza alzandosi dalla poltroncina bordò su cui era seduta e dirigendosi al corpo, quasi fragile di Marianne.
"Ti prego dimmi chi è stato" chiese Marianne con voce spezzata dal dolore, sperando che non fosse stato Thomas a tradirla in quella maniera.
"Mia madre è un infermiera, e casualmente lavora proprio in quell'ospedale" disse Selena
guardando Marianne negli occhi augurandole forse tutto il male che c'era al mondo.
In quel momento Marianne si sentì sollevata di ciò che le aveva detto Selena e per quanto assurdo e contradditorio fosse,
in quel momento Marianne aveva paura.
Paura di quella ragazza che le sostava davanti.
Paura di quella ragazza che qualche giorno prima l'aveva minacciata di morte.
Paura di quello che Selena aveva in serbo per lei e tutto solo per aver amato una persona.
"Che cosa vuoi da me Selena?" chiese Marianne cercando di apparire il più forte possibile,
cercando anche di reprimere le lacrime che violente volevano sfogarsi sul delicato e liscio viso di Marianne.
"Voglio che te ne vada da questa casa, via da Justin, da me e non dovrai dirgli nulla di questa gravidanza e se solo fai qualche passo falso...perderai il bambino" disse la ragazza concludendo il tutto con un sorriso malvagio che in quel momento aveva in pieno viso.
Marianne impallidì a quelle brutali parole che la ragazze le aveva appena rivolto.
"Fammi almeno passare del tempo con Justin e dirgli addio nel migliore dei modi" chiese Marianne quasi come se la stesse supplicando.
In effetti, salutare Justin nel modo migliore era l'unica cosa che Marianne desiderasse prima di andarsene e lasciarlo definitivamente.
Sperava solo che in quel momento avesse accettato la sua proposta lasciandola sostare in quella casa solo per un altro breve periodo di tempo.
Finché la sua gravidanza non dava segni di esistenza sul corpo di Marianne, mettendo in evidenzia, forse, un pancione accentuato.
"Okkay...tanto dovrò stare via per lavoro, circa un mese e prima che io ritorni, ti voglio fuori da questa casa, fuori dalla vita di Justin" disse per poi prendere la sua roba poggiata sulla poltroncina e infilandosi il giubbotto nero che di solito portava per camuffarsi.
"E come saprò che tu stai tornando?" chiese Marianne nel caso si fosse distratta dalla bellezza di Justin e fosse rimasta nel maggior tempo di quello prestabilito.
Immaginando, in quell'arco di tempo, che cosa le fosse accaduto se solo non si sarebbe fatta trovare fuori da quella casa, le venivano i brividi.
"Lo saprai benissimo...ti consiglio una cosa...non affidarti al tuo istinto, potresti sbagliare" disse per poi uscire da quella casa chiudendosi violentemente la porta alle spalle.
Marianne era affranta dal dolore, il quale la portò ad accasciarsi per terra e restare lì a piangere.
Piangeva perché non aveva un compagno con cui condividere il suo dolore.
Piangeva perché non aveva una famiglia su cui contare. Piangeva perché non aveva amiche stabili.
Piangeva perché non era sicura del fatto di saper fare la mamma.
Ma era come se qualcosa dentro di se volesse quel bambino più di qualsiasi altra cosa al mondo.
E fu proprio quell'esserino all'interno di Marianne, che le diede la forza di alzarsi e di affrontare gli ultimi momenti con Justin.
Belli o brutti che siano stati.
Decise di darsi da fare e prepararsi un programma su ciò che avrebbero fatto durante tutto quel mese.
L'avrebbe accompagnato in studio, ascoltando la sua voce melodica ingombrare le pareti di quelle stanze,
e salire la sicurezza che era nascosta in lei. Perché lui con la sua voce, la rendeva una ragazza migliore,
sicura di se e armoniosa. La tranquillizzava e rilassava tutti i suoi nervi e pensieri accavallati meglio di un massaggio cinese.
Ritornando al programma che avrebbero svolto per tutto il tempo che avrebbero trascorso insieme, decise di staccare perché ormai la bava,
causata dal pensiero di lui che le cantava una canzone a petto nudo, incominciava a scendere senza fermarsi.
Si diede un po' di autocontrollo e decise di guardare la televisione.
Stavano trasmettendo un cartone animato. IL cartone animato. "Tom and Jerry"... amava quel cartone era il suo preferito.
Ogni volta che lo vedeva non riusciva a capacitarsi del fatto che Jerry avesse sempre la meglio su Tom,
nonostante fosse un topolino cattivo e buono allo stesso tempo.
Ma nonostante tutto non riusciva a capire quanta stupidità ci fosse in un gatto e quanta intelligenza ci fosse in un topo.
Pur sapendo che si trattava di un cartone animato. Li amava, perché con una semplice stupidità le mettevano di buon umore.
Dopo qualche ora abbandonò i suoi cartoni animati dedicandosi interamente alla cena che ci sarebbe stata quella sera a casa Bieber.
Aveva chiamato Pattie, chiedendole il favore di lasciarle casa libera ancora per un giorno e che a partire dal giorno dopo,
sarebbe potuta tornare a dormire liberamente nel suo letto.
Per tutto il tempo tentò di preparare qualcosa di decente per poter mettere sotto ai denti, ma tutto le riusciva non molto bene.
La pasta a volte veniva troppo salata, oppure troppo cotta la carne che aveva preparato per lui,
siccome lei non poteva mangiarla perché era vegetariana.
Decise di chiamare un ristorante cinese, e farsi portare delle porzioni per due che avrebbe poi,
sistemato accuratamente in ogni singolo piatto, facendo credere di averlo cucinato lei con le sue mani.
Anche se il fatto di aver ordinato cinese, rendeva la messa in scena più complicata di quanto già non fosse.
Ma decise di tentare, anche perché Justin era dotato di stupidità.
Quando finalmente il fattorino bussò alla sua porta, con la rispettiva ordinazione, la sistemò negli appositi piatti.
Accese due candele al centro del tavolo. E affievolì la luce in sala da pranzo. L'atmosfera che vi presentava era romantica.
Profumata, per via delle candele alla vaniglia, e dolce.
Andò di sopra a prepararsi e a mettersi qualcosa di più adatto a quella situazione.
Dopo essersi fatta una doccia, decise di indossare un vestitino, né tanto elegante e né tanto sportivo, ma semplice, adatto a stare in casa in compagnia. Aveva una scollatura a "V", che lasciava poco spazio all'immaginazione, ed era lungo fino al ginocchio di un blu scuro intenso.
In modo tale da distinguersi dalla luce rossa della sala da pranzo.
Mise un filo di mascara ed era pronta...pronta per aspettare e sorprendere Justin con quello che aveva organizzato.
Scese in soggiorno e proprio mentre stava per riguardare gli ultimi dettagli, la porta di casa si aprì, e da essa ne entrò un angelo che nonostante la stanchezza sul suo viso, era bellissimo.
"Ehi...ma sei bellissima" disse Justin chiudendo la porta velocemente per poi avvicinarsi alla dolce Marianne che sostava un po' più distante da lui.
"Grazie..." disse Marianne abbassando il capo leggermente imbarazzata dall'atmosfera che si stava creando.
"A cosa devo tutte queste preparazioni?" disse Justin cingendole i fianchi.
"Volevo passare del tempo con te" disse Marianne sorridendo sensualmente.
"Mhmm...hai ragione era da tanto che non passavamo del tempo insieme" disse Justin baciandole leggermente il collo,
lasciando delle scie delle sue umide labbra.
"Vuoi mangiare?" chiese Marianne cercando di autocontrollarsi.
"Certo ho una fame..." disse lui per poi staccarsi e prenderla per mano,
conducendola fino al tavolo dove, da gentiluomo, la fece accomodare sulla sedia.
"Allora...sembra che abbiano una bella faccia questi spaghetti" disse Justin poco dopo aver preso posto sulla sedia di fronte a quella di Marianne.
"Si ho cucinato tutto io" disse la ragazza cercando di tenere un tono altezzoso.
"Si e quegli scatoli del ristorante cinese sulla sedia sono arrivati fino a qui con il teletrasporto"
"Oh...li hai notati" disse Marianne abbassando lo sguardo, maledicendosi per non averli nascosti o semplicemente buttati.
"Ma...stando al tuo fianco, tutto è perfetto. La luminosità della luna e delle stelle non sono paragonabili alla luce che tu crei anche solo se sorridi" disse Justin guardandola dritta negli occhi.
Lei sorrise arrossendo, per poi prendere le bacchette ed incominciare a mangiare.
"Allora come è andata in studio?" chiese Marianne mettendo in bocca il primo boccone.
"Bene...stiamo facendo le registrazioni per "Believe" e c'erano anche delle Beliebers fuori dallo studio quindi ho approfittato e ho fatto delle foto con loro" disse Justin cercando, invano, di prendere gli spaghetti.
"Sono davvero importanti per te...dico cioè le tue Beliebers" disse Marianne osservando la sua difficoltà in nel prendere un boccone.
"Se devo essere sincero...Si... sono importanti, senza di loro adesso non andrei in studio, non sorriderei tutti i giorni. Sono praticamente loro che mi fanno alzare la mattina. Si sono il mio mondo e ognuna di loro è la mia fidanzata" disse Justin sorridendo,
forse immaginando lui a letto con ognuna delle sue Beliebers.
"Fai i tuoi pensieri sconci, quando sei da solo" disse Marianne ridendo.
"Si e tu potresti aiutarmi con questi spaghetti?" chiese Justin divertito da quello che stava combinando sul tavolo.
"Si forse hai ragione, dovrei aiutarti" disse Marianne alzandosi e andandosi a sedere sulle gambe di Justin.
"Allora, prendi le bacchette e fai così..." prese le bacchette e con un agilità sconosciuta a Justin,
prese gli spaghetti e imboccò Justin come si faceva con i bambini piccoli.
Passarono il resto della cena così, tra una risata e un boccone e lasciandosi dei teneri baci sulle labbra.
Erano una coppia perfetta e in quel momento erano soli, nessuno c'era per disturbarli nemmeno Selena.
La serata era interamente dedicata a loro e ognuno era desideroso dell'altro.
Era, infatti, da tanto che non facevano sesso e quella serata sembrava proprio quella giusta per approfittare e per sentirsi uniti ancora una volta.
Decisero di spostarsi in camera da letto, senza mai staccarsi dai baci che li univano.
Finirono sul letto quando poi Marianne ebbe paura e quasi si dimenticò di essere incinta.
"Aspetta devo andare in bagno.." disse pero poi alzarsi e prendere il telefonino.
Chiudendosi a chiave digitò velocemente il numero delle ginecologa la quale rispose prontamente.
"Dottoressa mi scusi per l'orario ma volevo sapere se durante la gravidanza è possibile cioè..." Marianne era in imbarazzo,
le sue gote divennero subito rosse.
"Rapporti sessuali?" chiese la dottoressa dall'altro lato del telefono.
"Ehm...si" disse Marianne trattenendo il filo di imbarazzo che si poteva sentire attraverso il suo tono di voce.
"Si li puoi avere...ma fate piano mi raccomando" disse per poi riattaccare.
Adesso Marianne era sicura di quello che stava facendo e con disinvoltura si condusse nella stanza dove Justin l'aspettava.
"Eccomi..." disse avvicinandosi e appoggiando la testa sulla sua spalla.
In quegli attimi regnava il silenzio, ma si poteva sentire i loro cuori che battevano all'unisono in perfetta sintonia.
Era come se formassero una band fantastica che non sbagliava il ritmo della canzone di quel momento.
Marianne sollevò il capo dalla sua spalla, lo fissò con occhi annebbiati e Justin le posò un bacio leggero sulle labbra.
Marianne avvicinò la mano al volto di lui e gli accarezzò la guancia con la punta delle dita. Justin la baciò di nuovo,
sempre con immensa tenerezza e Marianne ricambiò, mentre le lunghe difficoltà si dissolvevano nella passione.
Marianne socchiuse le labbra mentre Justin le accarezzava le braccia lentamente, con tocco leggero.
Poi la baciò sul collo, sulle guance, sulle palpebre, lasciandovi la traccia umida della sua bocca.
Marianne gli prese una mano e la guidò verso i suoi seni, le sfuggì un gemito quando sentì il tocco di lui attraverso la stoffa.
Poi, muovendosi come in un sogno, il viso illuminato da quella poca luce che entrava nella stanza attraverso la finestra,
si staccò da lui e in silenzio cominciò a sbottonargli la camicia.
Justin ascoltava ogni suo respiro mentre le sue dita scendevano sempre più in basso,
gli sfioravano la pelle ogni volta che slacciavano un bottone.
E quando la camicia fu completamente aperta le mani di Marianne scivolarono dentro ,
con carezze leggere esplorarono il suo corpo, indugiarono sui pochissimi peli del suo petto.
Poi gli baciò il collo mentre faceva scivolare la camicia giù dalle spalle e rialzò il capo per consentire che lui la baciasse.
Justin si liberò completamente dalla propria camicia, poi con un gesto sicuro sollevò il vestito di lei e dopo averle accarezzato dolcemente il ventre glielo sfilò dolcemente facendole alzare le braccia.
Marianne si sentì mozzare il fiato quando Justin la baciò nell'incavo dei seni e fece correre lentamente la lingua fino al suo collo.
Le mani di lui le accarezzavano la schiena, le spalle, le braccia e i loro corpo caldi di avvinghiarono, pelle contro pelle.
Marianne sollevò il bacino perché Justin le sfilasse le mutandine,
e lei allungò la mano per aprire la lampo dei jeans di lui, che si liberò di quest'ultimo indumento.
I loro corpi finalmente nudi si riavvicinarono piano piano, quasi muovendosi al rallentatore,
e quando si unirono tremavano entrambi.
La lingua di Justin indugiava sul suo collo mentre le mani di lui le accarezzavano il corpo, dai seni al ventre,
e più sotto dell'ombelico e di nuovo verso l'alto. La bellezza di Marianne lo ammaliava.
I suoi capelli rossi si mimetizzavano con l'oscurità che dominava in quella stanza.
La sua pelle era morbida e luminosa. Sentì le mani di lei premere sulla sua schiena, quasi per sollecitarlo.
Giacevano sul letto matrimoniale, in un'atmosfera romantica con solo la luce della luna ad illuminarli.
Marianne arcuò la schiena mentre Justin rotolava su di lei con un unico movimento fluido e le stringeva i fianchi tra le sue ginocchia.
Lei sollevò il capo per baciargli il mento e il collo, respirando con l'affanno, poi leccò le sue spalle e il suo sudore salmastro,
gli passò le mani nei capelli per attirarlo verso di sé, lottando contro la tensione dei suoi muscoli.
Ma Justin opponeva resistenza. Si limitò ad abbassare il proprio petto su quello di lei, soffregandolo piano, ancora e ancora,
poi baciò ogni parte del suo corpo mentre Marianne vibrava al desiderio dell'attesa e si lasciava sfuggire leggeri gemiti di piacere.
Continuò così finché capì che Marianne non avrebbe più retto,
e quando finalmente si unirono lei lanciò un grido e gli affondò le dita nella schiena.
Poi nascose il viso sulla sua spalla mentre lo sentiva penetrare a fondo dentro di lei, forte e gentile, carne e anima.
Cominciò a muoversi ritmicamente lasciando che Justin la guidasse dove voleva, nel luogo tanto atteso e sognato.
Quando Aprì gli occhi e alla luce della luna contemplò la bellezza di quel corpo che si muoveva su di lei.
Vide il sudore condensarsi sul suo petto in gocce di cristallo che a volte cadevano su di lei come la pioggia.
E a ogni goccia, a ogni respiro, Marianne sentiva che ogni sua responsabilità, ogni sfumatura della sua vita scivolava via nel nulla.
I loro corpi vibravano per l'interscambio di tutto ciò che ciascuno di loro prendeva e donava
e Marianne fu colmata dalla pienezza di una sensazione che non avrebbe mai creduta possibile,
e sembrava prolungarsi all'infinito finché si spense lasciandola tremante tra le braccia di lui.
Trascorsero le ore seguenti l'uno nelle braccia dell'altro, a volte facendo l'amore e a volte rimanendo in silenzio osservando il soffitto.
Quella sarebbe potuta essere la loro ultima notte.------------------------------------------
Se trovate degli errori mi dispiace, non ho riletto.
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You ... My biggest mistake but I would do it so many times.
FanficLa signora Jenkins, racconta ai nipoti la sua storia. Di come ha conosciuto l'uomo della sua vita, e di come la ragazza del suo amore, ha spinto la signora Jenkins ad andarsene e fuggire per sempre. Lui è innamorato, ma troppo cieco per vedere che a...