26. Leaving Everything

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Quella stessa sera, tornarono a casa esausti per tutto quello che avevano fatto quel pomeriggio,
e questo li spinse ad andare a dormire molto presto, ma questa volta dormirono nello stesso letto,
abbracciati l'un l'altro, riscaldati dal calore dei loro corpi uniti.
La mattina si svegliarono insieme, allo stesso momento, e rimasero a lungo a guardarsi incessantemente negli occhi.
"Sei bellissima, anche di prima mattina" le parole salirono a Justin così, come il vento è assicurato ad una tempesta.
"E tu sei bellissimo ad ogni secondo, minuto e ora del giorno" disse Marianne sorridendo e stupendosi della sua dolcezza.
Era lui che le provocava quell'effetto, pensò.
"Tra un po' dobbiamo partire" disse Justin assumendo un espressione triste.
"Già...e tutto sarà destinato a finire" disse Marianne, riferendosi alla sua partenza della mattina seguente.
"Perché a finire? sei comunque la mia autista quindi, dovrai sopportarmi a lungo" replicò Justin alzandosi e aprire la valigia per scegliere i vestiti da indossare.
Marianne era così dispiaciuta, da dover partire e non dirgli niente, senza neanche salutarlo.
La sua paura più grande, era che Selena non avrebbe avuto pietà di lei e sarebbe tornata prima dal suo tour,
senza dire niente a nessuno.
Questa volta, sperò in positivo. Autoconvincendosi del fatto, che Selena sarebbe tornata il pomeriggio del giorno seguente.
"Giusto hai ragione, Justin" si affrettò a rispondere la ragazza,
visto che aveva assunto una posizione e un espressione ambigua, dovute al suo smarrimento nei suoi pensieri.
"Io vado a farmi la doccia"
"Ed io vado a preparare la colazione, e poi invertiamo" disse Marianne, alzandosi e dirigendosi verso la cucina.
Nel frattempo, Justin era sotto la doccia a scaricare la tensione che lo tormentava in quei giorni.
Non conosceva, Marianne in tutti i suoi particolari, e sperava non lo lasciasse mai.
Sarebbe poi, un tonfo al cuore, che farebbe smettere a Justin di vivere.
Amava quella ragazza più di se stesso, e il solo pensiero di perderla, lo stancava,
lo rendeva debole davanti alle altre avversità della vita.
Mentre Justin si rilassava sciacquando via tutti suoi dubbi e tensioni,
Marianne era intenta nel preparamento di una buona colazione. Degna di almeno una stella d'oro.
Aveva preparato una cosa semplice: latte e cereali. Era l'unica cosa che le riusciva meglio, s
enza far fuoriuscire il latte dalla ciotola, oppure mettendo una troppo quantità di cereali.
"Ed io che mi aspettavo chissà che cosa" disse il ragazzo, vestito e profumato, sedendosi su una sedia attorno al tavolo.
"Accontentati, è il minimo che riesco a fare" disse la ragazza, poggiando la sua ciotola vuota nel lavabo.
"Io vado a farmi la doccia, tu dopo pulisci" disse senza far rispondere il ragazzo.
L'acqua le scendeva lungo il corpo, lasciando residui di goccioline
che ad ogni passata d'acqua lasciavano lo strato di pelle, per lasciare spazio a delle altre.
Il modo in cui l'acqua le arrivava sulla pelle, scrosciando via tutti i pensieri più brutti,
lasciando spazio solo al relax, che incombeva in quella stanza annebbiata dal vapore acqueo che si era creato per via dell'acqua calda.
In quei momenti, Marianne riusciva a non pensare a niente, e godersi quel momento di solitudine e quietudine .
Ma quei momenti non potevano durare all'infinito.
Marianne doveva prendersi la responsabilità di uscire dal mondo dei sogni e uscire ad affrontare la realtà,
anche se a volte abbatte e ti uccide, lei doveva avere la forza di rialzarsi. Ma quella, ormai, era svanita già da tempo.
Quando si fu preparata, asciugandosi e vestendosi, sistemò la sua valigia e quando fu pronta,
la portò al piano di sotto, poggiandola di fianco alla porta.
"Justin hai già preso la tua valigia?" chiese ad alta voce, cercando di farsi sentire dal ragazza che sostava in soggiorno.
"No...adesso vado a prenderla" disse urlando a sua volta.
Pochi minuti dopo, i due ragazzi lasciarono la casa, intraprendendo il viaggio di ritorno verso casa, verso la realtà più rude.
Durante il viaggio ascoltarono musica e scherzarono, rimanendo ancora nel loro mondo, dove tutto il male era proibito.
Dopo neanche un ora, per via del lieve traffico che avevano rincontrato, tonarono a casa,
dove Pattie, insieme ad un uomo, fu lieta di accoglierli.
"Ciao mamma..." disse Justin abbracciando la mamma.
"Ciao tesoro...Ciao Marianne...allora come è andato il vostro week-end?" chiese la donna,
forse per evitare il discorso, oppure le eventuali domande sull'uomo che era in poco più lontano da loro.
"Bene...ci siamo divertiti, e Justin ha scelto un posto bellissimo dove rilassarsi" disse Marianne,
concludendo il tutto con un sorriso.
"Se vabbè...rilassarvi" disse Patti dando una leggera spinta al figlio e di conseguenza, dedicando alla ragazza un occhiolino fugace.
"A quanto vedo, neanche tu ti sei rilassata, Mamma" ribatté con tono ironico Justin,
lanciando uno sguardo all'uomo dietro di loro, che sorrideva ogni tanto.
"Ma che dici, è solo un amico" disse la donna guardando altrove.
"Mamma...ha il tuo rossetto rosso preferito, sulle labbra e a meno che non sia gay..." Justin lasciò la frase in sospeso,
per dare più effetto a quello che aveva detto.
"E va bene, mi avete scoperto..." disse arrendendosi e rilassando i muscoli tesi "ragazzi lui è Robert, ci frequentiamo" aggiunse la donna, facendo intervenire l'uomo che era rimasto tutto quel tempo in disparte.
Dopo le presentazioni, e cogliendo qualche informazione dell'uomo,
i due ragazzi decisero di andare in camera, lasciando gli adulti da soli.
"Che ne pensi?" chiese Marianne, una volta soli.
"Di cosa?" chiese il ragazzo indifferente.
"Di Robert, e delle presunta relazione che hanno" disse la ragazza sedendosi sul letto.
"Penso che vada bene, è un avvocato, è un tipo apposto, mia mamma è sempre stata sola dopo il divorzio, e adesso la vedo felice, come rinata" disse il ragazzo sorridendo a sua volta.
"Anche a me fa piacere...e poi formano anche una bella coppia"
"Già..." il ragazzo adesso era sovrappensiero, doveva chiedere...doveva mettere a tacere tutti quei dubbi e paure che lo uccidevano.
"Marianne, mi prometti una cosa?" disse accovacciandosi davanti al suo corpo seduto e guardandola dritta negli occhi.
"Dimmi Justin" disse Marianne assumendo una posizione rigida.
"Mi prometti di non lasciarmi mai e di amarmi per sempre?"
Marianne si irrigidì ancora, in quanto si potevano vedere le vene forzate sul suo collo, sulla tempia.
"Justin io..." stava per parlare, ma il suono del cellulare di Justin la salvò per un pelo.
Justin si alzò sbuffando e rispose al cellulare, questa volta non si allontanò per parlare,
come faceva di solito, ma rimase nella stanza.
Marianne da quello che era riuscita a capire, era Selena.
Il cuore le batteva all'impazzata, aveva la nausea, tanto da correre in bagno e rimettere tutto ciò che aveva mangiato quella mattina.
Non pensava che quel rigurgito era dovuto alla gravidanza.
La dottoressa aveva detto che lei non rispondeva alla gravidanza attraverso le nausee.
Ma solo attraverso le altre caratteristiche.
Justin la raggiunse poco dopo.
"Ti senti bene?" chiese preoccupato, mantenendole la fronte.
"Si, deve essere una indigestione" disse ricomponendosi, poiché aveva rimesso anche l'anima.
"Sei sicura? non vuoi che andiamo in ospedale?"
"Stai tranquillo sto bene" e conclusero la chiacchierata lì.
Lei accese il computer e giocò a qualche gioco sconosciuto, lui andò in cucina a farsi un panino.
E mentre lui era lontano da lei, Marianne notò dalla finestra un uomo mai visto prima.
Osservava la sua finestra con aria minacciosa,
la ragazza ebbe l'esitazione di scendere e di chiedere chi fosse e cosa volesse da lei,
ma l'istinto le disse di rimanere ferma, perché quella era una brutta persona.
All'improvviso sembrò muoversi, e da una tasca del giubbotto,
ne tirò fuori un foglio che aprì e mostrò alla ragazza.
Marianne ci mise un po' per leggere ciò che era scritto, erano dei numeri e una lettera.
C'era scritto " 21.30" e una lettera. Avvicinandosi di più, rimase pietrificata, stupita.
La lettera era l'iniziale del nome di Selena. Era stata brava, e intelligente. Era sorpresa oltre che ansiosa.
Si affrettò così a preparare le sue valigie, avvertire Thomas attraverso un messaggio,
dicendogli di prepararsi alla partenza e di prendere dei biglietti per qualsiasi volo.
Nascose le valige, in modo tale da potersene andare, la mattina seguente,
senza svegliare Justin e dargli spiegazioni della sua partenza improvvisa.
Non voleva guardarlo negli occhi e mentirgli ancora, non ne sarebbe stata capace.
Dopo aver sistemato tutto, andò da Justin.
"Justin?" lo chiamò per raggiungerlo.
Ma nessuna risposta, solo una risata, forse nervosa che proveniva dal soggiorno.
"Justin?" lo chiamò ancora Marianne.
Pattie non era in casa, forse era uscita con il suo nuovo compagno, pensò la ragazza.
Soprassata la soglia del soggiorno, trovò Justin che rideva a crepapelle e piangeva.
"Justin cosa è successo?" chiese la ragazza raggiungendolo, posizionandosi al suo fianco.
" Sarò padre, Marianne" disse il ragazzo, guardando felicemente la ragazza, alla quale si rizzarono tutti i capelli.
"C-cosa?" chiese balbettando. Non poteva essere riuscito a scoprirlo, lo aveva tenuto così ben nascosto.
"Selena è incinta"
In quel momento, Marianne ebbe la sensazione di suicidarsi, di mettere fine alla sua vita.
Poi pensò al bambino, e mettere fine ad una vita che nemmeno era iniziata, era troppo anche per lei.
"Sono felice per te" disse sorridendo flebilmente, cercando di nascondere il più possibile la sua tristezza interiore.
"Anche io per me...mi devi aiutare a proporle il matrimonio, dobbiamo organizzare tutto" il ragazzo era entusiasta di ciò che gli stava succedendo e impaziente di diventare padre.
"Certo...ti aiuterò" e così fece.
Passarono il pomeriggio ad organizzare ogni cosa, e anche se contro voglia,
Marianne desiderava la felicità di quel ragazzo e se quello lo rendeva felice, allora l'avrebbe aiutato.
Ogni dettaglio per il matrimonio era perfetto, e quando Pattie l'era venuto a sapere,
aveva assunto un espressione triste e delusa, rivolgendo quei suoi sguardi a Marianne, che la guardava allo stesso modo.
Ma nonostante tutto aveva aiutato il figlio nei preparativi.
E la sera, dopo cena, si erano rintanati tutti nelle loro stanze, cercando di dormire.
Marianne ricevette un messaggio da Thomas, il quale le diceva l'ora in cui sarebbe passato a prendere.
L'orario prevedeva una partenza piuttosto presto. E Marianne ne su felice.
Solo che non riusciva a dormire, a differenza di Justin che le sostava affianco ronfante.
Lei si rigirava in continuazione e decise di andare in cucina e farsi una camomilla,
e di sua sorpresa, seduta attorno al tavolo, ci trovò Pattie fare la stessa cosa.
"Non riesci a dormire?" chiese la donna notando la sua presenza.
"Si, volevo farmi una camomilla"
"Te l'ho fatta io, sapevo saresti venuta" disse guardando il contenuto della sua camomilla.
Marianne a quel decise di affrontare la situazione.
"Pattie mi dispiace tanto..." ma la donna non la fece finire di parlare che la precedette.
"So che sei incinta Marianne" e la ragazza in quel momento impallidì sul colpo " e so anche che Justin è il padre" aggiunse poi guardandola.
"Io volevo dirtelo, ma non sapevo come" disse guardando in basso.
Pattie la raggiunse, e come una mamma sa fare, l'avvolse nelle sue braccia magre.
Accogliendola in un dolce abbraccio, facendola sentire al sicuro.
"Ti chiedo di mantenere il segreto, domani me ne andrò e uscirò definitivamente dalla vita di Justin, e lui non saprà mai del bambino" disse staccandosi dall'abbraccio e accertandosi che la donna avrebbe mantenuto il segreto.
"Manterrò il segreto, ma sappi che lo scoprirà, e tu dovrai farmi sapere come va la gravidanza e mi devi promettere che se ne avrai bisogno, potrai chiamarmi" disse tutto d'un fiatola donna, senza permettere alla ragazza di interromperla.
Marianne annuì, felice di sapere che Pattie ci sarebbe stata, ad un eventuale difficoltà.
Con quelle parole, la donna aveva tranquillizzato Marianne, la quale dopo aver abbracciato la donna,
andò a dormire. Il giorno seguente sarebbe stato il più duro da affrontare, e lei doveva avere le piene energie per farlo.
La mattina presto, mentre Justin era nel più bello dei sogni,
Marianne era pronta per partire. La casa era silenziosa , e per non disturbare il sonno di nessuno,
Marianne doveva uscire di casa più silenziosamente del silenzio.
Salutò Justin con un ultimo bacio, e scese le scale, portandosi dietro le sue valigie.
Thomas era già fuori che l'aspettava, pronto a cambiare la sua vita con il viaggio che stavano per affrontare,
cosciente delle difficoltà che erano prossime ad imbattere due ragazzi.
Marianne era sulla soglia della porta, quando si girò per un ultima volta per guardare la casa,
si trovò un Justin assonnato, con espressione dolce e triste sul viso,
come un bambino che scopre che Babbo Natale non esiste.
"Justin..." disse Marianne sotto voce.
"Te ne stai andando" disse il ragazzo incominciando a cacciare, dai suoi occhi color del caramello,
delle lacrime, che ogni volta che cadevano sul pavimento, era un colpo al cuore per Marianne, che guardava la scena da lontano.
"Justin...io...mi dispiace" disse la ragazza, incominciando a piangere anche lei.
"Non tornerai vero?"
La ragazza non rispose, e lasciò la risposta nel vento, cercando di farla intuire senza creare troppa sofferenza.
E se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle, lasciando per sempre quella casa,
quella città, ma soprattutto lasciando per sempre il suo amato.

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Se trovate degli errori mi dispiace, non ho riletto.

You ... My biggest mistake but I would do it so many times.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora